Yves Saint Laurent ritorna all'antico con l'italiano Pilati
Yves Saint Laurent ritorna all'antico con l'italiano Pilati IL NUOVO STILISTA DELLA MAISON Yves Saint Laurent ritorna all'antico con l'italiano Pilati Modelli basic-chic per ventenni. «A loro va insegnata l'eleganza» «Stop al sexy spinto, la mia è una donna che seduce coprendosi» «Largo agli abiti da giorno, basta con le toilette da spettacolo» Antonella Amapane inviata a PARIGI Indietro tutta. Yves Saint Laurent, disegnata per la prima volta da Stefano Pilati, toma alle origini classiche. Un po' antiche, taghando il cordone omhelicale con Tom Ford. Rivisita pois e silhouette morbide, a botticella. Cariche di falpalà e volant. Ma non si rivolge alle signore, bensì alle ventenni. Con tanti capi basici. «La moda appartiene ai giovani. Sono loro che hanno il tempo di cambiarsi tante volte durante il giorno. E hanno anche bisogno di imparare le regole dell'eleganza. Le trenta-quarantenni dovrebbero avere già le idee chiare, un loro gusto, imo stile preciso. Se non è così significa che hanno dei problemi. D'altronde Yves quando cominciò, vestiva attrici come Catherine Deneuve che ai tempi avevano 23-24 anni». L'ex braccio destro di Tom Ford, nato e cresciuto nel quartiere milanese di Porta Venezia, vuol rifare il guardaroba alle ricche rampolle? «Non solo. Certe gonne semplici, con l'elastico in vita, avranno prezzi abbordabilissimi», assicura, senza specificare quanto costeranno. In passerella sono scomparsi i capi iper erotici da mangiatrice di uomini. La concezione del sexy di Pilati è totalmente opposta a quella del suo predecessore, si rifa ai modelli da sera di certe creature proustiane del demimonde con sottane dai piccoli faux cui sul sedere, in versione corta per balli di diciottenni amanti della genere francese bon ton. «La mia è una donna che seduce coprendosi. Al massimo svela le gambe. Sono stufo di vedere ragazzine e signore col tanga che fuoriesce dai pantaloni a vita bassa. Trovo che la Yves Saint Laurent di Ford mancasse di umiltà, troppo pretenziosa nell'insieme. Adoravo l'at¬ mosfera, Tom è un amico, ma io faccio un discorso diverso. Meno show e toilette spettacolari, più proposte da giorno», dice senza peli sulla lingua lo stilista trentanovenne. Agitato prima del debutto? «Solo un pochino». Scaramanzie? «Tutte». Passioni? «Lavoro 24 ore su 24 e mi piace. Sono la persona più curiosa che conosca, mi interessa qualsiasi argomento. Anche come e che cosa mangia la gente. Ogni input è utile per il mio lavoro. Vivere a Parigi mi ha dato la possibilità di confrontarmi con tante culture, cosa che a Milano non capita», confida. E ammette che non ha il tempo di coltivare hobby o praticare sport. Tanto meno di portare a spasso il suo cane boxer che affida a un dog-sitter. «Ho analizzato profondamente l'universo Saint Laurent. Yves è un'icona vivente, ha inventato tutto, va rispettato e celebrato», racconta con gli occhi che brillano di ammirazione, anche se i rapporti fra i due si sono limitati a un paio di sfuggenti saluti. In sala c'è l'ex assistente di Yves, Pierre Bergè, acerrimo nemico di Ford, curioso come non mai di vedere come «l'italiano» traduce in chiave attuale uno stile che all'epoca ha anticipato tutti i trend. C'è tanto bianco e nero in pedana, grafismi, dettagli minuziosi. Sul finale un campionario di mini tuniche a sfogliatelle di organza serrati in vita da alte cinture fanno pensare a groviglia di alghe. La borsa culto non ha un nome («che sciocchezza battezzarla») è frutto di una ricerca al museo delle Armi, fra stemmi antichi. E' ammirevole Pilati a riprendere la via della tradizione classica proponendola alle adolescenti. Ma sarebbe una bugia dire, a botta calda, che non si sente la mancanza di Tom Ford. Vedremo alla prossima puntata. Nella foto grande uno dei capi basici presentati da Stefano Pilati per Yves Saint Laurent Adestrailparka di Valentino Sotto una proposta diMarcJacobs per Louis Vuitton Nella foto piccola un modello disegnato da Marras perKenzo
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