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Allarme ENERGIA

Allarme ENERGIA Allarme ENERGIA iiMHS 11 è svolto qualche settimana fa a Bergamo un incontro organizzato I da «Galileo 2001», associazione che riunisce alcune centinaia dì scienziati itabanì. Dì particolare interesse è stato l'intervento dì Ugo Spezia, segretario generale AIN, sul problema dell'energìa in Itaba (è consultabile nel sito www.gahleo2001.ìt). Alcune cifre rendono conto abbastanza bene delle difficoltà sempre maggiori a cui andrà incontro il nostro paese. Possiamo dividere l'energìa prodotta nei paesi industriab avanzati in tre categorie grosso modo della stessa entità: produzione diretta dì mobìbtà (trasporti), dì calore e dì elettricità. Estraggo dal documento alcuni punti essenziali. Il primo punto riguarda il petrolio, che sta registrando una drammatica impennata dì prezzi. Stime ufficiali indicano che le riserve mondiali di petrobo ammontano a 1020 mibardi dì barili (Gbp). Al tasso dì produzione attuale (24 Gbp/anno) queste risorse sono tab da garantire una produzione abbondante e a prezzi non dissimìb da quelb correnti per più di 40 anni. Esistono dubbi fondati su questa cifra. Secondo Spezia le stime delle risorse petrolìfere mondiab sono affette da tre cause prìncipab dì errore in eccesso. In primo luogo si fondano sulle valutazioni dei paesi produttori e delle compagnie petrolìfere, che hanno interesse a sovrastimare la loro capacità produttiva resìdua; si basano inoltre sull'assunzione che la produzione di greggio dai giacimenti possa rimanere costante o crescere nei prossimi anni senza particolari problemi tecnici; infine assumono che l'ultimo barile dì petrobo possa essere pompato da un giacimento con la stessa facilità e allo stesso costo del primo (e non è così). La dimensione dì un giacimento petrolìfero è sempre stimata con ampi margini dì errore, e quasi sempre in eccesso e così pure la parte del petrobo presente in un giacimento che è possibile e conveniente estrarre. I paesi produttori hanno convenienza a sovrastimare le proprie riserve per avere più ribevo in sede intemazionale, per attrarre gb investimenti e per non perdere la capacità di ottenere prestiti. Sovrastimando le riserve a disposizione dì una compagnia petrolìfera sì innalza il valore delle sue quotazioni borsìstiche. I paesi dell'OPEC hanno un interesse particolare a gonfiare le stime delle loro riserve in quanto ciascun paese può esportare in proporzione abe riserve stimate. Non stupiamoci quindi se gb undici paesi OPEC hanno incrementato la stima delle loro riserva di circa 290 Gbp: non esìste alcuna prova in proposito. La cifra citata corrisponde a circa 1,5 volte quella complessiva del petrobo scoperto negb Usa dalle origini del business del petrobo ad oggi. Non basta. Le riserve stimate di petrobo sarebbero costantemente aumentate negb ultimi 20 anni ma in realtà le compagnie petrolìfere hanno scoperto in media 7 Gbp/anno contro un consumo dì 20 Gbp/ anno. La verità è scomoda: si pensa che la produzione comincerà a declinare verso il 2010 con i prezzi del petrobo alle stelle. Si parla molto dì idrogeno e persìste un equìvoco sul vero ruolo di questo gas. L'idrogeno non esiste in natura allo stato libero e non è quindi fonte energetica; può essere prodotto per via termica dal metano, per elettrolisi o anche via radiobtica dall'acqua. I primi due metodi richiedono più energia di dall'idrogeno; il bilancio energetico complessivo è quindi, al megbo, nullo. L'idrogeno può essere solo considerato come vettore energetico e come tale riveste un certo interesse ma difficilmente potrà da solo risolvere ì nostri problemi. Veniamo ai rimedi. L'impegno finanziario statale per incentivare le fonti energetiche rinnovabili nel perìodo 1981-2002 è stato dì 50 mibardi dì euro. Il ruolo di queste fonti nella produzione di energia elettrica non è trascurabile ed è pari al 7,2 per cento del totale, quasi tutto di fonte idroelettrica e geotermica. Rimane deludente il contributo deb'eobco e del solare, circa lo 0,09 per cento del totale. Queste fonti devono essere più .ci sulla loro possibilità dì rimpiazzare in toto le fonti tradizionab in tempo utile per evitare il dissesto energetico. Una stima del contributo massimo, circa 20 Mtep, ottenìbile dalle fonti rìnnovabib in Itaba era contenuta nel documento Teres II del programma Altener della Commissione Europea (1996) e rappresenterebbe meno del 50Zo delle previsioni di minima del fabbisogno energetico nazionale per il 2020. Il contributo massimo teoricamente ottenibile dabe fonti rìnnovabib al 2020 non sarebbe tale da modificare significativamente ì problemi di dipendenza energetica dell'Italia. Il ruolo delle fonti rinnovabili appare purtroppo destinato a rimanere marginale anche in -go termine. Le ragioni derivano da elevati costi degli impianti per unità dì potenza, complessi problemi dì gestione e manutenzione, necessità dì impianti sostitutivi di tipo classico per i periodi dì ìndisponibibtà debe fonti rinnovabili. Non trascurabile è l'impatto ambientale. Un impianto nucleare da 1000 Megawatt occupa 15 ettari, uno a combustibili fossili 12-30 ettari, con il fotovoltaico sì sale a 200 ettari, a 2000 con il solare termico e a 12500 ettari per l'eobco. Veniamo ora agb errori del passato. Ha contato molto lo sbilanciamento del mix energetico e del mix elettrico, che raggiungono quote molto alte dì quota idrocarburi, oltre 800Zo dì dipendenza dall'estero. Il no- in più della media europea. Per ridurre i costì l'Itaba importa energìa nucleare neba misura del 18 per cento del nostro fabbisogno. Piaccia o non piaccia, siamo un paese nuclearizzato, ma nel modo più costoso: abbiamo chiuso le nostre centrab nucleari con gravi perdite economiche e senza alcun vantaggio ambientale. Il conseguimento degli obiettivi del protocobo di Kyoto (riduzione debe emissioni di gas serra) costerebbe abltaba (sostituzione di impianti) 360 dobari per abitante (contro i cinque deba Germania e i tre della Francia). Secondo gb esperti l'autosufficienza con petrobo e gas eleverebbe ulteriormente il costo medio del kWh e porrebbe fuori mercato il sistema produt¬ tivo. Nel breve termine occorre incrementare l'importazione dì energìa elettrica dai paesi nucleari e quindi costruire nuovi elettrodotti e nel medio-lungo termine nuovi impiantì a carbone e nucleari. La centrale dì Caorso è in avanzato stato di smantellamento e non può essere rimessa in funzione: il ripristino deU'impianto costerebbe più della realizzazione dì ima nuova centrale, in quanto occorrerebbe lavorare in ambienti contaminati; l'autorità dì controUo non autorizzerebbe tab interventi, che esporrebbero i lavoratori a dosi molto elevate. Anche a vaUe dì un ipotetico ripristino, dopo oltre quindici anni dì fermata sarebbe necessaria una nuova bcenza di esercizio; l'autorità dì controUo non potrebbe rilasciarla, dato che la centrale è stata progettata con gb standard dì sicurezza tipici deba metà degb Anni 70, largamente superati da quelb correnti. In ogni caso sono stati soldi buttati via. Insomma: il panorama energetico ìtabano è in crisi, ì pobtìci la smettano con la demagogia e si guardino attorno. PER L'ITALIA IL PANORAMA ENERGETICO MONDIALE DIVENTA PARTICOLARMENTE PREOCCUPANTE: LE RISERVE PETROLIFERE DEL PIANETA POTREBBERO ESSERE SOVRASTIMATE, FONTI ALTERNATIVE COME SOLARE ED EOLICO VANNO INCORAGGIATE MA NON POSSONO CERTO RISOLVERE IL PROBLEMA, E INTANTO IMPORTIAMO IL 18 PER CENTO DELLA NOSTRA ELETTRICITÀ' DA PAESI NUCLEARIZZATI ..^..p. : iy^:-:r^^v- r:m in ilÉfew i ,. . PER L'ITALIA A tivo Nel breve termine occorre Allarme ENERGIA Un oleodotto in Alaska: si prevede che diventerà sempre più difficile estrarre petrolio a basso costo

Persone citate: Teres Ii, Ugo Spezia

Luoghi citati: Alaska, Bergamo, Caorso, Francia, Germania, Italia