GLI CHEF INGRASSANO L'ETA di Fabrizio Rondolino

GLI CHEF INGRASSANO L'ETA UNA TASSA RIVOLUZIONARIA GLI CHEF INGRASSANO L'ETA abbiano questo proprio certo è Fabrizio Rondolino LA notizia secondo cui quattro chef baschi avrebbero versato ciascuno più di settantamila euro all'Età come «imposta rivoluzionaria», segna un salto di qualità tanto nel terrorismo armato, quanto, e soprattutto, nell'alta cucina. Non è chiaro, dalle dichiarazioni del pentito basco José Luis Beotegui, se i cuochi siano stati vittime di un ricatto o se scelto di aiutare in modo la causa del popolo. Quel che è che non si tratta di quattro ragazzi alle prime armi: Martin Berasetegui, Juan Maria Arzak e Fedro Subjana sono i creatori e i mentori della «nuova cucina basca», o «cucina basca d'autore», come ama chiamarla Arzak, proprietario dell'omonimo ristorante di San Sebastian che da quindici anni si fregia delle tre stelle Michelin. Il quarto cuoco, Karlos Arguinano, per di più ispira e dirige un frequentatissimo sito internet di ricette. Non dissimilmente dall'Ira, anche l'Età gode di una certa diffusa simpatia in Europa, quasi avvolgesse queste organizzazioni un'aura romantica, e da loro ci giungesse l'eco nostalgica di una stagione rivoluzionaria in realtà ampiamente conclusa; o forse perché effettivamente questi gruppi hanno radicamento e legami che mancano del tutto ad altre organizzazioni terroristiche. Immaginiamo allora che anche questi quattro cuochi, tutti intorno alla sessantina e oltre, benestanti e creativi e naturalmente un poco sovrappeso, nutrano una qualche simpatia per il separatismo basco, o quantomeno non lo condannino come meriterebbe, e che dunque abbiano spontaneamente contribuito attraverso gli anni al finanziamento dell'Età, coniugando così le due maggiori specialità basche, la buona cucina e il separatismo appunto. Abituati nella provincia italiana alla recente trasformazione dello chef in maìtre-à-penser e all'impazzare in televisione e sui rotocalchi dei «cuochi dei leader» - brillanti di luce propria, come il Vissani di D'AIema, o di luce riflessa, come il Michele di Berlusconi -, scopriamo oggi con sorpresa e una punta di sconcerto che la Spagna, anche su questo fronte, ci ha ampiamente superati ed è senz'altro all'avanguardia sulla questione cruciale del rapporto fra haute cuisine e politica, fra fornelli e potere, e anche, oseremmo dire, fra cibo e rivoluzione - la quale per la verità, ammoniva il presidente Mao, «non è un pranzo di gala».

Persone citate: Arguinano, Arzak, Berlusconi, José Luis Beotegui, Juan Maria Arzak, Mao, Martin Berasetegui, Subjana, Vissani

Luoghi citati: Europa, Spagna