«Siamo tornate all'epoca pre-taleban»
«Siamo tornate all'epoca pre-taleban» MASSUDA JALAL, PEDIATRA QUARANTENNE, L'UNICA DONNA IN CORSA «Siamo tornate all'epoca pre-taleban» «Il governo poteva fare di più per noi, ma non l'ha fatto» reportage Fran^oiseChipaux KABUL una parete della piccola moschea di quartiere, ci sono trenta donne. Una tenda polverosa le separa dagli uomini, dieci volte più numerosi. In piedi su una piccola pedana in legno, Massuda Jalal abito islamico e capo coperto unica donna candidata all'elezione presidenziale, parla con voce ferma: «Sono sempre vissuta in questo Paese. Sono qua per servirvi e mostrare al mondo la povertà in cui vivete». Gh uomini applaudono. Le donne - quasi tutte coperte dal burqa - non aprono bocca. Eppure, confida Sajia, vent'anni, «siamo tutte molto fiere di avere una donna candidata». Anis Gul, sua madre, 55 anni, approva, anche se poi aggiunge: «Credo che un uomo vada megho di una donna per portarci quella pace che tutte voghamo». Nel salotto di un modesto appartamento, Massuda Jalal, 41 anni, pediatra, non ha peh sulla lingua: «La condizione della donna fondamentalmente non è cambiata. Siamo tornati all'epoca pre-taleban, non c'è altro da aggiungere». Non è alla sua prima campagna elettorale. Si era già opposta al presidente Hamid Karzai ai tempi della Loya Jùga, nel giugno 2002. Questa volta - e contrariamente a molti suoi avversari - viaggia su e giù per il Paese, in taxi o m aereo, e si vanta di essere l'unico candidato che si sposta senza guardie del corpo. «Le donne sono assenti dalla direzione del Paese e nessuna par¬ tecipa alle decisioni sugli affari politici, economici o strategici», dice, sapendo bene che non sarà smentita dalle due donne ministro nel governo. «Le donne sono state quehe che più hanno sofferto in questi venticinque anni di guerra. Costituiscono il 50 per cento della popolazione e non partecipano alla ricostruzione dell'Afghanistan. Tre anni dopo la caduta dei taleban la discriminazione dovrebbe essere finita, no?». Non è lo è affatto e, come dice Elba Surosh, del Comitato di difesa dei diritti delle donne, «anche se la Costituzione dà alle donne gh stessi diritti degh uomini, su questo punto nessuno la rispetta. Andate in qualunque amministrazione: le donne non sono trattate come esseri umam». E conclude: «Sono sicura che il presidente Karzai avrebbe potuto fare molto di più per noi, ma non l'ha fatto». Shaina, che dirige il dipartimento giuridico del Comitato dice, senza illusioni: «Il problema principale è che gh uomini non capiscono che non hanno il diritto di uccidere la loro moglie o le loro sorelle. Devono accettare il fatto che la donna ha dei diritti». Le statistiche della Banca Mondiale dimostrano che si può fare ancora molto, pur tenendo conto della necessaria evoluzione delle mentalità. Oggi soltanto il 40 per cento delle bambine frequenta la scuola elementare, contro il 67 per cento dei maschi. Nelle zone rurali questa percentuale scende al 30 per cento e, in alcune province, all'uno per cento. Il fatto è che, anche solo a mezz'ora da Kabul, alcuni villaggi non hanno scuole. E, come spiega una maestra, «i genitori permettono ai figli di camminare un'ora per andare a scuola, ma non lo permet- terebbero mai alle fighe». Se, mediamente, il 40 per cento deUe donne ha ottenuto il certificato elettorale, la percentuale è del 20 per cento nel Sud del Paese e, in alcune province, del 3. Secondo una recente inchiesta realizzata dalla Fondazione Asia, l'87 per cento degh intervistati sostiene che le donne avranno bisogno del permesso del marito per andare a votare. E il 75 per cento ritiene che gh uomini debbano consigliare la moghe sulla scelta elettorale. Conclude la candidata Jalal: «Le donne potranno decidere in maniera indipendente quando saranno indipendenti economicamente». Copyright Le Monde Massuda Jalal, paladina delle donne
Persone citate: Anis, Hamid Karzai, Karzai, Massuda Jalal
Luoghi citati: Afghanistan, Kabul
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