Frattini all'opposizioni «Voto bipartisan sulla Costituzione Uè»

Frattini all'opposizioni «Voto bipartisan sulla Costituzione Uè» APPELLO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI: IL SI' ENTRO NATALE Frattini all'opposizioni «Voto bipartisan sulla Costituzione Uè» «E' interesse dell'Italia, non della maggioranza, concludere in fretta in modo positivo. Se riuscissimo a farlo, riprenderemmo il ruolo di bandiera dell'integrazione europea 47 anni dopo i trattati di Roma» intervista Emanuele Novazio ROMA LI ITALIAdevedareunsegiiai le all'Europa ratificando per prima la Costituzione europea, entro Natale, e con un voto bipartisan». A una settimana dalla firma in Campidoglio del Trattato costituzionale, Franco Frattini lancia un appello all'opposizione in piena sintonia con il presidente del Consiglio: «E' interesse dell'Italia, non della maggioranza, concludere in fretta con un voto positivo. Per il governo italiano, per tutta la maggioranza che lo sostiene, è l'occasione per stroncare sul nascere le più o meno dirette retoriche su un suo presunto antieuropeismo: daremmo un segnale con i fatti. Condividendo l'appello del governo, l'opposizione assumerebbe ima corresponsabilità nel processo costituente d'Europa», dice il ministro degli Esteri alla Stampa. Niente referendum, dunque? Una larga maggioranza della gente ha ormai compreso che questa Costituzione non crea un Superstato europeo né un'Europa federale, e non mortifica l'identità dei popoli. Ci si possono ritrovare sia quanti, come me, sono da sempre convinti che l'Europa è un grande vantaggio e non un grande pericolo; sia quanti, come i leghisti, hanno sempre sottolineato l'attenzione alle identità nazionali. Possiamo chiudere entro la fine dell'anno: presentando immediatamente dopo la firma in Campidoglio il disegno di legge, il Parlamento potrà esaminarlo durante la sessione di bilancio perché non comporta oneri. Se riuscissimo a farci questo grande regalo di Natale, come è tecnicamente possibile, daremmo all'Italia il ruolo che 47 anni dopo i trattati di Roma toma a competerle: quello di bandiera dell'integrazione europea». L'opposizione però è divìsa, Bertinotti ha già detto che voterà contro. «Anche il partito di Cossutta e i Verdi hanno seri dubbi. Ma se leggesse il trattato senza pregiudizi, anche la sinistra più radicale scoprirebbe che le politiche socia11 vi hanno un particolare valore. E' una Costituzione in cui tutti si possono ritrovare e che tutti dovrebbero votare». E' sicuro che la Lega non farà difficoltà? «Nei momenti in cui è in gioco l'interesse del governo e del Paese la Lega c'è. C'è stata quando ha dovuto comprendere die alcune modifiche alla riforma della nostra Costituzione erano utili, ed è caduto il tabù secondo cui il testo del Senato era intoccabile. Calderoli e Speroni comprenderanno che sarebbe impensabile creare una barriera di fronte a un trattato negoziato e approvato dal presidente del Consiglio. Non vedo la possibilità di un ostacolo formale: vedo invece la possibilità di un dibattito pohtico aperto alle perplessità degli amici della Lega». Che succederà se la Francia, uno dei Paesi fondatori con forti perplessità sul trattato, lo respingerà con il referendum di primavera? «Biscbieremmo la dissoluzione del processo politico europeo. Cadrebbe il sogno di Schumann, De Gasperi e Adenauer, cadrebbe qualsiasi prospettiva di far contare l'Europa sulla scena intemazionale. Una catastrofe per l'Europa. Ma se ciò accadesse nessuno potrebbe più venirci a parlare di strapotere unilateralista degli Stati Uniti, di Europa che vuole essere attore per la pace, di Europa che vuole essere produttore e non solo consumatore di sicurezza». Chirac ha fatto un errore a scegliere il referendum, dunque? «In Francia il dibattito tocca direttamente il partito del Presidente della Repubblica e il principale partito di opposizione: Chirac ha fatto un gesto doveroso e coraggioso che potrà rafforzare la sua autorevolezza». Vede un legame, in Francia, fra dubbi sulla Costituzione e ingresso della Turchia nella Uè? «Credo sia stato proprio per questo che Chirac ha annunciato un referendum anche sull'ingresso della Turchia, alla fine del percorso. Lo sganciamento fra i due referendum è giusto ^Parlamento e nello stesso partito di Chirac oggi prevalgono i dubbi. Un referendum alla fine del percorso significa invece valutare un risultato: la Commissione ha precisato che se la Turchia Gambiera rotta durante un negoziato che durerà 8 o 10 anni, il negoziato sarà sospeso». Anche la Lega vuole un referendum sulla Turchia nella Uè. «La mia risposta a chi in Italia ha dubbi - ambienti cattolici, la Lega - è che sarà il negoziato a dare le risposte e rassicurare quanti oggi chiedono un referendum. Non è sbagliato aprire un negoziato oggi, è sbagliato anticipare le risposte. Se si dice no al negoziato si nega il grandissimo passo avanti fatto dalla Turchia. Si nega quello che Berlusconi ha sempre sostenuto, cioè che questo Paese laico abitato da musulmani è simbolicamente la risposta migliore a chi vuole lo scontro di civiltà. E si dimentica che la Turchia è un Paese strategicamente importante per la lotta al terrorismo e la sicurezza collettiva del continente». Non crede che per la Lega il referendum sulla Turchia possa diventare una durevole bandiera politica, di mobilitazione? «Una bandiera legittima che non chiediamo alla Lega di non sventolare. Ma i criteri di Copenaghen li abbiamo stabiliti insieme, e tutto il governo Berlusconi ha detto sì alla Turchia qualora i criteri siano rispettati». Pensa che a dicembre l'Ue dirà si ai negoziati? «Bisognerà vedere piuttosto quando ne sarà fissato l'avvio. Spero prima dell'estate. Molto dipenderà da come sarà sottolineata la possibilità di sospendere il negoziato e il suo legame con l'iter delle riforme». Crede alla possibilità di un «Buttiglione dimezzato»? «Un taglio delle competenze di Buttiglione non è auspicabile, ma sono convinto che Barroso troverà ima soluzione equilibrata. Abbiamo avuto fiducia in lui fin dall'inizio, Berlusconi è stato il primo capo di governo a proporlo ai colleghi europei. Ci fidiamo delle sue scelte». Il governo sarebbe disposto a sostituire Buttiglione? «La scelta è stata fatta. Buttiglione è la scelta dell'Italia». Lei resta fedele all'idea di un seggio europeo nel Consiglio di sicurezza? 0 Powell le ha promesso l'appoggio americano per un seggio italiano, come qualcuno suggerisce? «H senso delle parole di Powell è un si all'appello mio e delle comunità italo-americane per una riforma condivisa del Consiglio di sicurezza. Abbiamo chiesto agli americani di essere garanti di una riforma che non escluda una parte consistente dei Paesi membri dell'Onu s sfoci in una organizzazione più democratica e rappresentativa, con ogni area regionale rappresentata nel Consiglio di sicurezza. Per noi questo significa dare un seggio all'Europa». Se vincesse Kerry i rapporti fra Stati Uniti ed Europa diventerebbero più facili? «Qualunque amministrazione americana può e deve vedere nell'Europa un alleato strategico e un punto di riferimento. Negli ultimi decenni l'America ha sempre visto nell'Europa un partner a cui però chiedere qualcosa. Noi europei invece continuiamo ad avere lo stesso problema che avevamo quando Kissinger chiedeva che numero doveva fare per parlare con l'Europa. Sta a noi porgere agli Stati Uniti un'unione politica coesa: è dalla nostra coesione che traiamo forza contrattuale, è dalla nostra divisione che deriva la nostra debolezza. Grazie alla sua Costituzione l'Europa deve cominciare davvero a crescere con l'integrazione politica e la strategia militare: e sr finalmente dicessimo che gli inve^tunenti in ricerca e difesa escono dai parametri del 30Zo daremmo un segnale molto concreto in questa direzione». «Bertinotti, Cossutta e i Verdi hanno seri dubbi? Se leggesse il trattato senza pregiudizi, anche la sinistra più radicale scoprirebbe che le . politiche sociali vi hanno un particolare valore E' una Carta in cui tutti si possono ritrovare e che tutti dovrebbero votare» Il ministro degli Esteri Franco Frattini: «Spero in un voto bipartisan»