E la Margherita diventa un pentapartito-bonsai
E la Margherita diventa un pentapartito-bonsai DOPO GLI EX DC, GLI EX REPUBBLICANI (BIANCO, MACCANICO) E I LIBERALI (ZANONE) ARRIVANO I SOCIALISTI E la Margherita diventa un pentapartito-bonsai La nascita dell'associazione Polis salutata da Rutelli e Marini Ne fanno parte Tiziana Parenti, Manca, La Ganga e Daverio ROMA Sostiene Francesco Rutelli: «La Polis di Enrico Manca potrà diventare un crogiolo, un laboratorio» e dunque «grazie per il contributo che darete» per fare un'Italia migliore. Sostiene Franco Marini: «Con grande soddisfazione partecipo a questa riunione». Mezzogiorno, cinema Capranichetta, a trenta passi da Montecitorio: in una saletta oblunga, davanti a cinquanta persone, l'ingresso dell'associazione politica Polis nell'area della Margherita viene salutata da due professionisti della politica, Rutelli e Marini, come un autentico evento. Enrico Manca - già ministro socialista e presidente della Rai - ascolta, incassa soddisfatto gli elogi: «Ringrazio Rutelli e Marini con forte intensità». A dispetto dei tanti nasi storti (Arturo Parisi, Pierluigi Castagnetti, Rosi Bindi) Rutelli e Marini hanno voluto srotolare tappeti rossi per l'ingresso nell'area della Margherita di Enrico Manca e dei suoi sodali: Tiziana Parenti (ex Mani pulite, ex Forza Italia, ex Udr, ex Sdi), Giusi La Ganga (già presidente dei deputati del Psi, a suo tempo appiedato da qualche disavventura giudiziaria), Philippe Daverio (già assessore leghista alla Cultura a Milano). Un'accoglienza con i festoni, che oggi si ripeterà per Sergio D'Antoni, l'ex leader della Cisl, capace in tre anni di cambiare tre schieramenti: terzopolista nel 2001, polista nel 2002, ulivista nel 2004. Tanta festa per l'arrivo di due socialisti da tempo defilati come Manca e La Ganga a prima vista non è facile da spiegarsi, neanche agli addetti ai lavori. Possono aiutare a capire le parole pronunciate al Capranichetta da Francesco Rutelli: «La diaspora socialista a metà degli anni Novanta ha preso strade molto diverse, sarebbe velleitario riunirla ma ci sono centinaia di migliaia di elettori che restano inquieti». Certo, due personaggi navigati come Rutelli e Marini (vero artefice dell'operazione-aggancio) sanno che difficilmente la diaspora socialista senza casa potrà essere sedotta dalle sirene Manca-La Ganga e infatti «il messaggio più o meno esplicito di questa operazione - come sostiene il socialista Bobe Craxi - è più complesso, perché la Margherita vorrebbe lasciar intendere di essere il partito centrale dell'Ulivo, il punto di approdo per quell'elettorato moderato che un tempo faceva riferimento al pentapartito». Chiosa il figlio di Bettino: «Naturalmente il valore aggiunto portato da Manca è vicino a zero». Ma la rappresentazione di una Margherita come punto di riferimento per un pentapartito-bonsai trova riscontri. La Margherita è già piena di ex De, di ex Pri (Antonio Maccanico, Enzo Bianco), di ex Pli (Valerio Zanone), mancavano soltanto gli ex Psi. E oggi sempre con Rutelli a fare da anfitrione - entrerà ufficialmente nella Margherita anche Sergio D'Antoni, già segretario del sindacato meno lontano dalla De. Dice Ermete Realacci, amico di Rutelli e battitore iLbero della Margherita: «Questo afflusso di ceto politico un tempo del pentapartito non credo aggiunga nulla ma semmai ci sottrae in freschezza. Il problema del centrosinistra non è recuperare quote di ceto politico anche perché tutte le ultime operazioni di quel tipo (D'Antoni-Andreotti, Di PietroOcchetto, Mastella-Martinazzoli-Pomicino) non sono andate bene, ma semmai arrivare all'elettorato diffuso dell'Italia profonda verso il quale la sinistra si rivolge con snobberia e al quale non basta dire che ti deve votare perché qualche anno fa sei stato bravo». [f. mar.] A sinistra Enrico Manca A destra il presidente della Margherita Francesco Rutelli alla riunione di ieri
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