Valentino riscopre il fascino del parka di Ant. Ama.

Valentino riscopre il fascino del parka PAILLETTES E BAULETTI ECCENTRICI DA LOUIS VUITTON Valentino riscopre il fascino del parka Kenzo multietnico con Marras: kimono dal Continente Nero dall'invlata a PARIGI Pantaloni bye bye. Addio anche al nero e al blu. Valentino riscrive le regole dello chic per la prossima estate e il guardaroba si tinge di giallo lime, riempiedosi di gonne percorse da fluidi volant, accostate a parka in preziosi shantung o organze sfumate. Giorno e sera si mischiano. Nella riedizione delle sottili giacche a vento, nelle sottane svasate con grandi passanti a oblò in vita, dove è infilata una cintura di perle, cuoio o cristalli. La collezione dedicata a Gwyneth Paltrow, anche nelle pettinature a coda di cavallo, è fresca, mettibile. Zero forzature. «La moda non è uno spettacolo da Brodway. Credo che oggi gli abiti debbano fondere glamour e realtà. Mantenendo un rapporto stretto con la vera vita delle donne. Nella couture lascio libera la fantasia. Ma il mio prét-à-porter è sempre con i piedi per terra», dice Valentino lanciando una stoccata a quei giovani stilisti che creano capi spettacolari per scioccare le platee. Lui, invece, si concentra sul prodotto da vendere. In passerella, la ragazza che sembra vivere a Park Avenue, è allergica alle trasparenze, interpreta il casual con eleganza sofisticata. Sceglie vestiti drappeggiati sul seno, polo in paillettes e abiti a pieghe. Va pazza per sandali gioiello a zeppa e giganti shopping bag con le brillanti iniziali dello stilista, impegnato a preparare anche l'abito da sposa per la futura moglie di Donald Trump, Melania Knauss. «Sono africano», dice Antonio Marras parafrasando J.F. Kennedy quando visitò Berlino nel '62. Lo stilista sardo alla sua seconda sfilata per Kenzo guarda al Continente Nero fra ricchezza e povertà, senza scivolare nell'ovvio da cartolina. E lo frulla con tocchi Japan. Piccoli capolavori le giacche kimono stampate e ricamate con sfumature afro. La collezione oscilla fra suggestioni scippate a Cheri Samba (il Ligaibue del colore) e spunti presi dalla coreografa americana Robyn Orlin che raccoglie anche fondi per i bambini malati di Aids. «Non toghere la plastica dal lecca -lecca», recita eloquente la scritta su una maghetta. Marras rivede le tradizioni afro con stampe dalle tinte accese contaminate da dettagli alla Chanel. Su spolverini e boleri compaiono file di bottoni diversi e collage di pizzi e passamanerie. Le borse bi-uso vengono ricoperte da fodere amovibili per svelare, all'occorenza, sporte di cuoio. Le pochette, come usano nel quartiere di Barbesse, sono di plastica riciclata. Sublimare stili e materiali recuperati in versione lusso è la specialità dell'eclettico creatore. Rutilante come un luna park, volutamente kitsch, la moda di Louis Vuitton è un'orgia di paillettes, damaschi, ruches, jeans tempestati di «LV» e bauletti decorati da ciliegie che ridono, oppure in versione rodeo. Tutto brilla e stride con allegria, come se Marc Jacobs si fosse divertito ad assemblare a occhi chiusi i capi coloratissimi, con tagli Anni Quaranta e Cinquanta, che faranno impazzire le giovanissime. [ant. ama.]

Luoghi citati: Berlino, Parigi