La stella di KEPLERO

La stella di KEPLERO La stella di KEPLERO Franco Gàbici{*) : UATTRO secob fa, il 9 o ilio ottobre del 1604, l'anno in cui Cervantes scriyeya il «Don Chisciotte» e'Shakespeare dava alle stampe «Amleto», avveniva in cielo un fenomeno straordinario: nella costellazione del Serpentario (Ophiucus) apparve una stella "nuova". L'astro fu osservato solamente a occhio nudo perché il cannocchiale arriverà soltanto nel 1609. Oggi sappiamo che si trattò di una "supernova" e più precisamente dell'ultima supernova osservata nella nostra galassia, la Via Lattea. Nel 1987, infatti, fu osservata un'altra "supernova" (SN 1987a), ma il fenomeno avvenne nella "Grande Nube di Magellano", ima delle galassie satelbti della Via Lattea. Fra gb osservatori di questo straordinario evento del 1604 ci fu anche Joannes Keplero, tant'è che la supernova è conosciuta oggi come "la nova di Keplero". Luminosa come il pianeta Marte, in poche settimane raggiunse la magnitudine di Giove quindi, dopo ima temporanea scomparsa nel mese di novembre perché in congiunzione col Sole, la "stella" riapparve nel gennaio dèi 1606 e restò visibile fino al mese di marzo. Keplero dedwòjd ienonjfinoJl "De stella nov#;aij?,-^TOlF*! Sérpentarii"(t606),^agerandó forse Un po' tròppo sugU aspetti astrologici, ma la "stella" eraapparsa nelfanno della congiunzione di Marte, GiòVe e Saturno, un avvenimento abbastanza faro (l'ultima, congiunzione dei tre pianeti è avvenuta nell'aprile del 2000) ohe le tavole astronomiche annunciavano per l'B ottobre del 1604 e cbe indusse gb astronomi di tutta Europa a scrutare con grande attenzione il cielo. Anche Galileo, all'epoca matematico primario dello Studio padovano, osservò la stella e per l'occasione tenne alcune.pubbliche lezioni (probabilmente nel novembre del 1604, quando la "stella" era visibile dopo il tramonto) per spiegare un fenomeno cbe stava procurando agb aristotehci non pochi grattacapi, perché quel "lume" che emergeva dal buio del cielo era in palese contraddizione con la presunta immutabibtà della volta celeste. E per difendere le loro opinioni i seguaci di Aristotele formularono l'ipotesi cbe si trattasse di una meteora o co- munque di un fenomeno del mondo sublunare che pertanto non intaccava affatto la struttura dei cieb. La concezione aristotebca, dunque, cominciava a mostrare qualche incrinatura e poi nessuno aveva dimenticato cbe solamente trentadue anni prima, nel novembre del 1572, anche Tycho Brahe aveva notato una "intrusa" nella costellazione di Cassiopea. Questi nuovi "lumi" 'che apparivano in cielo erano dunque dei forti segnah che qualcosa stava cambiando nella interpretazione del cielo. Per questo motivo c'era molta attesa anche nel grande pubbbco, che dava al fenomeno una lettura non certo scientifica, ma lo scambiava come messaggero di sventure o di rivolgimenti sociali e pobtici. Galileo, poi, era una voce autorevole ma anche un personaggio un po' fuori dalle righe e proprio alcuni mesi prima qualcuno aveva fatto sapere al Sant'Uffizio cbe il grande matematico non solo faceva oroscopi a pagamento, ma disertava la Messa, leggeva libri poco raccomandabib e aveva pure una amante. E questo "gossip" sicuramente aveva contribuito a consobdare la sua popolarità e giustificava il grande successo delle sue conferenze, alle quali parteciparono più di mille persone. Ma l'aspetto più importante non è tanto la lettura del fenomeno da parte di Galilei (il "lume" apparso era da considera¬ re una vera stella e non una meteora), quanto piuttosto quel suo propagandare una scienza cbe doveva basarsi sulle osservazioni e sulle misure e non sulle "quabtà" o le "essenze" dei fenomeni. Il compito del matematico, afferma Galileo, è quello di calcolare e stabilire la distanza deU'oggetto e non di perder tempo a disquisire intorno alla sua sostanza ("S'è' fosse anche di polenta, non potrebbero essi né più né meno prenderlo di mira?"). Gahleo, in sostanza, esaltava una scienza basata su osservazioni e misure e invitava i filosofi a occuparsi di questioni metafisiche. Con ciò non è cbe Galilei fosse contrario alla filosofia, ma si limitava sempbcemente a de¬ finire gli ambiti delle due discipline che tuttavia avrebbero tratto vantaggi da una reciproca collaborazione: "La filosofia medesima - scrive Galileo - non può se non ricever benefizio dalle nostre dispute, perché se i nostri pensieri saranno veri, nuovi acquisti si saranno fatti, se falsi, col ributtargli, maggiormente verranno confermate le prime dottrine". La supernova del 1604, che tra l'altro segnò l'inizio degli interessi astronomici di Gahleo, coincise anche con uno dei primi tentativi di gettare un ponte fra le due culture, ma i filosofi non lo capirono e da quel momento avrebbero sempre criticato tutte le sue opere. ■*) Planetario di Ravenna La stella di KEPLERO

Persone citate: Cervantes, Don Chisciotte, Galilei, Joannes Keplero, Keplero, Tycho Brahe

Luoghi citati: Europa, Ravenna