Allawi: «Stiamo vincendo»

Allawi: «Stiamo vincendo» IL PREMIER IRACHENO A ROMA: CI SONO DECINE DI MORTI, MA FAREMO LE ELEZIONI Allawi: «Stiamo vincendo» ROMA E' un uomo dall'incrollabile ottimismo, il premier iracheno Allawi. Ieri mattina ha incontrato Berlusconi (che ha garantito l'assistenza militare, ma gh ha chiesto maggiore impegno per recuperare il corpo di Enzo Ba doni), il Papa, diversi ministri. A tutti Allawi ha ripetuto, anche ai giornalisti che ha incontrato all'ora di pranzo, che l'Iraq si sta avviando verso la pace e la democrazia. Un po' faticosamente, certo. Ma in Itaha, gh chiedono, abbiamo l'impressione di omicidi quotidiani, di assalti, di guerra. Tutto sbagliato? «No, è la stessa impressione che ho anch'io. Ricevo una minaccia di morte al giorno da al-Zarqawi, da Al Qaeda, dai salafiti. Non passa settimana che non provino ad uccidermi. Ma noi stiamo vincendo. L'Iraq è di¬ ventata la prima linea del terrorismo. Quando avremo celebrato le elezioni, sarà uno smacco terribile peri terroristi». Presidente Allawi, il mondo sta con il fiato sospeso per capire se riuscirete a organizzare queste elezioni. Lei conferma la data? «Sì, si voterà alla fine di gennaio. Ancora c'è tempo per arrivare alle elezioni. Tempo fa mi dicevano che a Najaf i terroristi avrebbero bloccato la situazione. Un mese e mezzo fa (al momento del confronto militare, ndr) alcuni dicevano che quanto accadeva avrebbe indebolito il govemo. Ma è successo il contrario: le forze del terrorismo sono state battute e distrutte, come a Samarra e in altri luoghi. Il govemo iracheno è deciso a bloccare con decisione chiunque cerchi di frenare il processo di pace». Intanto si combatte a Falluja. E' vero che ci sono contrasti sul da farsi tra lei e il presidente Yawar? «Assolutamente no. Il presidente Yawar ha smentito certe frasi che gh erano state attribuite. La presidenza concorda pienamente con le decisioni del govemo. A Falluja, attualmente, lavorano molte forze del terrorismo. I primi a essere danneggiati sono i civili. Noi sentiamo quotidianamente i capitribù e le personalità cittadine. Procederemo come a Samarra e Najaf, che oggi sono diventate zone sicure, dove vige la legge. Ma tengo a sottolineare che noi non attacchiamo una città, quanto i focolai del terrorismo al suo intemo». Con la scomparsa di Arafat, di cui si parla in queste ore, quali potrebbero essere le ripercussioni nell'area? «Tutta la regione attraversa un grave momento. C'è in corso un attacco terroristico concentrato per distruggere l'Iraq. I terroristi vogliono impedire il processo pohtico in atto. Qualsiasi squilibrio, temiamo, lascerà spazio al terrorismo per muovere le sue forze. E obiettivamente, la scomparsa del presidente Arafat sarebbe un nuovo squilibrio». Che cosa si attende dall'Italia e '' igli altri Paesi europei? «L'Laiia è vicina all'Iraq e la ringraziamo caldamente. Sto per andare a Bruxelles dove inviterò tutti i Paesi europei, anche quelli rimasti spettatori, ad esserci vicini. Dirò di non guardare al passato, ma al futuro. Inviterò tutti ad avere rapporti economici con noi, basati sull'interesse reciproco e sulla partnership tra i popoli». Con Bush alla Casa Bianca lei ritrova un amico. «Ritengo il presidente Bush la personalità, in questo momento, più importante al mondo. Ha affrontato con determinazione il terrorismo». Il vostro nemico mortale. «Dovete considerare che a Samarra, dove abbiamo riportato l'ordine, sono stati uccisi oltre cento terroristi non iracheni e 26 sono stati catturati: c'erano cittadini dell'Arabia Saudita, della Siria, del Marocco, del Pakistan, dell'Afghanistan. C'è un continuo arrivo di terroristi da tutte le parti del mondo». La rivolta sciita è rientrata. Che notizie avete di Moqtada alSadr? Uno sbuffo infastidito. «E' scomparso. Non sappiamo dove sia finito. Forse non è più in Iraq». [fragri.] Il primo ministro iracheno Ayad Allawi con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi