Pistorio: puntare sulla competitività

Pistorio: puntare sulla competitività Pistorio: puntare sulla competitività «Aiutare le imprese non è elemosina, serve al Paese» intervista #.j A Finanziaria? Se ci si limiW la tasse a un giudizio relativo al documento che oggi è sul tavolo si dovrebbe dire che così non va. Alcuni degh elementi fondamentah come il Sud e soprattutto la ricerca e innovazione che per noi rappresentano la priorità delle priorità sono totalmente sacrificati, mentre il peso della burocrazia aumenta invece di diminuire. Ma sono un ottimista e voghe sperare che il disegno di legge coUegato corregga poi questi aspetti». Vulcanico come sempre Pasquale Pistorio gran capo della StMicroelectronics e vicepresidente di Confindustria per l'innovazione e la ricerca, riceve in maniche di camicia nel sito del suo gruppo alle porte di Milano e si accalora sotto i baffoni bianchi spiegando rischi e opportunità dei prossimi anni. Per l'uomo che ha portato un'alleanza italo-francese nei microchip a diventare un colosso da cinquantamila Spendenti i rapporti che oggi legano aziende e governi in Europa e nel mondo sono chiarissimi: «Il mercato globale non perdona - dice - o si è competitivi o si esce». E competitiva, dunque, non deve es■sere solo l'industria, ma l'intero sistema Paese che si confronta di continuo con concorrenti agguerriti che cercano di strapparsi a vicenda investimenti e cervelli. Per questo Pistorio rifiuta come assai limitativo il concetto di «aiuti alle imprese» e per questo nel suo nuovo ruolo confindustriale insiste sulla necessità che le aziende cambino, ma che cambi anche l'ambiente attomo a loro. Alle spalle Pistorio ha la giornata della ricerca di metà settembre, nella quale Confindustria ha lanciato i tre criteri fondamentah e i sei punti che vorrebbe veder adottati in Italia; davanti a sé ha un'altra giornata dedicata all'innovazione, a metà novembre a Parma, nella quale farà proposte concrete per portare la cultura del miglioramento continuo nelle aziende. In mezzo, per l'appunto, c'è il passaggio cruciale della Finanziaria («per ora è una scatola vuota, ha ragione Annamaria Artoni») e quel coUegato nel quale gli industriali sperano molto: «abbiamo visto solo i sacrifici - dice - se adesso non ci fosse la scelta dello sviluppo per il paese sarebbe un momento molto grave». Ingegner Pistorio perché non volete più sentir parlare di aiuti alle imprese? ((Le imprese sono entità che operano in un mercato globale creato negh ultimi dnquant'anni. Può darsi die l'Italia non se ne sia accorta, ma come grande paese industriale è inserita m questo mercato globale. E sa che cosa significa mercato globale? Vuol dire che capitali e cervelli si spostano dove le condizioni remunerative sono migliori e i paesi competono tra di loro per attirarli. Anche ì paesi, non solo le imprese, debbono essere competitivi. Per questo il discorso sugli aiuti alle imprese mi sembra molto vecchio: qui non si tratta di aiutare o dare l'elemosina a qualcuno, ma di mettersi in concorrenza. La Francia offre alle imprese condizioni competitive migliori dell'Italia. E niente impedisce alle nostre aziende di varcare la frontiera». Ma in che modo pensate che si possa creare questo ambiente? «Sui meccanismi si può discutere. L'Irlanda ha usato una tassazione sulle imprese al IC/o. La Francia dà il 5% di credito d'imposta su ogni euro speso in ricerca più un 45IJ6 su ogni euro aggiuntivo rispetto alla spesa dei due anni precedenti, o ancora defiscalizza U 2000Zo delle commesse di ricerca date dalle aziende private alle università. L'importante è creare condizioni competitive per lltalia non dico rispetto all'Asia, ma almeno rispetto aipaesi europei. Come vice presidente di Confindustria sono fiero del fatto che sulla ricerca abbiamo presentato una proposta chiara: tre criteri generali, sei punti e un ammontare modesto, anzi modestissimo di risorse pubbliche, come 1,5 miliardi doé lo 0,196 del Pil. Non cifre megafantascientifiche». Quali sono i criteri che secondo voi devono guidare la spesa nella ricerca? «Il primo è un orizzonte temporale lungo. Un provvedimento come la tecnoTremonti che dura un anno fa sorridere. Lei pensa davvero che un'azienda comincia un'attività di ricerca con la garanzia di un anno? Così non si stimola e non si attira niente. Ci vuole un orizzonte di dieci anni, o almeno di cinque». La interrompo subito: in Italia quale governo si può impegnare per cinque anni e soprattutto quale imprenditore crede a un impegno per cinque anni? «Questo è il punto. Purtroppo i tempi dell'industria e dell'economia sono più lunghi della legislatura. Ma questo non è un problema solo dell'Italia. In Francia si sono alternati governi di diverso colore e questo non ha impedito agh uni e agh altri di seguire la strada virtuo- sa. Su questi grandi temi come la ricerca, che interessano il paese, dovremo avere il buonsenso di uscire dalla logica di legislatura». E gh altri criteri che proponete per la ricerca? «Utilizzare al massimo strumenti automatici, che non significa elimi¬ nare i controlli, e che significa invece privilegiare la leva fiscale. Gli automatismi, infatti, permettono di avere la certezza del diritto, accordano i tempi tagliando i passaggi burocratici ed eliminano il rischio di favoritismi. E infine bisogna privilegiare gh incentivi che stimolano la collaborazione tra pubblico e privato. Abbiamo un patrimonio di conoscenze gigantesco, sia nelle Università sia nel privato, ma non abbiamo una tradizione né un incentivo che spinga a mettere insieme questi due mondi». Quale dovrebbe essere il risultato complessivo del vostro progetto per la ricerca? «Un effetto dì trascinamento enorme. Secondo una stima di Confindustria questo 0,1 "/o del Pil di spesa pubblica apporterebbe almeno lo 0,2^0 del Pil da parte delle imprese sotto forma di investimenti privati, portando quindi il totale allo O^/i. Ancora secondo i nostri calcoli si arriverebbe a investire in ricerca il 20Zo del Pil italiano per il 2010. Resteremmo sempre in ritardo perché oggi il resto d'Europa è già al 20Zo, ma almeno si uscirebbe da questa situazione piatta e si potrebbe arrivare alla convergenza con l'Europa nel 2015 con una spesa pari al 30Zo del Pil, come previsto dal vertice di Lisbona». Un programma ambizioso... «No, è im piano conservatore. Il piano nazionale della ricerca varato nel 2002 dal ministro Moratti, alla quale va tutta la mia stima, era molto più aggressivo e ambizioso di quel che Confindustria dice oggi. Era stato anche adottato dal consiglio dei ministri, ma il piccolo problema è che non è mai stato tradotto in realtà nelle varie Finanziarie che si sono succedute. In queste condizioni è chiaro che l'Italia continua a perdere colpi». Ln teoria è vero, ma di fatto sembra che la fuga non ci sia, probabilmente anche perché l'Italia è ricca di piccole e medie imprese, poco mobili e molto legate al territorio. ((E' vero che la struttura itahana, fatta di molte Pmi, è meno mobile che quella di altri paesi, ma purtroppo la fuga c'è. Non è una valanga ma consideri che molte piccole imprese non sanno dove andare e magari falliscono o chiudono. Anche questa è una fonna di mobilità. Conosco tanti piccoli imprenditori che alla fine ammainano la bandiera e chiudono». Oltre che sulla ricerca spingete molto sull'innovazione. E anche qui le cose per le imprese italiane sono difficili. Perché bisogna cambiare e perché le aziende faticano a farlo? ((Noi di Confindustria crediamo che un'impresa che compete sul mercato globale non ha alternativa se non spostare continuamente la sua atti¬ vità su fasce di prodotti e servizi a più alto valore aggiunto e allo stesso tempo applicare l'innovazione a tutti i suoi modi di operare». Cosa significa in concreto per Confindustria innovazione? «Parhamo di innovazione a 360 gradi, che va ben oltre quella di processo e di prodotto. Significa sfruttare al meglio l'informatica e Internet, per snellire i processi interni ma anche per mettere in concorrenza tra di loro fornitori lontani o per ritagUarsi spazi su nuovi mercati. E poi il Total Quality Management che ha come cardini la trasformazione dell'individuo da fattore ad attore nel processo produttivo e il miglioramento continuo, concetti validi in un grande gruppo così come in un'impresa di cinque persone. E ancora la scoperta dell'ambiente come opportunità invece che come costo e anche la delocalizzazione selettiva. Sì, non c'è nulla di male a spostare all'estero prodotti che altrimenti morirebbero se questo serve a creare altri posti di lavoro in Italia». Lei è ottimista, ma anche abituato a confrontarsi con i fatti Come vede l'industria italiana tra 10 anni? «Diciamo come vedo le imprese italiane dinamiche tra dieci anni. Le vedo bene: saranno tante e competitive. Ma saranno ancora in Italia? Questo non lo so. Sono ottimista, ma se il sistema paese non cambia il rischio è che l'impresa itahana abbia solo la testa qui da noi e il corpo nel resto del mondo. E questo proprio non mi farebbe febee». ÉLÉL La Finanziaria ^^ perora è una scatola vuota. Abbiamo visto solo i sacrifici, adesso si deve favorire lo sviluppo W ^6kSu' meccanism' "" si può anche discutere, l'importante è creare condizioni simili non all'Asia ma almeno (BA all'Europa Pasquale Pistorio, vicepresidente di Conf industria LE SEI PROPOSTE DI CONFINDUSTRIA Ecco le richieste di Confindustria al governo. 1. Credito d'imposta generalizzato. 2. Eliminazione dell'lrap per tutto il personale delle imprese addetto alla ricerca. 3. Selezione di un massimo di 10 programmi strategici per il paese. 4. Stimolo per la creazione di start-up innovative. 5. Miglioramento dell'efficienza del sistema pubblico di ricerca. 6. Credito d'imposta pari al 500Zo del totale delle commesse private alle università ed enti pubblici di ricerca. L'AZIENDA ITALIA E LA SFIDA DEL MERCATO GLOBALE SPESA IN RICERCA E SVILUPPO (IN "ft SUL PIL ANNO 2001) 3,5 2,5 1,S Fonte: DatiOcse, 2004 &07 i -. 0,5 RICERCATORI PER MILIONI DI ABITANTI Tbnte; GàtàQnu, 2004' ITAUA UNIONE STATI GIAPPONE EUROPEA UNITI STATI UNITI GIAPPONE FRANCIA CROAZIA BULGARIA ITALIA BREVETTI PER MILIONI DI ABITANTI (ANNO 2000) ■■.:. \. - '. p . . ■■■■- - ■- ' -. . GtAfcP! 1 STATI UNITI FRANCIA UCRAINA SLOVENIA ITALIA

Persone citate: Annamaria Artoni, Del Mercato, Moratti, Pasquale Pistorio, Pistorio