Nelle urne degli Stati Uniti non c'è il resto del mondo

Nelle urne degli Stati Uniti non c'è il resto del mondo Nelle urne degli Stati Uniti non c'è il resto del mondo Solo guerra al terrorismo, Iraq e problemi interni. Nessun cenno all'Europa, agli alleati o ai problemi della politica internazionale analisi 0^' Inviato a NEW YORK Ef un colpo d'occhio, questione di un attimo, di un fotogramma. In uno degli ultimissimi spot che i democratici stanno mettendo in onda contro Bush, per dare il senso della tragedia dell'Iraq, si vede un soldato disperato, in assetto di guerra, a capo chino, in piedi, davanti a un edificio distrutto. Un soldato che si mette le mani tra i capelli, ma non li trova perché indossa un elmetto. Vero è che il dolore, la paura, le case ridotte a scheletri non conoscono confini, né appartengono a qualche popolo in particolare. Ma ci vuole un occhio italiano Jer capire che quel soldato disperato è italiano. E' un'immagine che ha fatto il giro del mondo, materiale e merce e documento da spot, ormai, e il palazzo sventrato dietro al soldato italiano, un caporale, è quel che rimane di «Animai House» dopo il botto di Nassiri- Ya- . . \ Non si capisce bene se esserne fieri, o risentiti. Ma è così. Allo stesso modo* sia pure su un altro registro, è difficile dire se sia più buffo, o drammatico, o tutte e due le cose insieme, che durante il secondo duello televisivo , con Kerry il presidente Bush abbia fatto riferimento all'italian premier Sergio Berlusconi. Poi si è rapidamente corretto. Eppure, a riguardarsi le reazioni americane - su Internet è registrato un curioso dibattito fra utenti - il lapsus è stato letto del tutto a prescindere dal ruolo, anche difficile, sostenuto da Berlusconi, come ulteriore prova che Bush è ignorante. E comunque, tanto per essere equanimi, occorrerà ricordare che qualche tempo fa Kerry se n'è uscito così: «L'esercito iracheno era cosi patetico che persino quello italiano avrebbe potuto prenderlo a calci nel sedere». Il ministro della Difesa Martino ha preso cappello. Poi Kerry s'è pure scusato. E «vabbè», come diceva il grande Andreottì. Resta Ralph Nader, il terzo incomodo. Ecco, magari ingenuamente una cinquantina di parlamentari italiani del centrosinistra gli ha scritto ima lettera scongiurandolo di ritirarsi. E lui? «E' una vera e propria ingerenza nella politica intema degli Stati Uniti» ha risposto. E davvero bisogna essere Nader per ritenere che quella lettera potesse minimamente ingerirsi. Magari. Ora, a parte gli scherzi, non si può nemmeno immaginare che lltalia possa trovarsi anche solo per un minuto al centro dello scontro per la coróna imperiale. Però l'impressione è che mai come in questo moménto cruciale, quando i messaggi degli aspi¬ ranti imperatori raggiungono il massimo della diffusione e dell' essenzialità, quando la campagna elettorale si fa più vera e più nuda, quando la democrazia americana si toghe ogni maschera, insomma, mai come in questo momento l'impressione è che l'America si basti e stàvanzi. Si basti e «si soverchi» avrebbe di nuovo detto un europeo scettico, ma forbito e inteUigente come And^otti. E ci saranno mille ragioni, storiche e politiche, per questo atteggiamento, e anche letterarie, e perfino poetiche: «L'America è giovane. Come tale è vorace. Come tale "non conosce rispetto" - scriveva nel 1945 Alberto Savinio -. L'America è troppo vasta, troppo splendida agli stessi americani». Benissimo. Ma intanto, negli spot e negli appelli dell'ultima ora, la parola «alleati» non si sente mai; né mai Bush o Kerry lasciano minimamente intravedere ai loro elettorati l'idea che esista qualcosa o qualcuno con cui l'America debba o possa fare i conti. A parte i terroristi in Iraq o in Afghanistan e a parte Bin Laden. Per cui i candidati battono e ribattono sugli stessi temi interni, il lavoro, la sanità, le tasse, le assicurazioni, l'aborto, i gay. Ma in pratica hanno cancellato dall'agenda elettorale la pohtica estera. C'è la guerra, che a rigore è il contrario della pohtica estera, e poi c'è la guerra al terrorismo. E stop. Il resto è troppo difficile: gli elettori non capirebbero, deve essere stato il ragionamento. Gli elettori americani si accontentino, devono aver deciso smagatissimi consulenti e poderosi think-tank. In questo Bush, che cerca i voti del Paese profondo, che in ogni modo si sforza di interpretare l'immensa America lontana dalle coste, è senz'altro più risoluto, non si fa scrupoli. Lui vuole vincere la guerra. Però anche Kerry, che è figlio di ambasciatori, parla francese, ha sposato una donna in qualche modo europea e rappresenta un mondo aperto e cosmopolita, al dunque sembra essersi lasciato risucchiare da una logica del tutto americo-centrica, da una suggestione compiutamente autonoma da tutto il resto. Ed è ima solitudine inquietante e perfino contraddittoria, quella dell'impero americano, l'unico super potere mondiale che fa a meno del mondo. Un'autosufficienza che finisce per scoprire il fianco di quei pochi «veri» alleati, primi fra tutti Blair e Berlusconi, che per seguire la pohtica di Bush a casa loro si sono messi contro 180 per cento della loro opinione pubblica (e un pezzo dei loro stessi elettori). Un post-isolazionismo non dichiarato, questo dei due contèndenti, ma reale e sostanziale. Non un pensiero, l'altro giorno, sulla Costituzione europea. E passi. Ma non una parola, neanche per sbaglio, in questi ultimissimi comizi, sui grandi problemi di questo tempo, l'Onu, la fame, la democrazia in Cina, l'Aids in Africa, gli Stati arabi moderati. Non una parola su Putin, la Cecenia, il Papa, la bomba demografica in Messico e in Brasile, i mercati o lo sviluppo dell'India. Niente. Solo America, America, America, la guerra in Iraq e Bin Laden. Vale la pena di ripeterlo: è solo un'impressione, magari un abbaglio da profani. Oppure forse è sempre stato così, prima di ogni elezione. Di sicuro da nessun'altra parte al. mondo, come in America, c'è gente che sa tutto e tutto studia, anche per il bene comune. Ma proprio per questo, a parte il potere, la vittoria e la. sconfitta, si resta confusi e perfino rintronati di fronte agli ultimi spot, alle bandierine stelle e strisce, ai coriandoli, ai baci, alle immagini disperate di Nassiriya E l'Atlantico si sarà anche fatto più grande, ma pure il Pacifico. Anche Kerry che rappresenta un mondo aperto e cosmopolita sembra essersi lasciato risucchiare da una logica tutta americo-centrica Un'autosufficienza che finisce per spiazzare leader come Blair e Berlusconi che hanno puntato sull'alleanza con l'America gq Il voto a Miami, dove le operazioni sono iniziate il 18 ottobre L'immagine del carabiniere a Nassiriya che compare nello spot democratico sugli errori della guerra del presidente Bush