Elezioni a Kabul, i rivali di Karzai si ribellano

Elezioni a Kabul, i rivali di Karzai si ribellano MA L'ONU NON ACCETTA DI SOSPENDERE IL VOTO Elezioni a Kabul, i rivali di Karzai si ribellano «Brogli colossali, decine di migliaia di elettori hanno votato più volte» Andrea Cairo KABUL Dopol'ansia della vigilia, ierirAfghanistan è arrivato alla fine della storica giornata elettorale senza gli annunciati attacchi terroristici e con, almeno nella capitale, migliaia di uomini e donne che hanno pazientemente fatto la fila ai seggi in attesa del loro turno. L'incognita principale è derivata da quello che sembra essere un banale problema tecnico: l'inchiostro indelebile che avrebbe dovuto prevenire i voti multipli marchiando gli elettori e che completamente indelebile non era. Così i 15 candidati in opposizione a Karzai hanno chiesto di boicottare il voto, gettando un'ombra su im'elezione che altrimenti sarebbe stata troppo perfetta per un paese da decenni abituato a soffrire. Ieri mattina Mulladad (non diremo il cognome perche' ha infranto la legge elettorale afghana), 28 anni, ex soldato dell'Alleanza del Nord che ora lavora come guardiano nel centro di Kabul, ha appena votato presso il seggio della scuola superiore Zarhunai nel quartiere Kal-e-Fatullah: la sua tessera elettorale è stata obliterata ed il suo polhce sinistro marchiato dall'inchiostro scuro. Al seggio la fila per votare è ancora lunga: anziani inturbantati, mutilati con le stampelle, giovani in abiti occidentali o con il «pakol», il cappello di lana marrone perché ieri a Kabul sembrava essere arrivato l'inverno. Dall'altro lato del cortile la fila è composta da donne, forse più addirittura degh uomini, quasi tutte con il burqa. Saira spiega che di solito non lo indossa ma in questo caso lo considera una protezione. Girato l'angolo Mulladad cerca di asportare l'inchiostro ancora fresco che dovrebbe essere indelebil»-per almeno tre giorni. Usa qualche goccia di benzina estratta dai. serbatoio della sua moto di fabbricazione cine^ se. La rimozione dell'inchiostro non si rivela facile: è necessario sfregare a lungo e con energia, tanto che alla fine parte del polpastrello è abrasa e sull'unghia è rimasto un tenue alone di colore. Mulladad estrae dalla tasca una seconda tessera elettorale non ancora obliterata, il cognome è lo stesso ma il nome ora è Mustafà (nella realtà il suo secondo nome). In Afghanistan non esiste un'anagrafe aggiornata e non c'è stato modo di prevenire le iscrizioni multiple alle liste. Mulladad-Mustafà risale sulla sua moto e si reca in un altro seggio nel vicino quartiere di Shar-e-naw (non si deve votare in un seggio specifico). Non sa ancora che il suo candidato prescelto, l'ex dell'Alleanza del Nord Yunus Qanuni, si è rifiutato di-votare per la questione dell'inchigistro ed ha già chiesto di boicottare';3e elezioni. Dopo mezz'ora ritorna trionfante con il pollice di nuovo- Colorato. Ha anche una terza tessera, ma l'abrasione è dolorosa e lo dissuade dal provare ancora a rimuovere l'inchiostro. Cmquantamilapennarelli indelebili erano stati donati dall'India. Era lo stesso inchiostro usato nelle ultime elezioni parlamentari che portarono il partito di Sonia Gandhi al successo. Subito dopo l'inizio del voto si sono rincorse voci di sabotaggi ed inchiostri fasulli in circolazione ed alcuni seggi sono stati chiusi temporaneamente per verifiche. Da metà mattinata tutti i candidati ancora in gara, eccetto il presidente uscente e grande favorito Hamid Karzai si erano coalizzati denunciando brogli e chiedendo di sospendere le elezioni. La commissione elettorale mista govemo-Onu ha dato istruzioni di procedere e così è scattata la richiesta dì boicottaggio e dì annullamento. «Le elezioni dì oggi non sono legittime» ha detto il candidato Abdul Sirat. Un altro aspirante presidente, Abmed Ahmadzai, ha affermato che ì candidati hanno giurato che non accetteranno posti nel governo dì Karzai se non dopo un altro voto. «Peccato!» è il commento più diffuso tra la comunità diplomatica intemazionale a Kabul. Peccato perchè Pàhal Hashimi del ministero dell'interno ha spiegato che le elezioni si sono svolte «senza attacchi significativi ai seggi e solo con qualche incidente minore». La prevenzione e l'azione congiunta di forze di sicurezza afghane e intemazionali impegnate in controlli capillari sul territorio e nei pressi dei seggi sembra aver funzionato. Alle 16 ora locale le ume dei seggi dove non c'era più coda per votare sono state sigillate ed hanno cominciato un lungo viaggio con mezzi di fortuna ed anche a dorso di mulo attraverso le montagne dell'Afghanistan verso gh otto superprotetti centri per lo spogho delle schede. Per paura di attentati, le organizzazioni intemazionali avevano rinunciato a monitorare le elezioni con staff non,, afghano. Il giudizio suU'attendibilità del voto nei 25 mila seggi è al vaglio di 16 mila osservatori nazionali di cui solo 4000 neutrali perchè non legati a candidati. Sulla partecipazione al voto il portavoce dell'Onu in Afghanistan Manoel de Almeida e Silva ha detto che prima di questa sera non sarà possibile avere stime. Karzai aveva dichiarato di sperare nella partecipazione di almeno il 60 per cento degh elettori registrati. Da quanto visto dai cronisti sembra plausibile supporre che la partecipazione abbia superato di gran lunga il sette per cento registrato all'ultimo appuntamento elettorale in Afghanistan nel lontano 1969, allora elezioni pohtiche non a suffragio universale. In Afghanistan non ci sono sistemi di exit-poli e per i primi risultati parziali bisognerà aspettare giorni, mentre per i definitivi almeno due-tre settimane. L'effettiva garanzia di segretezza del voto è una delle questioni cruciali, spiega Aziz Elyas, regista teatrale nei mesi scorsi impegnato in campagne di educazione civica. Solo se i cittadini credono che il segreto dell'urna sarà mantenuto, possono svincolarsi dalTaffiliazione a famiglia, clan ed etnia che da sempre contraddistingue i giochi di potere in una società profondamente tribale e religiosa. La certezza del segreto può convincere i «tagiki» del Panshir - se credono - a non votare per Qanuni, la minoranza sciita hazara a non votare per Mohaqiq o gli elettori di Mazar ad emanciparsi dal generale uzbeko Dostun. Il pashtun Karzai ha cercato di superare le barriere del pregiudizio etnico nominando un vice «tagiko», Ahmed Zia Massud fratello del «leone del Panshir», ed un vice hazara, Karim Khalili. Un gruppo di donne con il tradizionale burqa si appresta ad entrare in un seggio elettorale a Kabul