I cattolici dell'Ulivo «Noi non siamo talebani vaticani»

I cattolici dell'Ulivo «Noi non siamo talebani vaticani» LA RIVOLTA DI CHI HA VOTATO LA LEGGE 40 SULLA FECONDAZIONE I cattolici dell'Ulivo «Noi non siamo talebani vaticani» Il senatore Monticone: era un loro diritto raccogliere le firme per i referendum, ma non attaccarci in modo così antico Gei preoccupata per il ritorno al clima anti-religioso sul divorzio Chiara Beria di Argentine inviata a ROMA NO Taleban, No Vatican. Referendum!» era scritto sul cartello che Marco Pannella portava appeso al collo, giovedì 30 settembre, mentre con i suoi amici radicali andava a depositare in Cassazione un milione di fiume raccolte per il referendum abrogativo della legge 40, febbraio 2004, stilla fecondazione medicalmente assistita (700 mila firme sono state raccolte dai Asomitatireferendari per altri quattro quesiti). Un cartello che Alberto Monticone, mite senatore della Margherita, non riesce a dimenticare. «Raccogliere le firme è diritto dei radicali, bisognerà poi vedere se la Cassazione dichiarerà ammissibili i referendum. Attaccare così il mondo cattolico sa di antico. Sono vecchi slogan estranei a una dialettica moderna, attenta alla pluralità dei valori; non rendono giustizia alla laicità di opinioni che, in questa vicenda, i cattolici impegnati in pohtica - in tutti e due i poh, ma più apertamente in quello di centrosinistra ha dimostrato». Autorevole figura del cattolicesimo democratico, tra i naufraghi di quell'area d'ispirazione cristiana che, dissolto il partito popolare, è approdata nelle file della Margherita, il senatore, docente di storia contemporanea e per sei anni (1980-1986) alla guida dell'Azione Cattolica (la sua presidenza fu attaccata dai settori cattolici più oltranzisti) non accetta di essere bollato come un «talebano del Vaticano» per essere stato il capofila di quei cattolici di sinistra che ha votato, lo scorso febbraio, con la maggioranza di centrodestra a favore di una legge che limita drasticamente l'accesso alla fecondazione assistita. Ribatte Monticone: «Se avessi dovuto applicare i criteri della morale cattolica non avrei dovuto sottoscrivere gran parte della legge sulla fecondazione. «H punto è che la legge 40 - sottolinea - non è una legge cattolica». Affatto pentito della sua scelta, Alberto Monticone insiste nell'opporsi alla fecondazione eterologa perché, essendo i donatori sconosciuti, lede il diritto del nascituro ad avere un'identità personale, familiare, sanitaria. Ed è un punto, questo, condiviso dai cattolici della Margherita che votarono alla Camera la legge 40, come Beppe Fioroni o l'ex ministro della Sanità, Rosi Bindi, che da cattolica non ha mai nascosto di essere contraria a figli fatti in provetta con semi o ovociti (tecnica quest'ultima usata per le donne single, le mamme in tarda età). Al di là degh slogan di forte effetto occorre più rispetto e attenzione per il tormento che attraversa una parte del mondo cattolico impegnato sul fronte del centrosinistra tra problemi di coscienza, richiami dei vescovi, fughe in avanti degh alleati e l'incubo di un ritomo al passato. All'indomani del deposito delle finna in Cassazione, il timore di veder risorgere antiche intolleranze e vecchi muri nel Paese come ai tempi dei referendum sul divorzio e sull'aborto (1974-1981) è assai diffuso. Neh' episcopato italiano che certo non ha dimenticato quelle sconfitte, ma anche tra i cattolici più innovatori. «Il referendum potrebbe essere una nuova divisione degh italiani piuttosto che un elemento di unione», ha avvertito il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace. «C'è una forte preoccupazione per il clima antireligioso creato attorno alla legge sulla fecondazione», ha dichiarato monsignor Giuseppe Retori, segretario della Conferenza episcopale italiana. E, del resto, a metà settembre, mentre la raccolta di firme lievitava, era stato il presidente della Cei, cardinale Camillo Ruini, a stigmatizzare come la campagna referendaria fosse stata sostenuta da una polemica contro la legge «continua martellante, su alcuni organi di stampa», mentre la vera posta in gioco - ovvero la domanda su cosa sia «la natura e la dignità dell'essere umano» - veniva più o meno volutamente ignorata. . Informazione squilibrata, semplificazioni, pregiudizi. Alla ricerca di un colpevole per il successo forse anche da taluni prelati imprevisto - della raccolta di finne la rivista dei gesuiti «Civiltà Cattohca» ha criticato apertamente i Ds per aver sostenuto la campagna referendaria, peremo con i tavoli per le firme al festival dell'Unità a Genova, senza consultare gh altri partiti della lista unitaria, a comin¬ ciare dalla Margherita, in maggioranza contraria. Un'accusa tutt'altro che irrilevante per il futuro del centrosinistra. Basta ricordare che missione delTUliyo, come ama ripetere Romano Prodi, è quella di far superare gh storici steccati tra guelfi e ghibellini, tra il mondo cattolico da quello laico. Ma cosa sarà di quel progetto se, nei prossimi mesi, tra le elezioni regionah del 2005 e le politiche nel 2006, l'Ulivo dovesse affrontare a ranghi sparsi i referendum? «In tanti versano ora lacrime da coccodrillo», commenta amareggiato il senatore Giorgio Tonini, della sparuta pattuglia di parlamentari d'impronta cristiano-sociale eletta nelle file dei Ds. Relatore di minoranza della legge, Tonini racconta la storia della sua sconfitta. Ricorda i tanti, inutili, tentativi di mediazione attorno a ima piattaforma di cinque punti (dalla diagnosi pre-impianto per i portatori di malattie genetiche, alla crioconservazione degh emhrioni, alla possibilità di accedere alla fecondazione eterologa ma, solo, con un filtro medico) che ha fatto quando, nel 2003, quando la legge votata dalla Camera con il voto dei cattolici della Margherita approdò in Senato. «Nulla, non c'è stato nulla da fare», sostiene Tonini. «Nessuno di noi aveva messo in discussione che già dall'aiticolo 1 della legge siano riconosciuti i diritti del concepito. Ma per il resto è la legge più proibizionista d'Europa. Ai nostri ragionamenti alcuni cattolici della Margherita si sono trincerati nel rifiuto di qualsiasi modifica. Per loro, come per la Chiesa, il testo della Camera era "la linea del Piave", il massimo punto di mediazione possibile. Di quei giorni ricordo le pressioni, pubbliche e private, perché al Senato passasse, in fretta, così com'era». Risultato: una spaccatura interna alla Margherita - ben oltre il pluralismo delle radici dei cattolici democratici e la libertà di coscienza - e tra la Margherita e l'ala laica del centrosinistra. Con senatori, soprattutto area Prodi che, dopo aver tentato un'impossibile mediazione nel voto finale si sono astenuti, altri che hanno votato convinti a favore, altri a favore ma solo perché in linea con la posizione espressa su ((La Stampa» da don Leonardo Zega - meglio una brutta legge di niente, - e altri, ci siano state o no pressioni da Oltre Tevere- che hanno detto no. «E' vero ho votato contro per la semplice ragione che è una legge sbagliata e mal fatta. Non condivido il "meglio di niente", intanto perché non è vero che c'è una deregulation e poi perché, in tutta coscienza, penso che il primo dovere di noi parlamentari sia quello di fare delle buone leggi», spiega Luigi Zanda, cattohco, uno dei senatori della Margherita contrari aUa legge 40. Tra le accuse di Pannella ai «talebani», Tonini che denuncia come certi arroccamenti hanno finito per peggiorare la situazione, l'ex presidente dell'Azione Cattolica che è tra l'altro coautore del volume «Clero e la società nellltaha contemporanea», offre un'analisi davvero diversa. «Ripeto, io non ho ricevuto nessuna pressione. Non solo. Anche suha questione referendum, noto un comportamento della Cei molto serio, molto interessante. Immagino siano preoccupati ma mi sembra di capire che vogliano tenere un profilo basso». Vedremo. Certo letture e punti di vista così poco omogenei rivelano come la vicenda della fecondazione assistita abbia aperto una spaccatura profonda nell'Ulivo (Alberto Monticone sottolinea che il suo disagio per le scelte dei vertici Ds non evoca «velleità centriste» né, tantomeno, un cambio di fronte, tanto più che anche nell'altro polo ci sarebbero quelli che lui definisce «atteggiamenti laicisti») e quanto sarà difficile per i suoi leader non solo affrontare il nodo dei cattolici di sinistra ma anche parlare al loro elettorato, per definizione complesso, che su un tema come quello della fecondazione, in particolare quella eterologa, rischia di spaccarsi a metà. Si poteva evitare? Il fatto è che, varata la legge, mentre nel centrosinistra era tutta aperta la discussione su quale strada imboccare (ricorso alla Corte Costituzionale, progetti di modifica, referendum su alcune parti) il blitz dei radicali per chiedere l'abrogazione totale della legge 40 ha spinto le donne Ds a schierarsi e, grazie alla loro forza, a trascinarsi dietro l'intero partito. Ora è tempo di entusiasmi, il clima è surriscaldato; tornare alla strada della mediazione sembra più che difficile un'impresa disperata. «Se c'è qualcosa da modificare si modifichi attraverso i normali canali», ha riaperto la partita il cardinale Martino. «E' un'illusione ritenere che le scelte referendarie siano più fondate e razionah di quelle che vengono fatte in Parlamento», avverte ima deUe voci più alte del cattohcesimo democratico. Guido Bodrato. E aggiunge: «Purtroppo, per esperienza, sappiamo che l'onda referendaria è sempre plebiscitaria e populista». Ma una selva di fischi dalla platea della festa Rifondazione ha sommerso il leader dell'Ulivo, il cattolicissimo Romano Prodi, solo per aver detto che sarebbe preferi- bile mighorare la legge piuttosto del referendum; e il laico Giuliano Amato ha raccolto bordate di attacchi e persino insinuazioni sul perché (ovvero per ingraziarsi il Vaticano nella futura corea al Quirinale) sta lavorando a una proposta di modifica della legge 40 con il già sconfitto Tonini e alcuni senatori della Margherita da Luigi Zanda a Tiziano Treu ad Albertina Soliani - al momento più preoccupati di ricucire lo strappo nel cuore dell'Ulivo, prima ancora di porsi il problema della bomba referendum. Hanno margini di manovra minimi su tutti i fronti, ce la faranno? Molti tentativi, poche novità. Un cattohco della Margherita, l'onorevole Beppe Fioroni ha annunciato, per esempio, un nuovo progetto di modifica, ma nulla cambia sul no alla fecondazione eterologa. E c'è chi come Alberto Monticone pur ammettendo che le parole d'ordine dei referendari possano essere più popolari, quindi vincenti, non vede oggi altra via d'uscita. Conclude 3 professor Monticone: «Compito del cristiano e comunque della persona che come me è impegnata temporaneamente in pohtica è sottilizzare, vedere i prò e i contro. Insomma, porre il problema del limite. Anche se, come già diceva Aldo Moro, quello del limite nella pohtica è un problema difficile da affrontare, difficilissimo da spiegare alla gente». [3 fine] «Civiltà cattolica» ha criticato i Ds per aver organizzato la raccolta di adesioni Un tema che peserà sull'alleanza di centrosinistra Anche Prodi è stato fischiato dalla platea Prc quando ha sostenuto di voler modificare le norme, molte critiche a Giuliano Amato per il suo tentativo Alberto Monticone Una delle manifestazioni per la legge sul divorzio in piazza San Pietro negli Anni Settanta ■■- -i k ITALIANA FEU V ISTITUZIONI IMV0RZÌ0 ^^BBr*B 85 ^^KflBH' ^HBHw flRUBB ■'w SB 9* Mf^^^^wBt ^^ ^W» ^* *^^^ ^* ^^ «j»^^^

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