Il no dei costituzionalisti «Così si va alla paralisi» di Giacomo Galeazzi

Il no dei costituzionalisti «Così si va alla paralisi» I PARERI DI LEOPOLDO ELIA, STEFANO CECCANTI, MICHELE AINIS E AUGUSTO BARBERA Il no dei costituzionalisti «Così si va alla paralisi» «Vogliono blindare il premier e invece ne fanno un re travicello» «Il nostro Paese sarà un unicum nelle democrazie parlamentari» Giacomo Galeazzi ROMA La riforma sotto la lente dei costituzionalisti. «Per me è stato uno shock sentire il vicepremier Fini definire risibili le preoccupazioni sulla democraticità del sistema». Il presidente emerito della Corte Costituzionale Leopoldo Elia «boccia» la riforma della Costituzione. «E' molto grave aver trasferito a livello nazionale le misure anti-ribaltone delle Regioni e dei Comuni - spiega Elia -, c'è un divario tra ciò che decide un Consiglio regionale e il Parlamento dove si definiscono questioni fondamentali, i diritti sociali e di libertà. Ora sarà possibile ricattare i deputati: se non approvano le sue proposte il primo ministro potrà scioghere la Camera e rimandarli a casa. L'unica scappatoia, sulla carta, è la sfiducia costruttiva con l'indicazione del nome del successore, ma si tratta di una soluzione fittizia perché si deve ottenere la maggioranza dell'assemblea». Per «blindare» il premier e impedirne la sostituzione basterà un manipolo di 15-20 fedelissimi, che possono essere «oggetto di campagna acquisti come avvenne per i cinque, sei senatori necessari al Polo nel '94». Quindi, il premier resta in carica pure quando la sua coalizione gli volta le spalle. «Se la maggioranza dei laboristi lo sfiduciano, Blair viene messo da parte, come è accaduto nella storia europea a Churchill, Adenauer, Brandt, Thatcher, e neppure il presidente Usa può scioghere le Camere - precisa Elia -; da noi, invece, chi vince h elezioni avrà una "polizza sulla vita" di cinque anni, senza alcuna considerazione per le evoluzioni dello scenario pohtico. Così il premier assoluto potrà fare cose sconvenienti e nessuno saprà contrastarlo». Il presidente della Repubbhca, infatti, è stato spogliato dei poteri essenziali, incluso quello di sciogliere la Camera, «l'unico ramo del Parlamento che vota la fiducia e che a sua volta è sotto schiaffo, per la minaccia-scioglimento, mentre il Senato è un'incognita. Un "unicum" nelle democrazie parlamentari». Stefano Ceccanti, docente di diritto costituzionale all'Università «La Sapienza» ed esperto di sistemi elettorali, più che la rottura dell'unità nazionale, nel futuro dell'Italia vede uno Stato disorganizzato e paralizzato, incapace eli governare i processi politici, economici e sociali. «Qualche positiva correzione è avvenuta in quest'ultimo passaggio, come il sostanziale svuotamento della "devolution" e alcuni interventi sugli elenchi di materie del Titolo Quinto (più spazi al centro in materia di telecomunicazioni, energia, infrastrutture) - evidenzia Ceccanti - però la correzione al rapporto centro-periferia ha finito con l'essere eccessiva, ricadendo in un chiaro centralismo. Si è sommato alla possibilità di ricorso alla Corte, la riproposizione della clausola di interesse nazionale giustamente eliminata dal centrosinistra dal titolo quinto e un'amplissima clausola di supremazia». Per Ceccanti, il ((premierato assoluto» stabilizza sì la maggioranza per la legislatura, ma coi paradossi di un premier che con pochissimi deputati che continuino ad appoggiarlo finisce col rendersi insostituibile impedendo l'ascesa di un successore; e, per altro verso, segretari di piccoli partiti possono minacciare non solo la crisi di governo, ma quella della legislatura». Il costituzionalista Michele Ainis spera che il Senato corregga alcuni aspetti di una «brutta riforma» che manca di chiarezza. «Si sceglie una strada? Bene, si vada fino in fondo osserva - adesso invece si procede in modo confuso. Il premierato sembra andare verso un modello neo-autoritario, invece, per certi aspetti, è vero il contrario: il primo ministro sarà impossibilitato dal sistema anti-ribaltone a cercarsi in Parlamen¬ to una nuova maggioranza». Poi il Senato non si sa bene quali funzioni abbia e anche il federalismo per certi aspetti fa un passo indietro grazie all'introduzione del concetto di interesse nazionale che permette di riconquistare competenze passate alle Regioni. «B risultato - commenta Ainis - sarà un "boom" di ricorsi alla Corte Costituzionale per i conflitti fra Stato e autonomie locali». Augusto Barbera non crede ad un rafforzamento del premier. «In realtà il primo ministro diventa un re travicello, ostaggio della sua maggioranza», sottolinea il costituzionalista. Pericolo per la democrazia? «Semmai per un govemo debuie, non per uno.forte - risponde Barbera -; certo una situazione confusa creata da un testo pasticciato. Ora il Senato, che pure può avere una maggioranza diversa rispetto a quella della Camera politica, è in grado di paralizzare l'attività di govemo. E per questo non dà la fiducia al govemo, ha poteri di intervento tali da determinare la paralisi del procedimento legislativo. Un sistema che dà alla seconda Camera poteri che al mondo non ci sono in nessuno Stato federale». E in caso di conflitto tra i due rami del Parlamento si rimanda la decisione a una commissione paritetica Camera-Senato. E questa si configurerà come una terza assemblea parlamentare». Nessun rafforzamento della funzione di govemo, quindi. «Se per esempio Berlusconi volesse sostituire la Lega o l'Udo con qualche altro partito, non può farlo: deve andare a casa, n problema dell'Italia non è più il ribaltone: il problema è assicurare forza e coesione alla maggioranza e al govemo. Riequilibrare il potere di condizionamento che oggi hanno i partiti, nella coalizione eh centrodestra come in quella di centrosinistra. Qui il problema non si risolve. Anzi si aggrava». |\LTR0V3 ■S di Guido CeronettiHH Ci deve pur essere una ragione se, con tanti beni a disposizione e tanto capitale di salute fisica in più, là dove l'ebetudine non ha cotto la mente e la coscienza è sveglia, ci sono infelicità e solitudini che si è sempre meno in grado di reggere, disperazioni che annientano e distruzioni cerebrali precoci, e il viaggio «al termine della notte» ha cessato di essere un limite. Ci si addentra sempre più nella notte e la morte, invece di apparire come liberatrice, imprime su ogni istante di vita un terrore sempre uguale. Ci hanno amputati del dono strappato agli Dei da Prometeo - le cieche speranze? Ci hanno lasciato delle spiritualità da supermercato, ridicolizzando e insozzando (o rendendo inerti sotto anatomie accademiche) le più autentiche ed eretiche? E' un caso che le guide più seguite siano degli spaventosi assassini? Perché tanta infelicità? Perché? Il fi/oso/o ignoto Il segretario dei Ds Piero Fassino si complimenta con Ciriaco De Mita al termine del suo intervento

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