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Wilkins, terzo uomo della «doppia elica»
Wilkins, terzo uomo della «doppia elica» | UN PROTAGONISTA DELLA GENETICA Wilkins, terzo uomo della «doppia elica» LO SCIENZIATO E' MORTO A LONDRA A 86 ANNI. RAPPORTI DIFFICILI E POLEMICHE CONTRASSEGNARONO TUTTO IL LAVORO CHE PORTO' ALLA SCOPERTA DEL DNA Marta Paterlini (*) M AURICE Wilkins, professore emerito al King's College e "terzo uomo del DNA", come egli stesso si era definito, è morto a Londra nei giomi scorsi all'età di 86 anni Fiumi di inchiostro sono stati versati per raccontare fatti e personaggi coinvolti nella caccia alla «doppia elica» del DNA Il primo resoconto risale al 1968. Jim Watson (che condivise il Premio Nobel con Francis Crick e Maurice Wilkins nel 1962) diede una sua personalissima versione della scoperta della struttura del DNA e dei rapporti tra i tre gruppi coinvolti dal 1951 al 1953: Jim Watson e Francis Crick al Cavendish, a Cambridge; Maurice Wilkins e Rosalind Franklin, a Londra; e Linus Pauling al Caltech di Pasadena. Molti non gradirono l'assoluta mancanza di credito che Watson diede agli altri scienziati che contribuirono pure alla scoperta del DNA. Prima fra tutti Rosalind Franklin, che morì a soli 37 anni nel 1958 e non ebbe quindi l'opportunità di replicare. Lo hanno fatto per lei l'amica Anne Sayre (1975) e Brenda Maddox, con la biografia "The dark lady of DNA" (2002). E Crick rispose a "The Doublé Helix" con la propria versione dei fatti con "What MadPursuit"(1988). Mancava all'elenco uno soltanto. La schiva voce del terzo uomo, Maurice Wilkins, si è fatta sentire recentemente con l'autobiografìa "The Third Man of the Doublé Helix" (Oxford University Press, 2004), che ora suona come un addio alle scene. Il tragitto che portò Wilkins e colleghi alla scoperta della struttura del DNA è il cuore del libro, incorniciato dagli eventi personali. L'idilliaca infanzia in Nuova Zelanda, il difficile cambiamento una volta arrivato in Inghilterra negli anni Trenta, l'impegno politico durante la guerra in Spagna e la seconda guerra mondiale, gh studi di astronomia. Da attivista contro la guerra, Wilkins diventa membro del programma per la costruzione della bomba atomica prima in Inghilterra e poi a Berkeley, in California. Dal punto di vista tecnico-scientifico la bomba di Hiroshima fu considerata un successo. Dal punto di vista umano ebbe un impatto devastante su molti scienziati, che abbandonarono disgustati la fisica. Wilkins, tra questi, decìse di dirottare l'interesse allo studio dei geni, unendosi al gruppo diretto dal dinamico Randall al King's College. Lavorando cOn il DNA di timo di vitello nel 1950 Wilkins ottenne la prima immagine ai raggi X del DNA: suggeriva una lunga e sottile molecola con una forma cristallina regolare. Fu una di queste immagini a suscitare l'interesse di Watson per il DNA. Rosalind Franklin si unì al laboratorio di Randall agli inizi del 1952 per lavorare sul DNA, su richiesta esphcita dello stesso direttore. E qui nacque la grossa incomprensione, che guastò sin dall'inizio il rapporto tra Wilkins e la Franklin. Wilkins pensava che la scienziata sarebbe stata la sua assistente; la Franklin era convinta le spettasse l'intero progetto sul DNA. Aggravata da un'incompatibilità caratteriale, la situazione si deteriorò irrimediabilmente. Wilkins si sentì deprivato del progetto, del materiale e della strumentazione per prendere le immagini ai raggi X. Proseguì, tuttavia, con i suoi studi sul DNA e continuò il suo rapporto, seppur scostante, con Cambridge. Scoprendo, molti anni dopo, che la Franklin aveva agito su suggerimento di Randall. La scienziata ottenne una nuova serie di straordinarie im¬ magini del DNA, e Wilkins ne passò una a Watson. La visione di questa fotografia aiutò Watson e Crick a completare il modello del DNA a cui stavano forsennatamente lavorando. Era una doppia elica, elemento che la Franklin aveva sottovalutato. Questo episodio, che fece infuriare la Franklin, è da sempre uno dei più chiacchierati della storia del DNA. Wilkins ammette di aver passato l'informazione della collega a Watson, sostenendo, opinabilmente, che questa contò poco o nulla agli occhi del team di Cambridge. Piuttosto, Wilkins aveva capito quanto fosse importante la relazione di complementarietà, avanzata da Erwin Chargaff (l'equivalenza tra la percentuale di adenina e timina e quella di citosina e guanina). E questa nozione, riferita a Watson, sarebbe stata invece decisiva per Watson e Crick, che bruciarono sul tempo tutti quanti. Dopo il 1953 Wilkins continuò a lavorare sul DNA aggiungendo conferme sperimentali alla struttura. Dal suo libro si scopre che egli era tutt'altro che un uomo gretto e complessato, come un esame superficiale dei suoi rapporti interpersonali poteva fare pensare e come fu spesso descritto nelle biografie dei colleghi. Era piuttosto un uomo introverso, sicuramente goffo con le donne. Colto, profondamente innamorato della scienza e politicamente molto attivo. Subito dopo il Nobel, riprese infatti il suo interesse politico per la posizione dello scienziato e della scienza nella società e aderì al Pugwash (movimento intemazionale di scienziati per il disarmo mondiale e la pace). "The Third Man of the Doublé Helix" non aggiunge nessuna illuminante e consistente rivelazione sugli avvenimenti dietro le quinte del DNA, come ci si poteva aspettare. La parte più interessante è la visione di Wilkins sulla scienza in generale. La scienza fatta di tentativi a vuoto, di sbagli, di confusione che convergono alla fine verso la strada giusta. Lo spirito di collaborazione sarebbe il fondamento della scienza, che non dovrebbe essere basata sulla competitività e l'assenza di scambio di informazioni. Forse il rimpianto per un incontro diverso con Rosalind Franklin. (*) Rockefeller University, Usa CONDIVISE NEL 1962 IL PREMIO NOBEL CON WATSON E CRICK. . LA CONTROVERSA VICENDA CON ROSALIND FRANKLIN, MORTA A 37 ANNI, EI SUOI TRASCORSI COME FISICO DELLA BOMBA ATOMICA
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