Fuga musicale, dalla Germania a Tel Aviv di Elena Loewenthal

Fuga musicale, dalla Germania a Tel Aviv TERRE.PROMESSE Fuga musicale, dalla Germania a Tel Aviv Elena Loewenthal EJ tempo di letture israeliane. CompUce una combinazione di uscite editoriali particolarmente generosa. La letteratura ebraica di oggigiorno è un interessante intreccio di esperienze e stiU diversi: i lettori italiani hanno avuto modo, negh ultimi anni, di conoscere grandi autori sino a qualche tempo fa pressoché ignoti nel nostro paese. Che però hanno acquisito ben presto un pubblico appassionato, fedele, giustamente esigente: Yehoshua e Grossman, Oz e Shalev sono nomi ormai famihari ai frequentatori di librerie, ed è un gran bene perché la letteratura è forse una deUe chiavi mighori per capire la realtà complessa e ancora tragica di Israele e di ciò che lo circonda. Insieme a questi ed altri grandi nomi, però, Israele costituisce un mondo letterario estremamente vasto e multiforme, ricco di suggestioni ed idee. Una delle caratteristiche forse più singolari è, ad esempio, la presenza «militante» dei poeti. Sulle pagine dei quotidiani, nei dibattiti televisivi, anche nella narrativa. In Italia è abbastanza raro che un poeta compia il «gran salto» e si butti sul fronte della prosa. I poeti, da noi, restano una categoria un poco emarginata, persino nel mondo letterario: scrittori confinati al verso. Colpa, presumibilmente, di un certo timore reverenziale che la poesia ispira: forse bisognerebbe incominciare dalla scuola, proponendo non sole l'irraggiungibile Dante o i grandi poeti fondatori da venerare, ma anche altri più vicini, più «orecchiabili» per ì ragazzi. In Israele i poeti sono invece bene inseriti nel tessuto culturale del Paese, e non temono contaminazioni di genere: di questa disinvoltura sono prova i recenti libri di Yehuda Gur Arye, Vetro di Hebron. Racconti israeliani (tradotti qualche anno fa per La Giuntina da Davide Mano e ora riproposti da Garzanti, pp. 177, ^8,00) e Se l'amore è un sole infuocato di Gabriela Avigur-Rotem (traduzione di M. Patrizia Sciumbata, La Tartaruga, pp. 397, ei7,50). I primi sono racconti d'atmosfera, dove c'è molta natura, ma ci sono anche multiformi paesaggi umani. Il romanzo della Avigur Rotem, il suo secondo dopo l'epico Mozart non era ebreo (La Tartaruga 1999) è invece la storia di un ritomo, dove una vicenda profondamente intima s'intreccia con quella collettiva del paese. E' un romanzo denso, a volte ridondante pur nella sua fascinazione poetica: la traduzione risulta a tratti un po' pesante, farraginosa. Del resto non era impresa facile. Resta ancora da segnalare il «pezzo forte» di queste presenze israeliane nel nostro paese: nientemeno che una coUana intera, entro il catalogo de La Giuntina di Firenze. «Israeliana» propone come prime uscite due libri esemplari della complessità di questa letteratura, entrambi tradotti con garbo da Shulim Vogelmann. I biscotti salati di nonna Sultana di Dan Benaya Seri (nato nel 1935) conducono nelle atmosfere popolari del quartiere bucariota di Gerusalemme, attraverso gli occhi cisposi ma memori della nonna. Insieme a questo romanzo esce II Quartetto Rosendorf di Nathan Shaham, che va salutato davvero come un classico finalmente disponibUe in lingua itahana. E' la storia di una fuga musicale daUa Germania, di una Tel Aviv degU Anni Trenta - periodo cruciale di formazione e creatività neUa città -, di cinque voci che s'intrecciano suonando e raccontando, dalla penna di un grande scrittore fino ad oggi sconosciuto in Italia. elena.loewenthal@lastampa.it Nathan Shaham Il quartetto Rosendorf trad. diShuIlm Vogelmann La Giuntina pp. 360. Gì 5