Caso Buttiglìonef in arrivo la soluzione di Barroso di Enrico Singer

Caso Buttiglìonef in arrivo la soluzione di Barroso DOMANI IL NEOPRESIDENTE PRESENTERÀ' LA SUA PROPOSTA ALL'EUROPARLAMENTO Caso Buttiglìonef in arrivo la soluzione di Barroso Le ipotesi: cambio di portafoglio, rimpasto, scorporo di competenze, garanzie personali Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES Il democratico-liberale Graham Waston dice che Manuel Barroso «ha capito che non può ignorare il Parlamento». Il socialista Martin Schulz è convinto che «sta preparando qualche novità». E U popolare Hans-Gert Poettering assicura che «una soluzione sarà trovata prima della prossima settimana». I leader dei tre gruppi politici più forti dell'Unione hanno incontrato il presidente della futura Commissione europea e su una cosa sono d'accordo: il successore di Romano Prodi non vuole che le polemiche esplose attorno a Rocco Buttiglione mettano a rischio il voto di fiducia per l'insieme dell'esecutivo che dovrà essere pronunciato il 27 ottobre a Strasburgo. Dalla linea della «totale fiducia» a tutti i nuovi commissari, sostenuta all'indomani delle prime critiche, sembrano passati anni luce. Certo, Barroso non vuole stravolgere la sua squadra. Ma sta studiando una via d'uscita. Già oggi ne parlerà con Gerhard Schroeder a Berlino e, domani, la proporrà alTEuroparlamento. Le ipotesi sul tavolo del presidente designato sono almeno quattro. Un cambio di portafoglio, un mini-rimpasto, lo scorporo di alcune competenze, una garanzia personale di controllo sul collegio. Una scala di soluzioni dal peso pohtico diverso, ognuna con i suoi prò e i suoi contro. Il cambio di portafoglio è la più radicale. E' quella che chiedono i socialisti del Pse, oltre ai Verdi e ai comunisti del Gue. Ma è anche quella che Barroso cerca di evitare. Per non smentirsi: è lui che ha distribuito gli incarichi. E per non mettersi in rotta di collisione con Buttiglione e con il govemo Berlusconi che è stato uno dei suoi maggiori sponsor nella corsa a Bruxelles. Senza contare che un cambio secco di portafoglio comporta l'accordo dell'altro commissario coinvolto. Le voci che s'intrecciano in un rinnovato toto-commissari parlano di uno scambio Buttiglione-Ban-ot. Dalla Giustizia, libertà e sicurezza ai Trasporti, insomma. Ma chi assicura che il francese Jacques Barrot e il govemo di Parigi, soprattutto, sarebbero d'accordo? Per la Francia - che con la Germania aveva rivendicato un incarico influente in campo economico i Trasporti sono molto più strategici della Giustizia. L'altro scambio secco di cui si parla è quello Buttighone-Kovacs. Il socialista ungherese Laszlo Kovack, destinato all'Energia e oggi ministro degh Esteri di Budapest, è un altro dei commissari contestati nelle audizioni parlamentari e non potrebbe troppo discutere uno spostamento. Ma in questo caso il passo indietro sarebbe per il commissario itahano. Ecco, allora, l'ipotesi del mi- ni-rimpasto. Apparentemente giù complicata - coinvolgerebe almeno tre commissari avrebbe il vantaggio di diluire i maldipancia. Perché Barroso darebbe ascolto ai veti incrociati dei tre schieramenti politici. Lo scenario vedrebbe la liberale danese Mariann Fischer Boel anche lei contestata nelle audizioni - cedere il posto al popolare Buttiglione e passare a quello del socialista Kovacs. La signora Fischer Boel è destinata all' Agricoltura: portafoglio molto importante in Europa e molto interessante per lltalia. Gh equilibri sarebbero rispettati. Ma la soluzione che Barroso sembra preferire è un'altra. E' lo scorporo di alcune competenze dal portafoglio di Rocco Buttiglione che rimarrebbe, comunque, quello della Giustizia, libertà e sicurezza. I diritti di donne e omosessuah passerebbero agh Affari sociah (del socialista ceco Vladimir Spidla), il pluralismo dei media alla popolare lussemburghese Viviane Reding (Società dell'informazione). Sarebbe ascoltata la «voce del Parlamento» senza stravolgere la squadra. E senza riaprire la girandola delle audizioni parlamentari che un rimpasto imporrebbe. La quarta ipotesi è quella della «dichiarazione di garanzia» di Barroso sul collegio così com'è. Ma appare la meno probabile. Perché sul tavolo del presidente designato ci sono anche dei numeri: i conti del voto di fiducia, e non sono rassicuranti. In luglio, quando il Parlamento si prununciò su di lui, Barroso ottenne 413 sì, 251 no, 44 astensioni e 3 schede nulle. A favore, voto più, voto meno, la somma dei 268 del Ppe, degh 88 dell'Adle (democratico-liberali) dei 27 delTUen (destra) e dei 37 euroscettici. 1200 del Pse, i 42 dei Verdi, i 41 del Gue e i 28 non iscritti si divisero tra i no e le astensioni. Adesso i rapporti di forza sono cambiati perché nel fronte dei critici sono entrati democratico-liberali ed euroscettici. E lo stesso Ppe è diviso, con i 28 conservatori britannici più per l'astensione che per il sì. In attesa della formula di compromesso. Josè Manuel Durao Barroso

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