Bush costringe Kerry al pareggio, è testa a testa
Bush costringe Kerry al pareggio, è testa a testa SCONTRO ASPRO SU IRAQ E PROMESSE ELETTORALI Bush costringe Kerry al pareggio, è testa a testa I Presidente nel secondo dibattito è apparso concentrato e aggressivo Maurizio Molinarì inviato a ST. LOUIS George W. Bush ha trovato nel secondo dibattito con John F. Kerry il riscatto dalla sconfitta subita a Miami ottenendo un pareggio che per lui significa vittoria ed ora la sfida presidenziale si trasforma in un testa a testa dove ogni mossa può rivelarsi quella vincente o fatale. Il presidente era uscito da Miami con l'immagine di un leader nervoso e vulnerabile, nell'ultima settimana aveva perso 5-6 punti nei sondaggi nazionali ed un nuovo passo falso a St.Louis avrebbe lanciato la corsa dello sfidante. Per questo Kerry ha iniziato il conjfronto nella Washington University cercando il colpo del ko contro il presidente. «Non avete trovato le armi di Saddam e così avete trasformato la vostra campagna elettorale un arma di inganno di massa» ha esordito il senatore del Massachusetts, accusando i repubblicani di «volermi far apparire come una persona che cambia idea solo per poter nascondere i catastrofici fallimenti dell'amministraziohe» e tornando a martellare Bush, proprio come fatto a Miami, sugli errori compiuti in Iraq e nella caccia a Osama bin Lden. Ma negli otto giorni passati da quella sconfitta Bush aveva studiato la contromossa. Niente più espressioni irritate ed annoiate nell' ascoltare lo sfidante ma solo un ghigno beffardo che, quando è toccato a lui parlare, si è trasformato in un assalto allo sfidante. Bush prima ha ribadito che «senza Saddam l'America è più sicura anche se il mio sfidante lo vorrebbe ancora al potere», poi ha accusato Kerry di voler delegare la sicurezza nazionale a «test globali» che implicano l'assenso di altre nazioni e quindi ha rivendicato il dovere di un leader di «prendere decisioni impopolari se sono giuste». «Era impopolare rovesciare Saddam ma l'America è più sicura, era impopolare decidere di non incontrare Arafat ma si era compromesso con il terrorismo ed è impopolare non aderire alla Corte penale internazionale ma ciò impedisce ai nostri soldati di finire sotto processo» ha incalzato Bush, in un crescendo di toni che lo hanno fatto sembrare spesso padrone dello spazio sul quale si muovevano i due candidati circondati dal pubblico che poneva le domande sotto la regia del moderatore Charles Gibson della tv Abc.Per due volte Bush ha citato Silvio Berlusconi per smentire la tesi di un'America isolata nel mondo. La formula del «Town Hall Meeting» era considerata in partenza favorevole a Bush e lui ha sfruttato il vantaggio nella comunicazione diretta con il pubblico con una serie di battute che hanno messo in difficoltà Kerry, come quando gli ha ripetuto più volte «You can run, but you can't hide», puoi correre ma non nasconderti da cosa hai fatto in 20 anni al Senato. Bush indossava la stessa cravatta celeste di Miami ma sembrava un'altra persona, sempre proiettato all' offensiva, con l'obiettivo di indicare al pubblico in Kerry il «liberal» - come l'ha chiamato favorevole all'aborto ed all'aumento delle tasse. Sui temi intemi Kerry ha subito l'attacco ma si è difeso con frasi che costituiscono impegni con gli elettori: «Non aumenterò le tasse a chi guadagna più di 200 mila dollari», «sono cattolico ma non consentirò alla fede di condizionare le leggi». Il senatore è stato anche efficace quando ha ricordato gli impegni mancati di Bush sulla sanità rispetto a quanto disse quattro anni fa. Ma a volte, come sul che fare con il nucleare iraniano, Kerry è apparso contorto e Bush lo ha irriso: «Questa risposta mi fa venire voglia di fare una smorfia, io ho incluso l'Iran nell'Asse del Male», «come fa a promettere di non alzare le tasse se vuole spendere 2,2 triloni di dollari per la sanità pubblica?». Sul problema delle cellule staminali i due leader hanno fatto dichiarazioni nette ed opposte. «Non consentirò di distruggere un vita per crearne un'altra» ha detto Bush. «Toglierò i limiti ai finanziamenti della ricerca» ha ribattuto il senatore. Il duello è stato condito da uno scivolone lessicale di Bush, che ha detto «Intemets» anziché Internet, e dalla rivelazione di Kerry sull' esistenza di una fabbrica di legno fra le proprietà del presidente (che ha risposto dicendo di non saperne nulla) Se a Miami nei sondaggi del dopo-dibattito Kerry si impose per 53 a 37 in questa occasione Abc e Gallup hanno dato al senatore un vantaggio all'interno del margine di errore rispettivamente 44 a 41 e 47 a 45 - che conferma il recupero di Bush. Per Reuters-Zogby su scala nazionale Kerry conduce 46 a 45 ovvero un serrato testa a testa che trasforma ogni mossa in quella che potrebbe essere decisiva. In attesa del terzo ed ultimo dibattito, il 13 ottobre a Tempo, in Arizona, dove si discuterà solo di temi interni. «Senza Saddam questo Paese è più sicuro anche se il mio sfidante lo vorrebbe ancora in sella» La formula del dibàttito che prevedeva il dialogo diretto con il pubblico lo ha favorito C-fila tiroClHonTialo Cravatte invertite, come già nel primo faccia-a-faccia, a JUIC piCalUCIICiaiC Miami. Sull'abito blu Kerry porta una cravatta rossa, il colore dei repubblicani. Quando tocca a lui parlare, si alza dallo sgabello girevole e si muove su e giù parlando nel microfono senza filo. Incassa col sorriso sulle labbra i colpi bassi, non perde la calma, mantiene uno stile compito, non cede mai alla tentazione di alzare il tono della voce Di nuovo baldanzoso L'abito di Bush è blu scuro e la cravatta azzurra come il colore dei democratici. Il Presidente ha puntatqsu uno stile baldanzoso, aggressivo, al limite dell'arroganza; è arrivato a urlare contro il moderatore che non voleva concedergli un'estensione di tempo per rispondere a una battuta di Kerry. Uno stile tenuto per tutte le 17 domande, ripagato dal consenso dei suoi elettori
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