«Mercenari al servizio degli Usa i 4 italiani rapiti» di Guido Ruotolo

«Mercenari al servizio degli Usa i 4 italiani rapiti» CUPERTÌNO, STEFIO, AGLIANA E QUATTROCCHI (POI UCCISO) NELLE MANI DEI TERRORISTI IRACHENI PER 56 GIORNI «Mercenari al servizio degli Usa i 4 italiani rapiti» Bari, secondo l'ordinanza del gup t Guido Ruotolo ROMA Non usa mezzi termini il gup di Bari, Giuseppe De Benedictis, nel definire gli ex ostaggi italiani Maurizio, Aghana, Umberto Cupertino, Salvatore Stefio (e Fabrizio Quattrocchi), «mercenari o, quantomeno, "gorilla" a protezione di uomini dì affari in quel martoriato paese (l'Iraq)». Anzi, il gup affonda u dito nella piaga: «Gli italiani erano veri e propri fiancheggiatori delle forze della coalizione e questo spiega, se non giustifica, l'atteggiamento dei sequestratori nei loro confronti». Così, come un fulmine a del sereno, il passato che sembrava dimenticato riaffiora prepotentemente. E divìde. Il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, An, accusa una parte della magistratura di essere «totalmente irresponsabile e distante dalla realtà». H forzista Fabrizio Cicchitto, accusa il gup dì «dare una copertura ai sequestratori e agli assassini». Il Verde Pecoraro Scanio chiede al governo «di riferire immediatamente in Parlamento». A chi lo ha incontrato ieri sera, sorpreso pgr il «clamore» e le polemiche politiche. De Benedictis ha precisato che «quel "se non giustifica" si intende per "ma non giustifica"», ratteggian),epto dei sequestratori. ' ' ',.,, Era il giorno di Pasquetta, e a Baghdad scomparvero Salvatore Ji, -Agliana, Maurizio Gupertino, Fabrizio Quattrocchi e Salvatore Stefio. Il sequestro fu rivendicato dalle "Brigate Verdi dì Maometto", con un video che mostrava gli ostaggi. Due giorni dopo la rivendicazione, ì sequestratori uccisero il povero Fabrizio Quattrocchi. I tre ostaggi itahani, insieme a un polacco, furono poi liberati nel corso di un blitz americano. Nei giorni del sequestro, la Procura di Bari e quella dì Genova (per l'omicìdio Quattrocchi a procedere è Roma) aprirono una indagine congelata in attesa dell'esito del sequestro - sul «reclutamento» dei quattro operatori dì sicurezza. Bari, ha iscritto sul registro degh indagati Giovanni Spinelli (in concorso con altri), il reclutatore di Cupertino, Agliana (e Forese Dridi), Genova, Paolo Simeone, Valeria Castellani e Davide Giordano, reclutatoli di Quattrocchi. L'ipotesi degh inquirenti è che gh indagati procedevano «nel territorio dello Stato, e senza l'approvazione del Governo, all'arruolamento (dei bodyguard, ndr) affinché militassero in territorio iracheno in favore di forze armate straniere (angloamericane, perla precisione) in concerto ed in coope- razione con le medesime, in contrapposizione a gruppi armati stranieri». Una ipotesi investigativa dì partenza più attenuata rispetto alla contestazione, prevista dall'articolo 2 della legge 210 del 1995, che punisce il cittadino italiano che, senza essere inquadrato nelle forze armate, «prenda parte attiva a un conflitto armato». Nell'ambito della inchiesta barese, gh investigatori, intercettando Giovanni Spinelli, difeso dal professore Carlo Taormina, hanno avuto la certezza che l'indagato stesse per raggiungere il Brasile, insomma volesse espatriare. Da qui, la richiesta del pm dì procedere con «il divieto dì espatrio», che il gup De Benedictis ha accolto ma che poi il Tribunale del Riesame ha rigettato. Nel provvedimento del gup, si ricostruiscono alcuni passaggi deli l'inchiesta in coj-so dal quale emergono alcune conferme alle ipotesi investigative. Paolo Casti, «Mamutones», arruolato in Iraq da Paolo Simeone nel febbraio scorso - prima di Agliana, Cupertino, Forese e Stefio - ha raccontato ai magistrati che trovò a Baghdad Quattrocchi e Simeoni che doveva «reclutare una squadra di undici persone»: «In Iraq - spiega Casti - avevamo il potere di fennare e controllare le persone, e in caso di necessità dì aprire il fuoco, sempre e solo in risposta ad attacco armato. Preciso che questa attività era svolta con l'avallo della sicurezza dell'albergo, della polizia irachena ivi presente, e delle stesse forze della coalizione (militari americani) che autonomamente o su nostra richiesta, ci coadiuvavamo nell'espletamento delle nostre attività». Per quanto riguarda la tranche barese della inchiesta sul reclutamento, punto di riferimento e snodo fondamentale sembra essere stata la società «Presidium International Corporation», perla quale lavorava Spinelli. E' lo stesso indagato a rivelarlo in una intervista. Scrive il gup: «Le indagini espletate, in particolare le dichiarazioni dei due ostag¬ gi Agliana e Cupertino e di altri testi, permettevano di approfondire la natura dei rapporti tra Spinelli e la "Presidium Corporation" e, soprattutto, la reale funzione svolta in Iraq dagli, uomini arruolati in Italia dallo Spinelli per conto di tale società estera». Le sue attività, sostiene il gup, configurano la «Presidium Corporation come un centro di addestramento e di arruolamento di mercenari». Un testimone. Forese Dridi, ha depositato all'autorità giudiziria una copia del contratto preliminare sottoscritto in Italia e propostogli da Spinelli per conto della «Presidium Corporation»: in cambio di 7.000 dollari al mese. Forese andava a lavorare in Iraq «come operatore di sicurezza con in dotazione una mitraglietta tedesca MP-5 calibro 9 Parabellum e una pistola semiautomatica del medesimo calibro». Le stesse anni, annota il gup, «considerate da guerra secondo la legislazione itahana», fomite «da Simeoni ad Agliana e Cupertino al momento del loro arrivo a Baghdad». Un altro testimone, Cristiano Meli, «ha dichiarato dì aver lavorato con il Simeoni a Bassora - «piccoli lavoretti» - a protezione di società umanitarie americane e nelTaddestramento di guardie irachene». Per Meli, riporta il gup, «i quattro itahani sequestrati vennero richiesti in Iraq in quanto tale Maloom, cittadino americano di un'altra agenzia di j "sicure??a", tale BearingFoint, aveva detto loro che avevano bisogno di una squadra di protezione seria». Per il magistrato «erano veri e propri fiancheggiatori e questo spiega, se non giustifica, l'atteggiamento dei sequestratori» t I quattro italiani rapiti in Iraq nel primo drammatico fermo Immagine dal video di Al Jazeera: il terzo da sinistra è Fabrizio Quattrocchi, che sarà ucciso