I militari a Nassiriya oggi ricordano la strage di un anno fa di Francesco Grignetti

I militari a Nassiriya oggi ricordano la strage di un anno fa CERIMONIE ANCHE A ROMA IN MEMORIA DEI 19 UCCISI I militari a Nassiriya oggi ricordano la strage di un anno fa Il Consiglio dei ministri istituisce la Croce d'onore per le vittime di azioni ostili nelle operazioni militari all'estero a sostegno della pace Francesco Grignetti ROMA Era il 12 novembre 2003, ore otto del mattino in Italia. Un camion-bomba si materializzò all'improvviso davanti all'ingresso di una palazzina di Nassiriya. In quella palazzina, che chiamavano Base Maestrale, ci stavano i carabinieri. Erano li ad addestrare la neonata polizia irachena, ma anche a presidiare uno dei ponti che scavalcano l'Eufrate. Qualche minuto dopo, nonostante la disperate raffiche di mitra del corpo di guardia, il camion bomba saltò la barriera e l'autista si fece esplodere. Una strage. Persero la vita dodici carabinieri, cinque soldati, un regista e il suo operatore che si trovavano lì per salutare i nostri e fare un sopralluogo per un documentario. Lltalia quel giorno scopriva il dolore. E anche la rabbia: pensava di essere andata in pace, si trovò in guerra. La strage di Nassiriya fu un colpo terrìbile. Ma fu anche una sferzata al sentimento di unità nazionale. Come dimenticare la fila di gente comune che sì snodò per un giorno e una notte davanti all'Altare della patria dove era stata allestita la camera ardente dei caduti? E come non ricordare il tappeto interminabile di fiori che gli italiani lasciarono sulla scalinata? Vecchi e giovani, capelli rasati e barbe incolte, donne e uomini, chi voleva l'intervento militare in Iraq e chi era contrario, destra-e sinistra, fu davvero uno spaccato d'Italia quello che si recò in pellegrinaggio al Vittoriano. Ci andarono naturalmente anche i politici. E per una volta, di fronte al lutto di una nazione, non ci fu una sola voce dissonante. Come ha ricordato di recente il presidente Ciampi, «quei giorni ci ricordano chi siamo e le ragioni per cui stiamo insieme, dalla stessa parte». Se ne è parlato di recente, di quella strage. E con accenti diversi: perché nel frattempo è stata sventata un'altra strage, questa volta in Libano. E uomini della, cellula islamica arrestati a Beirut, interrogati, certo non con le garanzie che avrebbero avuto in Italia, avrebbero raccontato di sapere molto di quella strage. Avrebbero detto che il massacro fu opera di una cellula di terroristi libanesi, in contatto con Al Qaeda, che si trasferirono nell'Iraq meridionale appositamente per quella missione assassina. La magistratura romana è in attesa delle carte, richieste subito ai colleghi libanesi. C'è cautela, ma anche interesse. Una matrice straniera era stata subito ipotizzata, quando ancora fumavano le rovine della povera Base Maestrale. Per via della modalità dell'attacco (il camionbomba non s'era mai visto in Iraq, all'epoca) che ricordavano piuttosto lontani attentati in Libano. Appunto. E per lo sgomento dell'intelligence italiana che riteneva di avere sotto controllo gli estremisti locali, e proprio per questo, forse, fu colpita con gente arrivata da fuori. I morti della Base Maestrale meritano di sapere la verità. Come lo meritano le famiglie. C'è chi, tra i parenti, ha sentito la vicinanza dello Stato anche dopo i giorni del lutto solenne. Chi invece lamenta l'ab¬ bandono. Tra tutte le vittime, che erano quasi tutti soldati o sottufficiali, uno portava un cognome illustre. Massimo Ficucielio, 35 anni, impiegato di banca in permesso straordinario, era il figlio di un importante generale dell'esercito italiano. Famiglia di militari da generazioni. Il padre, Alberto, qualche mese fa è diventato consigliere militare di palazzo Chigi. Ha ricordato così il figlio scomparso: «Quel giorno ci sentimmo pietrificati. Oggi siamo più consapevoli della perdita di Massimo. E' una diversa condizione fisica e mentale. Ma il dolore non è lenito». Ieri il Consiglio dei ministri si è commosso al ricordo di quanto accadde in Iraq un anno fa e ha approvato un disegno di legge per istituire la Croce d'onore per il personale dell'Amministrazione della Difesa vittima di atti di terrorismo o di azioni ostili commesse a suo danno all' estero in occasione di operazioni militari a sostegno della pace. Oggi, 12 novembre, si terrà una semplice cerimonia in ricordo delle vittime a Camp Mittica, la super-fortificata base degli italiani a Nassiriya. E nella basilica di Santa Maria degli Angeli, a Roma, la chiesa delle cerimonie più solenni, si terrà una celebrazione alla presenza delle autorità, in prima fila il capo dello Stato. Nel pomeriggio, al Vittoriano, sarà inaugurata una mostra fotografica. Sempre a Roma, nel pomeriggio, concerto di musica classica All'Auditorium. Dirige il maestro Uto Ughi. Nassiriya, 12 novembre 2003. Carabinieri guardano sgomenti la palazzina italiana in fiamme

Persone citate: Ciampi, Uto Ughi