Rimpasto, Berlusconi punta a chiudere stasera di Ugo Magri

Rimpasto, Berlusconi punta a chiudere stasera IN DISCUSSIONE FINI AGLI ESTERI, LA PROMOZIONE DI BACCINI E IL RITORNO DI BUTTIGUONE Rimpasto, Berlusconi punta a chiudere stasera Nuovo vertice con Calderoli e Siniscalco. Si cerca l'accordo su ministri e fisco Ugo Magri ROMA Molto a malincuore, Silvio Berlusconi s'è rassegnato a rinviare la visita a San Giuliano. Voleva recarsi nel paese del terremoto, con un codazzo di telecamere, e far vedere che il governo ha mantenuto le sue promesse. Ma stasera c'è il vertice di maggioranza, Fini, Pollini, Calderoli e Siniscalco che si presentano in via del Plebiscito all'ora di cena, varie grane ancora in sospeso, insomma non era proprio aria di gite fuori porta. Meglio impiegare il pomeriggio a Palazzo per studiarsi le carte, fare qualche telefonata strategica, preparare il terreno a una riunione da cui deve per forza uscire l'intesa su tasse e Fini agli Esteri poiché, come sussurra agli amici il coordinatore di Forza Italia, Sandro Sondi, «se non dovessimo raggiungerla sarebbe un bel guaio». S'era diffuso, nel weekend, un cauto ottimismo. Come se l'accordo fosse praticamente cosa fatta. Sussurrava ieri sera un ministro di An vicino al Cavaliere: «Noi siamo pronti, a remare contro c'è rimasto solo Alemanno...». La realtà è più complessa, e numerosi sono i tasselli da sistemare. Anzitutto le tasse, da cui il Cavaliere fa discendere la poltrona per Fini agli Esteri. Da una parte c'è la buona disposizione di An, come attesta Altero Matteoli: «Vedo i presupposti per un accòrdo sul Fisco... Nelle ultime dichiarazioni, il presidente del Consiglio ha tenuto conto delle richieste di Alleanza nazionale, in particolare per quanto riguarda l'Irap...». Dall'altra parte, proprio per andare incontro ad An, si è stuzzicata la Lega. La quale vuol cancellare l'Irap non solo per la ricerca e l'innovazione tecnologica (di cui trarrebbe vantaggio la grande industria), ma pure per altre voci di cui possano profittare artigiani e piccoli imprenditori, che poi sono la base sociale del Carroccio. Ieri sera Calderoli è volato apposta dal ministro dell'Economia per prospettargli il problema, suscitando qualche apprensione negli ambienti berlusconiani. Risultato: oggi Siniscalco sottoporrà al vertice non una, ma diverse ipotesi di intesa, ciascuna corredata dei numeri su cui hanno lavorato sabato e domenica i tecnici del Tesoro. Berlusconi e gli altri condomini della Casa delle libertà avranno l'onere della scelta. Dovranno ascoltare il ministro, esporre i rispettivi punti di vista, trovare un compromesso. An non metterà i bastoni tra le ruote, l'Udo starà alla finestra, bisogna vedere come si comporterà la Lega. E' la principale incognita rimasta sul tappeto, pure per quanto riguarda il rimpasto. C'è da scommettere che Berlusconi, tra i colloqui di oggi, non tralascerà quello con gli emissari di Bossi. Voirà capire se è vero che il Senatùr si prepara a chiedere la testa di Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, in cambio di un via libera a Fini ministro degli Esteri. A Calderoli e Maroni chiederà fino a che punto la Lega tiene ad avere anch'essa un vicepremier, nel caso in cui volesse offrire quel¬ la poltrona al segretario Udc, Marco Pollini. Che non muore dalla voglia di occuparla, ma entrerebbe nella squadra di governo soltanto per una vicepremiership non inflazionata, altrimenti preferisce restare al partito. Dall'esito dei contatti col Carroccio dipenderà in buona misura quello del vertice. Obiettivo del premier è congedare gli ospiti, stasera dopo il caffè, avendo sottoscritto un'intesa di massima su taglio delle tasse e Fini agli Esteri. Se ci riuscirà, potrà dirsi soddisfatto, rinviando ai giorni successivi gli altri tasselli del rimpasto. Che si annuncia limitato: Rocco Buttigliene tornerà alle Politiche comunitarie, oppure verrà spostato alla Funzione pubblica. Mario Baccini, suo collega ex-Dc, nel posto lasciato libero da Buttiglione. Stop. Perdono quota la promozione di Adolfo Urso al Commercio estero, come quella di Gianfranco Miccichè al Mezzogiorno (entrambi sono già vice-ministri). Dunque, pochissimi cambi. Non perché vi sia un vincolo di natura costituzionale (esistono precedenti della Prima Repubblica in cui vennero camaiati in blocco cinque ministri), ma perché gli appetiti vengono mangiando. E alla fine il Cavaliere non saprebbe più come soddisfarli.

Luoghi citati: Lombardia, Roma