Per Romano si va verso un plebiscito di Fabio Martini

Per Romano si va verso un plebiscito DS AL LAVORO PER CONVINCERE IL SEGRETARIO DI PRC: ACCETTERÀ DOPO IL VARO DEL PROGRAMMA? Per Romano si va verso un plebiscito Alla fine Bertinotti potrebbe scegliere di non scendere in lizza Fabio Martini ROMA Nel giorno dell'unità ritrovata Romano Prodi dispensa sorrisi buonisti a tutti, è così rilassato che inizia il suo intervento davanti ai cronisti con un'impercettibile grinza: «Nella Finanziaria è prevista una vera patrimoniale sulla casa...». Fausto Bertinotti, seduto a pochi centimetri, sussurra: «Iniqua...». E Prodi si corregge in corsa, senza balbettii: «...una iniqua imposta patrimoniale». Bertinotti - che non annovera la patrimoniale tra le parolàcce - può silenziosamente annuire e Prodi può andare avanti nella sua esposizione. Ma quel feeling tra i due è uno dei fili rossi che tiene assieme la Grande Alleanza Democratica, lo schieramento che mette assieme tutta l'opposizione, da Rifondazione all'Udeur. Curioso quel patto tra Prodi e colui che lo spodestò da Palazzo Chigi, ma quel feeling potrebbe partorire una sorpresa ancora più corposa: alle famose primarie per la scelta dell'anti-Berlusconi alla fine quasi certamente parteciperà un solo candidato. Romano Prodi. E Fausto Bertinotti, che ieri ha ripetuto «sono un uomo d'onore», potrebbe ripensarci. Grazie ad un marchingegno allo studio degli Stanamore dell'Ulivo. Certo, nessuno è pronto ad ammetterlo apertamente e fino all'ultimo ripeteranno tutti che si va verso primarie vere e non verso un plebiscito. Ma un accordo di massima tra i leader del centrosinistra è stato raggiunto, deve essere ancora messo nero su bianco, ma qualche traccia si è potuta rintracciare ieri mattina nel dibattito a porte chiuse tra Prodi e gli altri nove capipartitc dell'opposizione. Ad un certo punto, Piero Fassino - segretario di un partito che vede malissimo la candidatura Bertinotti - ha sussurrato: «Potrei candidarmi anche io!». E poi ha spiegato: «Quello che serve è una solenne investitura di Romano Prodi», da celebrare con una larga consultazione che potrebbe sfociare in una mega-convention. Da sempre la Quercia è infastidita da una candidatura di Bertinotti, che potrebbe ammaliare elettori ed iscritti Ds. E dunque, dietro le quinte, i capi Ds si sono battuti per indurre il segretario di Rifondazione a rinunciare alla corsa. E non a caso uno dei punti cruciaU del «calendario» sottoscritto tra i leader della Grande Alleanza Democratica prevede - come ha spiegato Prodi - «la redazione entro dicembre di un documento sulla la Carta dei valori e i grandi obiettivi dell'Alleanza» ed entro il febbraio del 2005 le elezioni primarie». Lo scenario, preparato a tavolino, sembra studiato per favorire il beau geste di Bertinotti. Ricapitolando: pochi giorni prima di Natale, il segretario di Rifondazione sottoscrive davanti alle telecamere e con tutta l'enfasi di cui la sinistra italiana è maestra, un patto sui valori fondativi della Grande Alleanza- Guidata, su questo sono tutti d'accordo, da Romano Prodi. E a quel punto, visto che c'è l'intesa sul capo e c'è l'intesa sui grandi valori? «A quel punto - ammette uno dei big della Margherita - ci sarebbero tutti i presupposti perché Bertinotti rinunci a correre». E d'altra parte, il leader di Rifondazione non ha mai smaniato per farle le primarie: «Penso siano inutili, ma se si fanno, mi candido». Oltretutto, il gruppo di lavoro che sta lavorando attorno alle primarie, potrebbe partorire una norma anti-Bertinotti, consentendo la partecipazione alla competi¬ zione soltanto a chi sia «presentato» da almeno due partiti. Ma il piglio sfoggiato ieri mattina da Prodi al termine del vertice con i capipartito non si spiega soltanto con il decongestionamento della vicenda-primarie. Da quando il suo ritomo a casa si è fatto più vicino, il Professore non esita a confrontarsi da vicino con personaggi di proverbiale pragmatismo. Domenica sera, appena arrivato a Roma, Prodi si è incontrato con Franco Marini assieme a Bertinotti e D'Alema, un altro dei complottardi» del 1998 - e con il «lupo marsicano», l'incontro è filato così liscio che ieri Beppe Fioroni, che di Marini è il braccio destro, ha diffuso un commento entusiastico del vertice delle opposizioni: «Ottimo incontro! Mi sento di dire che esistono i presupposti per fare un grande lavoro e poter vincere Regionali e Politiche». E un altro sintomo del ritrovato pragmatismo del Professore si è potuto cogliere durante l'incontro a porte chiuse con i parlamentari della Margherita. Seppur accòlto da un applauso strozzato, Prodi ha voluto toccare le corde giuste, non solo dicendo che «il partito unico non esiste». Ma poi, rivolgendosi a parlamentari timorosi di non venire riconfermati, ha detto: «Sono qui per garantire la scelta di candidati alle elezioni capaci di vincere. E voi avete già dimostrato di saper vincere». E Arturo Parisi, l'amico di una vita di Prodi, chiosava così: «Una gran bella giornata». Prima del summit una serie di incontri del presidente Ue proprio con chi fece cadere il suo governo 11 g^J jgj jQ;Jgj tH j-g]S]| «Oggi è partita la grande alleanza democratica e parte dunque la grande sfida» Entro fine ottobre Si conosceranno i nomi dei candidati governatori del centrosinistra, che «sì presenterà unito in tutte te regioni, con un unico candidato presidente» Entrò un mése Riunione dei gruppi parlamentari della coalizione su diversi temUSull'Iraq la grande alleanza democratica è unita». Chiede: convocazione di una conferenza di pace internazionale, sostituzione delle truppe e ritiro del contingente italiano Entro dicembre 2005 «La coalizione terrà una grande convenzione per presentare il programma di governo» Entro febbraio 20051 «Si terranno le elezioni primarie per scegliere il candidato premier della grande alleanza democratica» JM^mm,,.- .1 Manifestazione nazionale contro la Finanziarla, «una pesantissima stangata^ su famiglie e imprese». «Sarà l'occasione f il mio rientro in Italia»

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