Digitale terrestre 2006f obiettivo impossibile di Anna Masera

Digitale terrestre 2006f obiettivo impossibile LA RIVOLUZIONE DELLA TELEVISIONE CHE PASSA ATTRAVERSO LA CONVERGENZA CON TELEFONI E COMPUTER Digitale terrestre 2006f obiettivo impossibile Costi elevati e scarsi contenuti per attrarre tutti gli italiani entro due anni Anna Masera LA televisione digitale terrestre (dtt), al centro deU'attenzione aU'ultimo Smau - la fiera high tech - come la grande novità del momento, è già al centro deUe polemiche. Un incentivo governativo esaurito e contestato, una copertura del territorio ancora parziale, un numero di canaU ridotto rispetto aUe promesse, una condanna deU'Antitrust per pubbUcità ingannevole, l'attacco da parte delle associazioni dei consumatori: chi ha ragione? Cosa cambia per gU utenti? Conviene o no? «La televisione è l'unico pezzo deU'universo deU'elettronica di consumo che è rimasto ancora analogico, è ora di accettare il passaggio al digitale, fa parte della modernizzazione del Paese» sostiene Guido Salerno, direttore generale della Fondazione Ugo Bordoni (Pub), istituzione privata che propone agU enti governativi e intemazionali strategie di sviluppo nel settore deUe comunicazioni. U problema è che la tv - mezzo di comunicazione di massa per ecceUenza - è il pezzo più popolare, deU'elettronica di consumo, e coinvolge anche chi non ne vuole sapere di modernizzarsi. Su oltre 20 miUoni di famigUe itaUane, tutte possiedono almeno un televisore. Non tutti sono fan deUa rivoluzione digitale. Molti non sono interessati, ai servizi interattivi online, si accontentano dei canaU in chiaro visibiU via etere. Perché devono spendere per rinunciare al vecchio tubo catodico? GU esperti rispondono che è come il passaggio dalla lira all'euro, dai telefonini Tacs a quelU Gsm, daUe pelUcole fotografiche aUe foto digitaU, daUa musica su vinUe a queUa su ed: a un certo punto, la televisione analogica non verrà più nemmeno prodotta, figurarsi . trasmessa. Onesta è la prospettiva in tutto U mondo. Mentre Business Week scrive che «per sopravvivere neU'era di Internet l'industria televisiva deve reinventarsi» e in Europa ci si interroga suUe conseguenze sodaU e culturaU della futura televisione («quando i palinsesti saranno personalizzati, che cosa ne sarà della tv come terreno condiviso da un intero paese?» si chiedono alla Bbc), in Italia ci si è concentrati ad accelerare i tempi addirittura con una legge che prevede entro poco più di due anni l'abbandono del sistema analogico. «Sgombriamo U campo da un equivoco» ci tiene a chiarire Salerno. «U 31 dicembre 2006 non è una data fissata dal governo Berlusconi per salvare Rete 4, che rischiava di finire sul satelhte, ma da Vincenzo Vita che ha fatto la legge nel 2001 quando c'era U governo Amato, per renderci all'avanguardia». La conseguenza immediata è stata che Bete 4 in questo modo è rimasta nell'etere e non è stata costretta a trasferirsi sul satelUte, ammette Salerno. Ma queUo che importa, aggiunge, è che fra due anni non ci sarà più il problema di contenere U numero di reti, perchè sul digitale terrestre ci sarà spazio per tutte. E sarà l'occasione per sviluppare contenuti tv itaUani. Se rispettato, l'appuntamento di fine 2006 renderebbe l'Italia leader in Europa, visto che il digitale terrestre negli altri Paesi Uè è previsto con scadenze dUazionate finoal2015.Ecco perchè U governo ha previsto nella Finanziaria incentivi per convincere i cittadini a comprare i decoder e fornirsi di banda larga. E' un fatto che nel grande business deUa nuova tivù sono coinvolti enormi interessi privati e pubbUci. U mercato tivù in ItaUa vale sei mihardi di euro, ma convergendo con computer e telefono si moltipUca, se si pensa che solo U mercato deUa telefonia vale dieci volte tanto. Convergenza significa che con U digitale la tv è coUegata al telefono e questo implica U modeUo di business lucroso di schede prepagate e sms, per accedere ai servizi aggiuntivi. La tv digitale non è solo quella terrestre, ma c'è anche queUa satellitare, queUa via Internet (banda larga e fibra ottica) e queUa via Umts con i nuovi telefonini che consentono di leggere U segnale tv. «U futuro della tv sarà in unicasting e non più in broadcasting» spiegano a Fastweb: addio aUo zapping come muco modo per scegliere i programmi, U telespettatore si farà U proprio palinsesto, su tv fissa o mobile. Per Salvo Mizzi, presidente di My-tv.it «c'è posto per tutte le piattaforme». Quindi tutti in concorrenza con tutti. Non a caso ci ha messo una zampa anche Microsoft, lanciando il suo Windows Media Center, un sistema operativo montato su pc che serve per controUare da tv con un telecomando contenuti di tutti i tipi (programmi tv, foto, video, musica, radio, documenti) e aUeandosi in ItaUa con Telecom per sperimentare llptv (Internet Protocol Television). «Con lo svUuppo del sistema triple play (cioè connessione a banda larga a Internet, telefonia e tv) la televisione sarà davvero interattiva, si potrà creare palinsesto personale» spiega Mike Volpi di Cisco Systems, speciaUzzati nelle infrastrutture di rete. Guarda caso, U software con cui funziona il digitale terrestre è Java di Sun Microsystems, antica rivale di Microsoft. Ma per l'Autorithy delle comunicazioni, per raggiungere l'SC/o deUa popolazione con il digitale tenestre non bastano due anni e l'ultimo 2007o - che vive in cima ai monti o in fondo aUe valU - richiede tempi più lunghi ancora. Non solo. I contenuti sono scarsi, e appare improbabile che siano sufficientemente svUuppati entro due anni. «Il successo della dtt dipende da quanto saremo in grado di produrre contenuti innovativi» ha dichiarato solo settimana scorsa Enrico Manca, presidente deU'Associazione Input-Contenuti digitale, sorta da pochissimo su iniziativa di Pub e Isimm (Istituto per lo Studio deU'Innovazione nei Media e per la MultimediaUtà). Anche per questo l'Antitrust ha accolto la denuncia delle associazioni dei consumatori, giudicando ingannevoli gli spot per la promozione della tv digitale terrestre e dei decoder: la tv digitale terrestre è in fase sperimentale, non è fruibile da tutti, non è ancora interattiva e non è gratuita. Tra le lobby che criticano la dtt c'è la Rea, l'associazione delle radiotelevisioni europee che rappresenta anche i produttori di tubi catodici, che fa però una domanda pertinente: anche se la vendita dei decoder ha raggiunto un miUone di pezzi nel 2004, come si può prevedere che tutti gli utenti acquistino entro il 31 dicembre 2006 i rimanenti decoder necessari per riconvertire in digitale i televisori esistenti in Italia? U 31/12/06 è più probabUe che si riveU come un appuntamento per accelerare il passaggio. E allora i consumatori hanno tempo, per scegliere il decoder: approfittando anche dell'affinamento tecnologico che andrà di pari passo con l'abbassamento dei prezzi. Le offerte non mancheranno. A nessuno conviene farci rimanere senza tivù. Sarà un passaggio obbligato ma ai consumatori conviene attendere l'innovazione che abbasserà i prezzi dei servizi LA RIVOLUZIONE TECNOLOGICA QUANTO VALE IL MERCATO TELEVISIVO B (comprende tutto: pubblicità, miliardi promozior, sponsorizzazioni, canone di euro ecc.) rispetto al Pil è piccolo, quello della telefonia è molto più ricco La tv digitale nel 2003 in Europa è cresciuta del ma raggiunge il em delle famiglie per il QUANTO COSTA INVESTIRE NEL DTT Per aprire una rete digitale terrestre che copre 1' O/delia popolazione (l'altro 20^0 è più costoso da raggiungere perché è rièllé vali! e sui mónti) il costo si aggira intorno ai attraverso il satellite (con servizi come Sky) milioni di euro VENDITE DECODER DTT IN ITALIA 700 300 A circa 00 milioni milione mila con nel 2004 contributo di cui: governativo di - . '150 euro caduno mila (dato stimato) senza contributo governativo milioni nel 2005 (dato ipotizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni) ; numero di famiglie italiane che devono sostituire il sistema tv analogico con il digitale entro il 2006:

Persone citate: Berlusconi, Enrico Manca, Guido Salerno, Mike Volpi, Salvo Mizzi, Vincenzo Vita

Luoghi citati: Europa, Italia, Salerno