Girotondo di pace con Ada Gobetti
Girotondo di pace con Ada Gobetti Girotondo di pace con Ada Gobetti Bruno Quaranta ACCOSTARE Ada Prospero Gobetti all'infenzie significa riaprire una pagina dolente. E' il febbraio 1926, Piero Gobetti sta lasciando per sempre la cese torinese di vie Febro, lo attende l'esilio parigino. Becie in fronte Poussin, il figho Paolo di neanche due mesi, quindi stringe «al cuore appassionatamente» la sua Didi, raccomandandole: «Non turbarti: il bambino non deve soffrire. Verrai presto anche tu e saremo tanto febei. Me se ore piengi, come posso partire sereno?». Sfumata la «breve esistenza» accanto a Piero, Ada Gobetti onorerà il destino molto torinese fra pohtica e cultura. Le stegione resistenziale, testimoniate nel Diario partigiano epprezzeto de Croce; le carice dì vìcesindeco (partito d'azione) ricoperta subito dopo le Liberazione; l'iscrizione al pei nel 1956 perché «non si può restare tutta le vita spettatori»; l'attività di pedegogìste (fonda il «Giornale dei genitori» - che eccoglìerà le Lettere dì Pietro il Pellicano, con l'impronte dì Benjamin Spock - e si occupe della rivista «Educazione demo¬ cretice»); l'Udì (presiede le sezione locale); le treduzioni (de O' Neill a Boswell, da Fischer e Lionel Curtis); l'insegnamento; i libri per ragazzi {La storia del gallo Sebastiano ovvero il tredicesimo uovo nel 1940, da Garzenti, poi Einaudi, illustrato da Ettorè Marchesini, il secondo marito di Ade; Cinque bambini e tre mondi nel 1952 da SJU.E.; JVon lasciamoli soli, ispireto dai nipoti Andrea e Marta). Poussin-Paolo sarà il criptoprotagonista con Benedetto Croce del Gallo Sebastiano, storia «alleveta» nelle villeggiature esti- ve a Meana, dove il filosofo di Palazzo Filomarino scrisse La Poesia. «Un piccolo Pinocchio dì bassa corte - ha riassunto Goffredo Fofi - che evolve nell'età, ima sorta di brutto anatroccolo, il frutto di un tredicesimo uovo, non voluto, non desiderato, bitorzoluto e brutto, che però il filosofo Cellìsto (Croce, ndr) consiglia alla mamma dì tenere». Cinque bambini e tre mondi, che riappare da H Castoro con le illustrazioni dì Irene Pedino grazie alle affettuose cure dì Carla Gobetti, la nuora dì Ada - Ada, Paolo e Carla fondarono nel 1961 il Centro Studi «Piero Gobetti» - è un ritomo alla terra dai pianeti Ordindoro, Selvaggità e Rotomac, rispettivamente luoghi dei vegetalì, degh animali e delle macchine. (Il lettore avrebbe gradito un profilo, ancorché agile, dell'autrice). «C'era stata una guerra: lunga e terribile. Gli uomini si erano uccisi tra loro, e la terra era piena di rovine» quando i cinque bambini cominciarono il loro viaggio fantastico, la meta a milioni dì anni luce, quale «astronave» i raggi di uno gnomo. Impareranno «che nulla è impossibile, quando si è veramente uniti, e che volersi bene è la cosa più bella del mondo»; «che non bisogna aver paura di ciò che non si conosce»; che per essere più febei e più buoni occorre dare uno scopo alle proprie fatiche. Che cosa lì attende, terminate le straordinarie avventure? «Se è tornate le pace, forse ritroveremo le nostre case...». Ad accoglierli è la pace della guerra fredda. La sfida - che Ada Gobetti suggerisce loro di affrontare sul filo dì un irenismo così nobile e così ingenuo - sarà negh anni e venire cantata da Fabrizio De André : «La terra è una gran giostra, Marcondìro'ndero / giocheremo a farla nostra...». «Cinque bambini e tre mondi», scritto negli Anni Cinquanta: ritorno alla terra dopo straordinarie avventure nello spazio, lo scenario della guerra fredda, il «manifesto» di una possibile felicità Piero e Ada Gobetti Ada Prospero Gobetti Cinque bambini e tre mondi Il Castoro, pp. 213,214,50 in librerìa dal 19 novembre A B A
Luoghi citati: Meana
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