Il partito dei sindaci «Roma, dacci i soldi»

Il partito dei sindaci «Roma, dacci i soldi» GENOVA, ARIA DI FRONDA ALL'ASSEMBLEA DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEI COMUNI Il partito dei sindaci «Roma, dacci i soldi» La protesta generale: riducendo le addizionali Irpef vogliono la nostra bancarotta, chi pagherà i servizi? retroscena inviato a GENOVA ROSA, dobbiamo farci sentire sennò se ne approfittano...». «Sì Beppe, certo Beppe», risponde con la sua erre Rosa Russo lervolino, sindaco di Napoli, giacca bluette e collana dorata, a Giuseppe Pericu, collega di Genova, grisaglia e cravatta marrone. Sono arrabbiati come Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht e forse sono anche, e davvero, gli ultimi ostacoli rivoluzionari per il governo sulla via della Finanziaria. Loro e «il partito dei sindaci». Seigio Cofferati dà pacche sulle spalle a Leonardo Domenici, «che faticaccia, hai due lavori, anche solo governare una città è dura», e il primo cittadino di Firenze sonide. Il Cinese, sindaco di Bologna, scherza: «Ci stanno tagliando tutto, non c'abbiamo che gli occhi per piangere». Eva Catizone è attesa dopo un'estate compheata. C'è però anche Umberto Scapagnini, collega dì Catania e curatore dì lifting e bioritmo del premier. L'assise dei sindaci è bipartisan, Adriana Poh Bortone di qua, Walter Veltroni (verrà domani) dì là. In prima fila è seduto il cardinale Tarcisio Bertone. Suona la musica. Arriva il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini. Foto ricordo per Cofferati, Pericu, Domenici e Casini, anche luì deve ascoltare la colonna sonora. In programma tra l'altro l'inno Fratelli d'Italia, cinque minuti dì ottoni gentilmente offerti dalla filarmonica sestrese in mezzo a gonfaloni e petti in fuori. Chi paga? Perché il punto è questo, chi paga adesso? I sindaci si sono ritrovati qui per fare più o meno questa domanda: con questa Finanziaria, e con l'ultimo taglio alle addizionah Irpef approvato l'altro ieri in commissione Bilancio, «vogliono la nostra bancarotta». Dunque: chi pagherà adesso ì servìzi ai cittadini? Minacciano anche azioni dì protesta eccellenti, che saranno votate alla fine della tre giorni congressuale. Una potrebbe essere tornare a Palazzo Chigi come fecero già nel luglio scorso: tre mesi fa portarono a Silvio Berlusconi un sacco con tutte le chiavi delle loro città, sperando, dice Domenici, «che una almeno fosse buona a riaprire il confronto». Da allora quel confronto anziché riaprirsi s'è chiuso ancor più, l'ultimo emendamento alla Finanziaria qui fa lo stesso effetto che farebbe un gay al ministro Tremaglìa. «Qui» vuol dire alla convention del «partito dei sindaci», l'assemblea annuale dell'Anci. I fondali sono azzurri come alle convention di Forza Italia, anche se i toni dell'happening sono sensibilmente diversi. Però sempre di politica-spettacolo si tratta, banda di ottoni a parte, ed è un incontro singolarmente istruttivo e interessante perché come si diceva gli ultimi veri rivoluzionari sono questi signori con pance e doppipetti, tutti, senza distinzione di partito, imbufahti contro la manovra. Tutti, o quasi, sconosciuti, perché sopra si riferivano solo i nomi famosi ma tantissimi in sala amministrano paesini sotto i tremila abitanti, hanno facce sincere e si salutano «Salvato, beato te che sei esente dal taglio»... Taglio è in effetti la parola che circola di più. Secondo Domenici,! tagli ai Comuni sono già stati di 724 milioni, e l'ultimo blocco delle addizionah porterebbe in realtà un vantaggio modesto, 250 milioni, alle casse pericolanti dello Stato. «Si vuole dire che i problemi delle finanze statali dipendono da questo?», chiede ironicamente il sindaco dalemiano di Firenze. La platea lo segue. Il sindaco forzista di un paese sotto i cinquemila abitanti chiosa: «Ha ragione, il governo ci toghe il fiato». Poi chiede l'anonimato. Lotta dura sarà, se anche i forzisti sfilano rivoluzionari sulle moquette della Fiera di Genova. Certo, lotta rivestita da «confronto». Un secondo prima Casini aveva invitato a «remare tutti insie- me» perché «non c'è contrasto fra Stato e Comuni sulla necessità di vm equilibrio tra risorse e servizi». Tuttavia, ha anche aggiunto il presidente della Camera, «la questione è quella degh strumenti più idonei a conseguirlo, e mi pare allora assai più utile, piuttosto che disporsi allo scontro, confrontarsi con spirito aperto sui problemi e sulle soluzioni». La sua esortazione verrà seguita? Domenici dice: «Casini ci ha fatto sentire che le istituzioni non ci abbandonano». Però le parole di tutti vanno in un'altra direzione. Pericu: «Altro che autonomia, stanno scrivendo il sistema della inautonomie locali». Cofferati: «Abbiamo pochi soldi, come le bocciofile». Domenici: «E pensate che non sono state rifinanziate anche cose importantissime, specialmente per il Mezzogiorno, come i lavori socialmente utili, penso a Napoli e Palermo, o i fondi Cipe e Uè per il Sud». Rosa Russo Luxemburg annuisce. Il vicino di sedia, il Cinese, se ne sta placido. Certo dal partito dei sindaci di proposte per il governo ne arrivano. Due su tutte: tornare indietro sul blocco alle addizionah che costerà 600 milioni ai comuni nel 2005; e poi nessuno pensi, adesso, di stoppare anche Ilei le tariffe. Ciampi manda un saluto, «i Comuni sono un presidio di libertà». Casini invita i primi cittadini ad avviare una «gara virtuosa» con lo Stato per rispettare i vincoli di bilancio. Per ora (domani) c'è una gara di pallone, Veltroni e Domenici da una parte, Aldo Giovanni e Giacomo, Claudio Disio e GinoEr Michele dall'altra, sempreché non gli taglino anche il pallone, e resti allora davvero solo la protesta degh ùltimi rivoluzionari. Cofferati, il bolognese «Ci stanno togliendo tutto non abbiamo gli occhi per piangere» Non solo vip, molti amministrano paesini «Beato te che sei esente dal taglio» Il presidente della Camera Casini con il sindaco di Bologna Sergio Cofferati, Il sindaco di Genova Beppe Pericu e il presidente dell'Ano! Leonardo Domenici