Frattini: Italia e Europa ora conteranno di più di Emanuele Novazio

Frattini: Italia e Europa ora conteranno di più IL MINISTRO DEGLI ESTERI: IL «BUSH 2» E' UN RISULTATO IMPORTANTE Frattini: Italia e Europa ora conteranno di più «Abbiamo conquistato la fiducia del presidente Usa e saremo ancora più ascoltati quando accentuerà il multilateralismo che gli abbiamo suggerito» intervista Emanuele Novazio ROMA MINISTRO Frattini, è soddisfatto della vittoria di Bush? «E' un risultato importante, che determinerà la continuazione della politica estera italiana nella linea convinta di stretta alleanza con gli Stati Uniti, e cementerà quella base di fiducia personale che il presidente Berlusconi e il presidente Bush, io e il segretario di Stato Powell abbiamo consolidato negli anni della sua prima presidenza». Secondo l'onorevole D'Alema, nel caso di una vittoria di Kerry il governo italiano avrebbe rischiato dì restare «senza punti di riferimento». «Non.. commento . l'onorevole. .D'Alema». J1,^, av*kui*n*i Prevede uà ruolo importante per l'Italia, nella seconda «era Bush»? «L'Italia avrà un ruolo accresciuto: perché abbiamo conquistato la fiducia di Bush e della sua amministrazione, e perché grazie a questa fiducia siamo stati ascoltati, come recentemente è avvenuto nell'iniziativa per il Grande Medio Oriente o nella preparazione della risoluzione sull'Iraq. Lo saremo ancora di più, nel momento in cui Bush adotterà in modo più forte il metodo multilateralista che la comunità intemazionale gli ha chiesto. L'Italia potrà fare da ponte, e penso al Mediterraneo, all'Europa, all'Iran, al Medio Oriente, dove siamo considerati un partner affidabile da israeliani e palestinesi». Gambiera la politica americana in Medio Oriente? «Sicuramente ora Bush spingerà sull'acceleratore della pace». Il Bush 2 sarà dunque diverso rispetto al Bush imo? «Credo di sì. Già nell'ultima parte della sua prima presidenza, Bush ha accettato il metodo multilaterale che alcuni dei suoi alleati più stretti, fra i quali Italia, gli avevano suggerito. Nella preparazione della risoluzione 1546 sull'Iraq, per esempio, Bush ha compreso che accentuare il ruolo dell'Onu sarebbe stato utile. E in questo spirito ha accettato la Conferenza di Sharm el Sheik. Bush da ima parte continuerà il lavoro forte per promuovere la democrazia e i valori di libertà, dall'altro avrà una considerazione attenta per la domanda di multilateralismo che proviene da molte parti del mondo». L'Europa conterà di più, dunque? «Certamente sì. Perché il traguardo della Costituzione europea ci permette di parlare a Bush con un risultato fino a pochi mesi fa niente affatto scontato. Questo non vuole ancora dire un'Europa che parla con una voce sola, ma un'Euro¬ pa che ha ritrovato la sua coesione e vuole essere un partner importante per gh Stati Uniti. Bush guarderà a questa nuova Europa con spirito costruttivo». L'exit strategy dall'Iraq sarà accelerata? «Sarà certamente accelerata ma basandoci sul principio dell'irachenizzazione e dell'internazionalizzazione della exit strategy stessa. Da un lato si tratta di restituire il prima possibile agli iracheni il controllo della situazione aiutandoli con la formazione, il training; dall'altro si tratta di coinvolgere la comunità intemazionale: i Paesi vicini, i Paesi arabi. Ne abbiamo parlato oggi con Putin e il ministro Lavrov: la Russia condivide questa strategia». Questo significa che lei vede più vicino un disimpegno italiano? «Il disimpegno italiano è la risultante di una strategia politica: vale a dire elezioni a gennaio, e un nuovo govemo iracheno che potrà definire l'integrazione o la sostituzione del- le proprie truppe o delle truppe di altri Paesi arabi per la stabilizzazione e la sicurezza del Paese. Contestualmente avverrà il graduale disimpegno delle truppe dell'attuale coalizione. fra cui quelle italiane: ma sarà la risultante di un processo politico, non la sua precondizione. Partiamo chiedendo le elezioni a gennaio e lo facciamo chiedendo che tutti i Paesi arabi vicini dell'Iraq, Iran compreso, siano corresponsabilizzati. Russia e Italia condividono questa opinione, che è anche 1 opinione di Powell». Lei è appena atterrato a Roma, di ritorno da Mosca. Putin sostiene che con i democratici la lotta al terrorismo sarebbe stata più diffìcile. Concorda? «Certamente possiamo dire che non abbiamo sperimentato cosa sarebbe accaduto con i democratici. La lotta al terrorismo con Bush è stata e continuerà a essere senza quartiere e determinata: anche noi voghamo una lotta senza quartiere e determinata, e riteniamo che Bush sia stato premiato dagli americani anche per questo». Bush ha vinto soprattutto per il problema della sicurezza, dunque? «Ci sono due elementi dietro la sua vittoria: le buone condizioni economiche del Paese, e quindi una pohtica di riduzione fiscale, di incentivo alla ricchezza delle famiglie. E una efficace pohtica intemazionale e di lotta al terrorismo, che ha dato agli americani la sensazione che con Bush si può essere più sicuri, anche se il pericolo del terrorismo è sempre incombente». Secondo lei il «messaggio televisivo» di bin Laden ha influito sulla vittoria di Bush? «Credo che la presenza di Osama abbia sempre aleggiato sulla campagna elettorale. Se era intenzione del pericolo pubblico numero uno influenzare le elezioni americane, abbiamo avuto un'ulteriore grande prova che la democrazia americana funziona: gli americani non hanno avuto paura, non si sono fatti influenzare». Gli Stati Uniti sono arrivati alle elezioni spaccati. Il presidente Bush saprà riunire il Paese? «Certamente, perché è nel suo interesse. E' nell'interesse di un presidente che ha più volte detto di battersi per dei valori e per dei principi morah. Ma bisogna sottolineare un dato: al di là della vittoria sotto il profilo giuridico, il presidente Bush ha ottenuto ima grande vittoria sotto il profilo politico e democratico. Ricordiamoci il Bush uno, che vince ma prende meno voti di Al Gore. 11 Bush due vince e prende quasi quattro milioni di voti in più del senatore Kerry. E' un segnale di grande legittimazione democratica e di grande legittimazione popolare. E' vero che la partita si è giocata per qualche decina di mighaia di voti nell'Ohio, ma nel resto degh Stati Uniti il numero di elettori per Bush è stato enormemente più alto». jC/^ Dietro questa ™" vittoria ci sono le buone condizioni economiche degli Usa e una efficace politica internazionale e di lotta al terrorismo 99 ^Él (::reC'0C'1e w" la presenza di Osama abbia sempre aleggiato sulla campagna elettorale. Ecco la prova che la democrazia americana funziona 99 Il ministro degli Esteri Franco Frattini