Il falco Kaddumi designato successore da Arafat di Aldo Baquis

Il falco Kaddumi designato successore da Arafat MA L'EX PREMIER ABU MAZEN E' IN CERCA DI CONSENSI PER GARANTIRSI LA NOMINA PROVVISORIA A PRESIDENTE DELL'ANP Il falco Kaddumi designato successore da Arafat Hamas e Jihad chiedono di essere inclusi in una leadership collettiva Aldo Baquis TEL AVIV Il n.2 dell'Olp Abu Mazen ha intrapreso contatti con i dirigenti politici di Ramallah per garantirsi la nomina provvisoria di presidente dell'Anp, una volta che Yasser Arafat sia definitivamente uscito di scena. Secondo questo scenario - delineato da fonti israeliane e confermato nella sostanza a Ramallah - il premier Abu Ala resterebbe nella propria carica attuale, con maggiori prerogative in materia economica e nella gestione della sicurezza. Nel corse di frenetiche sedute di coordinamento in corso a Ramallah da oltre una settimana, Abu Mazen e Abu Ala hanno detto di intendere guidare una fase di transizione, fino allo svolgimento di elezionigenerahnei Tenitori. Hanno anche aggiunto che a quelle elezioni dovrebbe prendere parte anche Marwan Barghuti, il leader di al-Fatah condannato cinque volte all'ergastolo per essere stato giudicato responsabile dal Tribunale di Tel Aviv di attentati terroristici condotti dalle Brigate dei martiri di al-Aqsa. Secondo sondaggi condotti da Abu Mazen e da Abu Ala, in caso di elezioni Barghuti sarebbe votato da metà della popolazione in Cisgiordania. Forse a rèndere più mansuete le bellicose ^mr^teroaatra^e filo-iraniane. Ma la realizzazione di questi progetti - peraltro vaghi - si scontra già con numerose difficoltà. Da Parigi, dove Arafat giace agonizzante, sono giunte ieri notizie secondo cui il suo successore - predestinato dallo stesso Raiss - sarebbe non Abu Mazen, bensì Abu Lutuf : più noto come Faruq Kaddumi (capo del dipartimento politico dell'Olp) questi è un «falco», nemico implacabile di Israele, sostenitore defle stragi in territorio israeliano, ideologicamente refrattario agli accordi di Oslo di riconoscimento dello stato ebraico. Altri problemi arrivano dalla opposizione islamica, che scalpita per essere inclusa nelle gestione del potere una volta scomparso Arafat. Nelle settimane scorse Hamas ha chiarito che non andrà mai a uno scontro frontale con l'Anp «per non creare frizioni e lacerazioni che farebbero solo il gioco del regime sionista». Ieri Khader Habib, un dirigente della Jihad islamica, ha confermato che «in, ogni caso il sangue dei palestinesi è sacro e prezioso, e non va versato». Ragion per cui non sono prevedibili, da parte loro, violenze di strada. Ma questo non significa che Hamas e Jihad islamica (che assieme a Gaza hanno una forza superiore a quella di al-Fatah) abbiano deciso di assumere un atteggiamento rinunciatario. Nel corso di una conferenza che ha radunato gh esponenti di 13 diverse «Forze nazionali ed islamiche» il portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri è tornato ad auspicare una «leadership nazionale unificata» in cui anche gh islamici possano dire la loro. Habib, l'esponente della Jihad, ha precisato che tale leadership non sarebbe un'alternativa alle istituzioni dell'Anp «ma solo un polo di riferimento» nazionale. Garantirebbe in sostanza che la intifada armata non cessi, come invece propose un anno fa lo stesso Abu Mazen quando fungeva da premier. Oggi il premier Abu Ala dovrebbe recarsi a Gaza (una visita progettata per ieri è shttata senza che in merito fossero fomite spiegazioni) per discutere del dopo-Arafat sia con le Forze nazionali e islamiche, sia con i responsabili dei servizi di sicurezza. Anche qui, ancora di recente, ci sono statelotte e dissensi. Solo nei giorni scorsi il capo della sicurezza preventiva Rashid Abu Sbabak si è pacificato con il responsabile delle forze di sicurez- za a Gaza, il generale Mussa Arafat «su esplicita richiesta - è stato spiegato - del presidente Yasser Arafat». Alla fine del mese scorso un'autobomba era esplosa al passaggio del convoglio del generale Mussa Arafat, che a Gaza desta forte antagonismo. Un altro responsabile della sicurezza, il capo dell'intelligence Amin ai-Hindi, è stato costretto a ridurre i propri spostamenti e secondo fonti locali lascia di rado i propri uffici. In queste condizioni il compito di Abu Mazen e di Abu Ala di mantenere nei Territori l'ordine pubblico in assenza di Arafat non è certo dei più facili. H primo dossier che Abu Mazen ed Abu Ala sono chiamati ad affrontare è comunque quello della sepoltura del Raiss. Ieri il Muftì di Gerusalemme, sceicco Akrama Sabri, ha ribadito di aver sentito lui stesso da Arafat che sperava di essere sepolto un giorno nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme, accanto alla Moschea alAqsa - terzo luogo santo all'Islam e non lontano dalla tomba di Falsai Husseini, un leader pohtico dell' Olp deceduto nel 2001. Ma Israele lo trova «inaccettabile». «E' sempre stato un terrorista ha esclamato il vicepremier Yossef Lapid, del partito Shinui - e l'ultima cosa che voghamo fare è erigere, un monumento al terrorismo nel cuore di Gerusalemme». Israele propone dunque una sepoltura a..Gaza:. forse nel, fatiscente cimitero di Khan1 Yunis dove riposano (secondo gh abitanti) i genitori di Arafat, e una delle sue sorelle. Si tratterebbe di un funerale in due fasi: prima una cerimonia solenne, per tutto il mondo arabo, al Cairo o ad Amman. Quindi un funerale tutto palestinese, a Gaza, per le masse. Si discute anche senza trovare una soluzione sul luogo della possibile sepoltura. Per Israele Gerusalemme è «inammissibile»