Se lo storico va ai funerali con le bandiere rosso antico

Se lo storico va ai funerali con le bandiere rosso antico L'OCCHIO S L'ORECCHIO Giovanni De Luna Se lo storico va ai funerali con le bandiere rosso antico ANDREA Costa morì il 19 gennaio 1910, a Imola. «La penna si rifiuta di scrivere...le lagrime ci velano gli occhi e il singhiozzo ci serra inesorabilmente la gola», scrisse allora La Lotta, settimanale dei socialisti imolesi. Costa era una figura leggendaria, fondatore dell'ovanti, fu, nel 1882, il primo deputato socialista alla Camera, dì cui divenne vicepresidente nel 1908. I suoi funerali furono l'occasione per testimoniare la forza politica e il radicamento sociale del movimento operaio dei primi del '900, dopo che, proprio grazie a Costa, nella sua stragrande maggioranza aveva abbandonato la prospettiva rivoluzionaria per un'azione legalitaria a sostegno dì un riformismo tanto concreto quanto carico dì passioni. Il corteo funebre avanzò tra due ah dì folla, un lungo serpentone dì un paio dì chilometri fitto di familiari e amici, deputati, reduci garibaldini, guardie e pompieri, e tanta, tanta gente. Poi la bara fu caricata sul treno, portata a Bologna per essere cremata: altra folla, centinaia di bandiere, un nuovo corteo da vìa Mazzini e piazza Malpìghi. Dì quei funerali abbiamo le immagini, filmate da Luca Comerio, fotografo della Real casa, padre del cinema di documentazione italiano e, nel 1915, l'unico documentarista civile autorizzato a riprendere le scene dì quella guerra. Con una lungimirante operazione editoriale il film dei funerali di Costa è stato pubblicato in VHS insieme a un'altra pelhcola coeva UI Convegno dei ciclisti rossi, Imola 17 agosto 1913) e accompagnato da un agile libretto informativo. Per rocchio e l'orecchio" dello storico si tratta di un'occasione molto ghiotta. Esìste una ritualità funeraria della sinistra che ha sedimentato immagini indelebili, a partire da quelle del funerale dì Togliatti nel 1964. Il cinema (Pasolini, i fratelli Tavìanì) ha frugato in quei materiali e ne ha fatto lo specchio della loro epoca. Gli storici sì sono mossi con più ritrosìa, perdendo così l'occasione dì avventurarsi in un terreno dì ricerca carico dì suggestioni. Sono masse quelle che sfilano a Imola nel 1910 e sono masse quelle che sfilano a Roma nel 1964; ma quante differenze dì gestì, comportamenti, abiti, simboli, bandiere...E' la lunga parabola del Novecento italiano quella che la messa in scena dei due funerah ci restituisce; in entrambi filtra imo spìrito del tempo che è segnato da identità forti, certezze ideologiche granìtiche, la consapevolezza dì vìvere in un universo separato e antagonistico rispetto a quello degù "avversari di classe". Un universo compiuto, definito dalla "culla alla tomba", alternativo anche nei riti dì morte (Costa scelse di farsi cremare suscitando gli attacchi furibondi della Chiesa). Si respira una monumentalìtà ideologica in quelle immagini; pure, un'abile operazione del regista Fausto Pullano, (una sorta "moviola" finale, aggiunta oggi), ci aiuta a scavare nell'apparente anonimato di quella folla novecentesca, isolando gestì dì ragazzi, volti femminili, sonisi alla macchina da presa...Così, quella massa compatta sì scompone, si frammenta, ci avviciniamo alla forza e all' energia degli indivìdui che la compongono e, con questo, anche alle radici di quella irripetibile stagione dì successi del riformismo italiano. Il corteo che nel 1910 accompagnò il feretro di Andrea Costa confrontato con quello che sfilò per Togliatti Massimiliano Boschi - Giuliana Zanelli Movimenti di masse I funerali dì Andrea Costa e il Convegno del ciclisti rossi in due filmati dì inizio Novecento. Bacchilega editore. 2004

Luoghi citati: Bologna, Imola, Roma