Giuliani e Schwarzy per frenare l'effetto Clinton di Maurizio Molinari

Giuliani e Schwarzy per frenare l'effetto Clinton BUSH MANDA IN CAMPO LE DUE STELLE REPUBBLICANE DOPO IL RITORNO SULLA SCENA DELL'EX PRESIDENTE Giuliani e Schwarzy per frenare l'effetto Clinton Un centro di ricerca; c'è il rischio di un pareggio, tutto slitterebbe a gennaio Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Rudolph Giuliani e Arnold Schwarzenegger scendono in campo a fianco di George W. Bush nello sprint finale della campagna elettorale, a poche ore di distanza dall'abbraccio fra Bill Clinton e John Kerry avvenuto sul palco di Filadelfia. L'ex sindaco di New York, simbolo della reazione agh attacchi terroristici dell'I 1 settembre 2001, ha affiancato Bush a Greely, in Colorado, accusando Kerry di essere inadatto a difendere gli Stati Uniti dai nuovi pericoli del XXI secolo. «Scegliendo lui il 2 novembre torneremmo indietro al periodo pre-li settembre - ha detto Giuliani - perché Kerry è una persona che non riesce a decidere se il terrorismo è una minaccia seria o un semphce fastidio». La sicurezza è il cavallo di battagha scelto da Bush per concludere la campagna e la presenza di Giuhani - popolare anche fra i democratici - negli ultimi comizi negli Stati in bilico gh consente di sperare di conquistare i favori degh incerti. Il governatore della California, Arnold Schwarzenegger, affiancherà Bush in Ohio fra giovedì sera e venerdì mattina, ma già ieri da Menlo Park ha iniziato a bersaghare il candidato democratico irridendolo a colpi di battute: «Le zucche hanno un colore che assomiglia all'abbronzatura di John Kerry e sono tondeggianti come Ted Kennedy». L'intensità degh attacchi politici di Giuliani e sarcastici di Schwarzenegger è in crescendo e i guru repubblicani - come Matt Dowd - contano su questa forbice per demolire l'immagine dello sfidante. Bush ci ha messo del suo nel corteggiamento degh incerti, affermando che il partito repubblicano «sbagha a essere contro le unioni gay». Sul fronte opposto BUI Clinton è andato nelle sinagoghe di Boca Raton, in Florida, per evitare fughe di voti verso i repubblicani, mentre Kerry farà tre comizi in Wisconsin e in Ohio con a fianco il cantante Bruce Springsteen e la rockstar Bon Jovi, per mettere in ombra Schwarzenegger. Il tema dello sprint di Kerry è la promessa di un «cambiamento» su economia, occupazione, sanità e istruzione. Ma i sondag- gi continuano a descrivere una gara molto aperta con una forbice di previsioni che va dagh 8 punti di vantaggio per Bush dell'agenzia Tipp ai 2 punti di vantaggio per Kerry della Arg, passando per il 49 per cento pari di Rasmussen. Il testa e testa è tale che sei americani su dieci ritengono che non basterà l'Election Day per designare il presidente e gh anahsti del Few Research Center di Washington non si sentono di escludere che dalle tume esca nientemeno che la parità assoluta: 269 voti del Collegio Elettorale a ognuno dei due sfidanti. Per comprendere quanto tale esito sia vicino basta pensare che, se Bush vincesse tutti gh Stati ottenuti quattro anni fa e Kerry facesse lo stesso con quelli che ebbe Al Gore, il risultato sarebbe 278 a 260 per Bush, che però diventerebbe 269 pari se Kerry vincesse in due Stati minori come il New Hampshire (dove è in vantaggio) e il West Virginia. Se ciò dovesse avvenire, per conoscere il nome dell'inquilino della Casa Bianca bisognerebbe aspettare gennaio, quando sarebbe la nuova Camera dei Rappresentanti a eleggere il presidente, facendo esprimere un voto aUa delegazione di eletti di ogni Stato dell'unione con la maggioranza necessaria a quota 26. Ai cento membri del Senato toccherebbe invece eleggere il vicepresidente. «Se fosse così, diventerebbero cruciali il 2 novembre le elezioni nei collegi di Camera e Senato. E' uno scenario da incubo pohtico osserva la sondaggista di Washington Karlyn Bowman ma chi oggi può escluderlo del tutto?». Fra le incognite maggiori c'è la previsione di un'alta affluenza alle urne. Per Curtis Gans, direttore del Comitato per lo studio dell'elettorato americano, «se nel 2000 vi furono 106 milioni di votanti, pari al 54 per cento degh aventi diritto, questa volta la partecipazione dell'opinione pubblica è tale che si potrebbe arrivare a 118-120 milioni di votanti, pari al 58-60 per cento del corpo elettorale». Chi potrebbe avvantaggiarsene? «I repubblicani puntano a mobilitare quattro milioni di evangelici, oltre a un aumento dei voti militari e rurali, ma in ogni altro gruppo i voti in più andranno ai democratici - risponde Gans -. Quindi con 112 milioni di elettori guadagnerà Bush, mentre da 118 milioni in su guadagnerà Kerry». Con Bush e Kerry ieri impegnati in comizi in Wisconsin, il duello all'ultimo voto spiega il record di spese elettorali: la somma complessiva di repubblicani e democratici ha superato il miliardo di dollari. «Il voto degli Stati potrebbe essere 269 pari. Il presidente allora sarebbe eletto dalla nuova Camera dei rappresentanti all'inizio del 2005» Secondo gli analisti un moderato aumento dell'affluenza sarebbe un vantaggio per Bush Un'alta partecipazione favorirebbe il senatore SPALLA A SRALLA J MAR | APR ! | MAG ! GIÙ ì li.....■.^■.■.■.■.■.■.■.•.■...-.■.•.■.:v.v.-.-i: ::v...-...-.-...v.-....v.....-.v.:v:.:v:.' il.v.-:. ■.■.■.■.■.s.-:-,-.w.-.-.-,.-.-f.'i i:-,::..s.*.-s.v.'.-.v.-.i-tx,*^ ^.v.-.^.v.-.-;v...-:-...-'..v..:-...v.-- :..v.-...-.-;..-.:.-.:.v.-.-...v.-...v..v.v:: :-;-...:.v.-.v.vv.-.--v;v.v.-..'.v ' v.-.-i.-.-.. ■:^■v^■.•:^■.-.^^■.^^■.■:■: t Il senatore Kerry (al centro) all'Università del Wisconsin, uno degli Stati dove il voto è ancora incerto