L'autobomba trovata a Nassiriya forse destinata ai nostri soldati

L'autobomba trovata a Nassiriya forse destinata ai nostri soldati IL COLONNELLO D'ANGELO: «UN'IPOTESI DA NON SCARTARE» L'autobomba trovata a Nassiriya forse destinata ai nostri soldati Le indagini sulla trappola disinnescata alla periferia della città «Era pronta, con i circuiti attivi e non doveva èssere spostata» NASSIRIYA L'autobomba trovata nei giorni scorsi alle porte di Nassiriya e disinnescata dai militari italiani era pronta ad esplodere. Lo ba detto, parlando con i giornalisti, il colonnello dei carabinieri Claudio D'Angelo, comandante della Msu, l'Unità specializzata multinazionale. L'autobomba, ha affermato D'Angelo; era confezionata «con plastico ed esplosivo da granata. Secondo i tecnici era pronta e i circuiti già attivi: presumibilmente non doveva essere spostata da quel luogo». Possibili obiettivi: o «una pattuglia della coalizione» o della «polizia locale» irachena» che collabora con la coalizione e viene quindi indi- cata dalla guerriglia come «obiettivo legittimo». Al colonnello è stato poi chiesto se ipoteticamente 1 agguato potesse essere diretta contro gli italiani in occasione dell'anni¬ versario della strage dell'anno scorso? «È una delle possibilità che stiamo valutando, non abbiamo ancora elementi per confermarlo o per escluderlo», ha risposto D'Angelo, secondo cui le indagini sono in corso anche per stabilire la provenienza dell' autobomba. Ancora D'Angelo ha spiegato che nell'area «la situazione è complessa» e che «non si può definire calma». Più in dettagho, parlando delle prossime elezioni, l'ufficiale dei carabinieri ha detto che «le principali fazioni sciite sembra si stiano orientando a partecipare al voto e questo può comportare una rinuncia all'impiego di mezzi terroristici. Ciò non toghe il rischio costituito da schegge fuoriuscite dai movimenti principali, ad esempio da quello di Al Sadr, né esclude la possibilità di arrivi dall'esterno, anzi ci sono segnali di questo tipo: c'è il rischio di infiltrazioni. Per questo è molto importante l'attività di intelligence e anche le segnalazioni» da parte di quegli elementi della popolazione disposti a collaborare». Ma gli eventuali colpi di coda e le infiltrazioni dall'estero sono un rischio concreto? «Per garantire la sicurezza - ha risposto il colonnello dell'Arma - bisogna sempre partire dalle ipotesi peggiori e lavorare su quelle. Ed è quello che stiamo facendo». Parlando di Aws al Kafaji, il leader fondamentalista sciita che in passato chiamò la popolazione alla guerra santa contro i militari italiani, D'Angelo ha spiegato che si tratta dell'uomo di Al Sadr a Nassiriya e che «segue il suo leader, anche se sembra in procinto di assumere incarichi fuori dalla città». Rispondendo infine a una domanda sulla capacità dei poliziotti locali a garantire l'ordine pubblico, D'Angelo ha detto: «Hanno fatto passi enormi, ma c'è ancora cammino da fare». [e. st.] «Nell'area continua a esserci il rischio di attacchi da parte di schegge impazzite delle fazioni sciite o di terroristi infiltrati dall'estero» ,la| L'alzabandiera nella base italiana a Nassiriya, dove venerdì scorso si è svolta la cerimonia commemorativa delle vittime nel primo anniversario della strage del 12 novembre

Persone citate: Claudio D'angelo, D'angelo, Sadr