Il Berlusconi di Gallipoli che votava per D'Alema

Il Berlusconi di Gallipoli che votava per D'Alema L'MPRENDITORE VINCENZO BARBA (POLO) SFIDA LORENZO RIA DELL'ULIVO: «IL CAVALIERE CAMBIA L'ITALIA, IO IL SALENT0» Il Berlusconi di Gallipoli che votava per D'Alema Jacopo lacoboni L' UOMO che cerca di subentrare a Massimo D'Alema è uno dei grandi elettori di Massimo D'Alema. Il fatto è che si candida nel Polo. «Sì nel 2001 dissi che avrei votato D'Alema», rivendica Vincenzo Barba, il candidato della Casa delle libertà alle elezioni suppletive dì Gallipoli di domenica prossima. «Ma che vuole? Io ero impegnato per Mantovano, poi però ho avuto un profondo ripensamento, anche spirituale, mi so' detto "D'Alema è un uomo libero e io non ho incarichi di partito, come possiamo far mancare il nostro voto a un politico della sua statura?". Vabbè, era 'u presidente dei Ds, però era anche uno statista!». E D'Alema, all'uninominale, passò. Barba benedicente, «lo votai e lo feci votare, per quanto mi era possibile». Ma quello «era tutto un altro momento storico», mica si poteva lasciare a casa uno statista; invece «adesso abbiamo le palle piene, non sulamente noi del Salente ma specialmente noi, ora serve la svolta, la svolta vera». E come è noto, tutte le svolte vengono da Gallipoli. Nel 1994 chi se lo scorda, pro¬ prio D'Alema e Rocco Buttigliene si erano visti a pranzo sulla terrazza del ristorante II bastione per ragior nare dell'ipotesi di un'alleanza antiberlusconiana e costruire le fondamenta dell'Italia post Tangentopoli. Poi come si sa le cose andarono diversamente, dopo differenti traversie sia l'ex comunista che il filosofo scelsero lidi europei, e quanto perigliosi. Però che pranzo, allora, e che impulso che ne venne al made in Gallipoli e alle magnifiche burrate del posto. Ricorda Barba che la tavola imbandita fu a base di sarago e squisiti bianchi locali. D'Alema disse al commensale filosofo «di sicuro non è d'allevamento, come succede alle orate e alle spigole». E Barba, che è un esperto di pesce, conferma, «teniamo il miglior pesce della costa, orate, spigole, saraghi... io stesso sono membro dei consigli di diversi organismi di settore nella pesca». Più che un hobby, un lavoro. Utile anche a concludere accordi politici. Certo il .vero lavoro dell'uomo che domenica prossima sfiderà il margherite Lorenzo Ria, ex presidente della provincia di Lecce, è fare l'imprenditore nel settore della distribuzione petrolifera. È quello il tratto che, lasciato D'Alema, più lo avvicina a Berlusconi. Oltre naturalmente al fatto, di essere anche lui proprietario e presidente di una squadra di calcio, il Gallipoli. «Io un Berlusconi pugliese? Sono l'imitazione in piccolo...», scherza amabile questo quarantaduenne vitalissi¬ mo, che ha appena finito la quarta miniriunione in mezzo pomeriggio. E c'è da ascoltare la richiesta del disoccupato, l'offerta di voto del maggiorente, le ansie degli alleati «che sono sempre preoccupati»... Barba è ima fucina di progetti e riferimenti politico-culturali, mica partitici. Oltre a D'Alema c'è il Cavaliere, naturalmente. «Berlusconi sta cambiando l'Italia, io voglio cambiare il Salente». C'è il Kant di Buttiglione, «uno di quei personaggi che vanno inclusi nella categoria dei number one, ma come vogliamo metterci a discutere la cultura e il comportamento morale di quest'uomo?». Figurarsi. Ci sarebbero quei problemini causati dalle sue frasi a Et Pais che non hanno entusiasmato gli europarlamentari, ma secondo Barba «quelle cose sull'omosessualità non credo abbiano inciso più di tanto. Lo volevano bocciare per degli accordi pobtici, e l'hanno bocciato». Semmai se proprio c'è un appunto da fare al commissario designato è che un number one come lui «non ha mai potuto trova¬ re troppo tempo per dedicarsi ai problemi della base». La pesca, la disoccupazione, i giovani che non trovano una strada. Problemi che adesso, se sbarcherà a Montecitorio, promette di risolvere o almeno affrontare Barba: «Siamo stufi di questo Ria, ha governato per più di dieci anni, non può presentarsi qui come se arrivasse ora da Torino o da Milano». Barba invece si presenta - chi vi ricorda? - come u' figlio del popolo che ce l'ha fatta. Un antipolitico, «non sono uno di questi qua che vivono di stipendio». Uno che ha costruito un impero fluì dice «piccolo», l'agenzia Apcom lo presenta come «uno dei più ricchi contribuenti pugliesi»). Uno che ha riportato il Gallipoli in serie D dopo tanto tempo, e i giornali locali scrissero misurati «il Gallipoli torna in D dopo 26 anni al termine di un campionato di Eccellenza che definire trionfale è poco». E in questa stagione? «Siamo primi, naturalmente». Aggiunge: «E saremo primi anche lunedì prossimo». Non si capisce se in campionato o alle suppletive, ma suona il telefono, dnin, è campagna elettorale e c'è un notabile locale, «grazie dell'attenzione, dottore, grazie del suo appoggio, saluti alla signora»... Un incontro pubblico della campagna elettorale perlesupplettive a Gallipoli dove si sfidano Vincenzo Barba, del Polo e Lorenzo Ria dell'Ulivo I