A Falluja nessuno cura i feriti, gli aiuti non entrano di Maurizio Molinari

A Falluja nessuno cura i feriti, gli aiuti non entrano COSTRETTI A TORNARE INDIETRO I CONVOGLI DI CROCE ROSSA E MEZZALUNA ROSSA, AL ZARQAWI IN UN APPELLO AUDIO INCITA A RESISTERE A Falluja nessuno cura i feriti, gli aiuti non entrano Inchiesta su un marine che ha ucciso in una moschea un iracheno disarmato Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Con i carri armati americani impegnati a eliminare le ultime sacche di resistenza a Falluja, le organizzazioni internazionali non riescono a portare aiuti ai civili ancora dentro la città e temono una crisi umanitaria, mentre Abu Mussab al-Zarqawi incita ogni miliziano ad attaccare i canali di rifornimento dell'esercito Usa e il Pentagono apre un'indagine sul comportamento di un marine che sabato scorso, in una moschea di Falluja, ha ucciso un iracheno ferito sparandogli alla testa. La scena è stata ripresa da un operatore della tv e le immagini, censurate al momento in cui il militare apre il fuoco, sono state trasmesse dalla Cnn, che ha anche dato notizia dell'inchiesta. Secondo la rete tv americana, l'uccisione ha avuto le modalità di una esecuzione. Le autorità militari hanno preso visione del filmato, per stabilire se l'iniziativa del marine fosse o meno in linea con le regole d'ingaggio. L'operatore televisivo, mentre riprende la scena, avverte il marine che si tratta di feriti del giorno prima, ma d'un tratto il militare apre il fuoco e uccide uno dei due uomini. Intanto il convoglio di quattro ambulanze e quattro camion di aiuti della Croce Rossa Intemazionale e delle Mezzaluna Rossa che ieri ha tentato di raggiungere la popolazione ancora dentro Falluja - si tratterebbe di circa duemila famiglie - è stato obbligato a tornare indietro di fronte all'intensità' dei combattimenti. I comandi Usa avevano dato luce verde al passaggio dei mezzi ma, una volta capito che cosa stava avvenendo sul terreno, Ismail al-Haqi, direttore della Mezzaluna Rossa in Iraq, non ha avuto scelta. «Andare avanti sarebbe stato troppo pericoloso - ha spiegato - non potevo sacrificare la vita dei volontari. Così siamo tornati indietro». Che cosa sia avvenuto in realtà non è chiaro. Ci sono versipni discordanti, perché una precedente dichiarazione del portavoce della Croce Rossa a Ginevra, Ahmed Rawi, aveva imputato ai militari Usa di aver impedito l'entrata nella città «senza aver fornito alcuna spiegazione». Poche ore dopo la mancata consegna degli aiuti, Amnesty International da Londra ha diffuso un comunicato in cui si denuncia l'aggravamento della situazione umanitaria, imputando a «tutte le parti» di aver ignorato i diritti della popolazione civile. «Temiamo che molti civili siano stati uccisi perché nessuno ha preso le dovute precauzioni» accusa Amnesty, citando ad esempio la morte di una ventina di addetti ai servizi medici, colpiti dal lancio di un missile contro una clinica, e un filmato del canale britannico Channel 4 nel quale si vede un militare Usa che spara a un ferito iracheno commentando «è andato». La guerriglia ha fatto spesso uso di civili, adoperandoli come scudi umani, com'è avvenuto in alcune occasioni, quando gruppi di persone sono scese in strada sventolando una bandiera bianca con lo scopo di far uscire allo scoperto i marìnes, poi finiti sotto i colpi dei cecchini. Testimonianze locali raccontano di cadaveri nelle strade in preda ai cani randagi, come avvenuto per la salma della donna bionda - forse un ex ostaggio uccìso - recuperata dai marìnes. «Nell'ospedale di Falluja sulle sponde dell'Eufrate - ha detto il portavoce della Croce Rossa per descrivere che cosa sta avvenendo non ci sono oramai più né pazienti né dottori né medicine». L'altro interrogativo sollevato dai gruppi umanitari riguarda le condizioni dell'80 per cento della popolazione di Falluja che, secondo le autorità di Baghdad, si sarebbe allontanata da giorni per rifugiarsi in tendopob. La battaglia infuria ancora nelle zone meridionali del quartiere industriale di Shuhada. Sebbene marìnes e fanteria ne abbiano il controllo, vi sono ancora postazioni di miliziani in armi dentro singoli edifici, che obbligano gli americani a combattimenti ravvicinati in zone spesso minate. Le forze della coalizione hanno detto di aver ucciso o catturato numerosi guerriglieri stranieri, di origine anche saudita, giordana e palestinese. L'arresto di maggior valore sarebbe quello del comandante dell'«Esercito di Maometto», Moayad Ahmed Yassin, sospettato di essere il regista di alcuni sequestri. La violenza degli scontri è tale che l'intelligence militare non esclude che alcuni leader islamici possano essere anco¬ ra nascosti fra le macerie e in bunker sotterranei. Con la battaglia di Falluja che volge al termine i comandi americani spostano i reparti nelle altre città del Triangolo Sunnita, al fine di impedire alla guerriglia di riorganizzarsi. A Baquba i miliziani hanno sorpreso un'unità della I divisione di fanteria sparando da una moschea e negli scontri seguiti almeno 27 iracheni sono rimasti uccisi, inclusi sette civili. A Suwarayrah sono stati i reparti della Guardia Nazionale irachena a cadere in un a^ato, lasciando sul terreno almerio sette vittime. Anche al-Zarqawi, il trentenne giordano considerato il colonnello di Al Qaeda in Iraq, vede il nuovo terreno di battaglia nelle zone «fuori Falluja» e ieri - con un nastro audio affidato a un sito web islamico - ha esortato «ogni combattente della Jihad a colpire le retrovie americane con ogni arma, razzo e mortaio» nel tentativo di ostacolare l'arrivo dei rifornimenti alle unità in prima linea. Una delle immagini tratte dal filmato della Nbc che mostra uno del soldati americani mentre spara in una moschea

Persone citate: Ahmed Rawi, Ahmed Yassin, Mezzaluna, Mezzaluna Rossa