Yourcenar: nell'eremo aspetta il day-after ascoltando Bob Dylan

Yourcenar: nell'eremo aspetta il day-after ascoltando Bob Dylan Yourcenar: nell'eremo aspetta il day-after ascoltando Bob Dylan Giuliana Morandinì DUE serie di interviste, poste a Marguerite Yourcenar in tempi diversi, e tuttavia ugualmente intente per riflessioni di sintesi sulla carriera, giungono preziose e siamo grati a Camillo Faverzani che le ha raccolte e le propone in tutta la loro attualità: da un lato delineano infatti un ritratto di particolare affabilità della scrittrice, dall'altro contribuiscono a chiarire alcuni punti della sua singolare concezione del romanzo storico tout court. Le prime conversazioni, a cura di Patrick de Rosbo, sono state riviste da Marguerite e radiotrasmesse nel gennaio 1971. Riguardano vari temi attinenti all'opera complessiva ed ai suoi principi strutturali: oltre che parlare dei personaggi dei romanzi e del teatro, l'autrice, sollecitata dal sensibi- ' le giornalista-critico, si confessa attomo a questioni per lei essenziali: e il dialogo segue un filo preciso, dalla ((forma» alla questione della «storia», dalla «saggezza» al ((mito». Il ritratto che ne esce è singolare per profondità ma anche per freschezza, e Marguerite stessa ammette: ((Forse è anche un bene che lo stesso scrittore abbandoni il proprio territorio per mostrarsi a viso aperto, preoccupato come tutti dai problemi del giorno d'oggi, sforzandosi di prendere posizione, almeno in parte, al loro riguardo». Passano alcuni anni ed è Jacques Chanecel a tentare, nel 1979, un incontro ancor più diretto : ((ima scappata da sogno» e non manca di aggiungere, alle sue, le domande di protagonisti insigni della cultura francese, Jean D'Ormesson, Matthieu Galey, Bertrand Poirot-Delpech, Jean-Claude Lamy, Angelo Rinaldi, Jean Mistler, Jean-Frangois Josseli, Bemard Pivot. Il risultato brillante sta nell'offirirci della scrittrice un'autentica «radioscopia». Entrambe le serie radiofoniche colgono la scrittrice nel ritiro di Mount Desert Island, Stato del Maine, al confine tra Stati Uniti e Canada: un «altrove» che filtra il contatto 6iretto con \a realtà e le permette un acuto ed ironico disincanto filosofico. Dall'eremo, Marguerite parla della sua estetica, espone le sue idee, ma ci intrattiene anche su cose inconsuete, rivela le preferenze musicali e la passione per Bob Dylan, parla del paesaggio e dei vicini che ha scelto per la sua vita, svela la corrispondenza con i lettori, si diverte a raccontarci degli scoiattoh. «Si lamenta», precisa Chancel, «del clima di Mount Desert, umido e freddo». E tuttavia Mount Desert non è solo un ritiro, è qualcosa che via via si rivela quanto mai significativo e necessario nella visione della scrittrice: è l'approdo ad una natura da raccontare e soprattutto da salvare, è l'accostarsi da un grado zero della storia, a quella storia immemore che è la geologia. Questo osservatorio appare dunque strettamente collegato alla presenza adamantina del personaggio, un nodo nel percorso di elaborazione del suo pensiero. E' come se Marguerite, dopo aver esplorato il palinsesto della storia, ed averne con rigore delineato la continuità con l'età presente, sentisse la nostra epoca minacciata da qualcosa di inedito ed è proprio questo oscuro fantasma che «la voce musicale e distinta» (avverte Chancel) pone alla nostra attenzione con la consueta chiarezza. La storia ha mostrato e mostra un'impressionante capacità di ripetersi: Hitler e Mussolini hanno agitò con una barbarie antica, e tanti sconsolanti residui come questi, tutte aberrazioni secolari, hanno dominato il '900. E' da questa continuità terribile, divorante, che la Yourcenar ha scelto degli exempla, facendoli vivere con tutte le contraddizioni, senza staccarli dal loro tempo, ma figurandoli attraverso l'ottica della modernità. Adriano, nel suo estremo raccogliere le memorie, ci si presenta sulla scena di un dramma che si va addensando: l'imperatore vive, e ne è consapevole, un momento di transizione, gli dei pagani stanno tramontando e tuttavia il Cristianesimo ancora non è se non una delle tante credenze dell'Impero. Per Adriano Roma continua a vivere, anche se poi egli registra un disagio, sottili incrinature, e quasi si sente l'ultimo testimone della pace e di un ordine dello Stato illuminato. Quanto a Zénon, intellettuale del Rinascimento, con la movimentata vita tra alchimia e libero pensiero, e la fine tragica, appartiene già al mondo che non ritrova più una stabilità pohtica e tuttavia spera di costruire qualcosa di nuovo attraverso la scienza. Il terzo personaggio storico è Marguerite stessa. Ella non vive solo nelle figure che ha animato, in Adriano e in Zénon, è quell'io venuto al mondo nelle Fiandre e di sé, della famiglia a lungo racconta in Archivi del Nord e in Care memorie. Ora, questa dorma dal volto enigmatico, che delinea la condizione della modernità, molto ha meditato sugli eventi narrati; e si è convinta che la storia è qualcosa che prende grande risalto prima di ogni fine. Così il Novecento sembra chiudersi con un'amara riflessione: non solo l'ordine dello Stato, e cioè l'idea di un mondo con sviluppo lineare, non ci appartiene più (era già qualcosa che Adriano sentiva al limite), pure la tormentata ricerca di Zénon ha prodotto fantasmi tanto che la scienza e la ragione non sembrano più avere oggi la stessa tenuta e tensione utopica. Inoltre, le atrocità di recente attraversate (e giustamente la Yourcenar ricorda i vagoni piombati delle deportazioni e degli sterminii nazisti, e Mussolini, e Hiroshima) non ci permettono più di accostare il passato con lo spirito del nuovo, come fecero gli umanisti rinascimentah con i classici ed i romantici con il Medioevo. Il deserto d'approdo della Yourcenar è del resto un deserto che parla, e racconta di un genocidio che si è consumato (quello degli Indiani d'America) e di un'ecologia che proprio in quella terra ha avvertito le prime esiziali ferite. E quindi la storia non ha più la felicità «di una mattinata di Atene» come per Adriano, è piuttosto un day after quello che prende forma in queste interviste. H messaggio circola nelle conversazioni come un vaticinio, ed un forte, secco monito viene rivolto all'uomo di oggi che sente la storia lontana perché le tecnologie con le loro accelerazioni sembrano aver prodotto uno strappo nel tempo. Con Marguerite non ci resta che tomare alla storia, e più alla saggezza e al mito, e riflettere sulla sontudine che lei ha scelto, dopo un'esistenza immersa nei viaggi, per megho guardare e giudicare gh eventi che incalzano e contemplare la sgomente cecità del nostro mondo. «Interviste sull'opera e sul divenire» degli Anni Settanta: la storia non ha più «la felicità di una mattinata ad Atene» come per Adriano, a sgomentare è la cecità del mondo Marguerite Yourcenar Marguerite Yourcenar Dalla storia al Cosmo Interviste sull'opera e sul divenire 1971-1979 a cura di C. Faverzani Bulzoni, pp. 231, Gì 5 MEMORIA

Luoghi citati: America, Atene, Canada, Hiroshima, Maine, Roma, Stati Uniti