Massaao firmato da Al Qaeda «Ripulito l'Egitto»

Massaao firmato da Al Qaeda «Ripulito l'Egitto» PER LA PRIMA VOLTA MILITARI E UNITA' DEI SERVIZI ISRAELIANI HAWNO PASSATO IL CONFINE TRA I DUE PAE Massaao firmato da Al Qaeda «Ripulito l'Egitto» Dopo la strage ail'Hilton (bilancio provvisorio: 30 morti, 200 feriti e 100 dispersi) pesanti accuse all'Egitto da Israele: «Hanno permesso che il Sinai diventasse un retroterra logistico per i gruppi terroristici» Aldo Baquis TEL AVIV Trenta morti accertati, quasi duecento feriti, e cento israeliani di cui si sono per il momento perse le tracce nel Sinai. Questo il bilancio fornito ieri al governo di Ariel Sharon all'indomani degli attentati perpetrati giovedì sulle spiagge egiziane del mar Rosso. «E poteva andare peggio. Nelle loro intenzioni, gli attentatori volevano assolutamente un mega-attentato», ha commentato il ministro della Difesa Shaul Mofaz. Tre le rivendicazioni attualmente al vaglio dei servizi segreti israeliani. Sono giunte separatamente da un cosiddetto «Gruppo islamico ■mondiale», dalle «Brigate del Tawhid» (unificazione) e dalla «Brigate del martire Abdallah Azzam», un punto di riferimento per i militanti di Al Qaeda. «Annunciamo con gioia alla Nazione araba e islamica che i nostri militanti hanno agito con eroismo sul suolo egiziano e hanno ripulito la terra di Taba (mar Rosso) dall'infamia degli ebrei» ha proclamato ieri «Ansamet», il sito online delle Brigate Azzam. Il governo israeliano ha ieri avuto l'impressione di trovarsi di fronte a un nemico diverso dai terroristi palestinesi con cui il Mossad e lo Shin Bet hanno maturato in anni di lotta una notevole familiarietà. «L'Egitto - ha rilevato ieri il presidente della Commissione affari Esteri della Knesset, Yuval Steinitz (Likud) - ha una responsabilità indiretta di quanto è avvenuto perché ha permesso che il Sinai diventasse l'entroterra logistico per le organizzazioni terroristiche palestinesi. Con una strizzata d'occhio, ha consentito che vi si creassero magazzini pieni di razzi Rpg, mortai, tonnellate di esplosivi, e via dicendo. Il Sinai è divenuto una terra di nessuno dove terroristi di varia affiliazione sono in grado di spostarsi con relativo agio». Ma al di là delle dichiarazioni polemiche, ieri Israele ed Egitto hanno profuso ampi sforzi per unire le forze e superare la crisi assieme. Cosa piuttosto insolita, Ariel Sharon e Hosni Mubarak hanno avuto una lunga conversazione telefonica, che è stata seguita da continui contatti ad alto livello fra i dirigenti dei due Paesi. La cooperazione sul terreno fra i soccorritori, che nelle prime ore non riusciva assolutamente ad ingranare, ha preso via via quota. Giovedì sera gli agenti egiziani della frontiera di Taba esigevano dai vigili del fuoco israeliani di Eilat, che accorrevano a gran velocità per domare le fiamme nell'Hotel Hilton e soccorrere quanti erano sepolti da macerie, di «esibire passaporti validi», altrimenti non avrebbero potuto entrare in territorio egiziano. Anche le ambulanze, destinate a soccorrere i feriti al campeggio di Ras Shatin, a Sud di Taba, hanno atteso quattro ore prima di poter entrare in territo. rio egiziano. Ma ieri per la prima volta in molti anni le autorità egiziane hanno accettato che reparti del Comando israeliano delle retrovie (unità militari, a tutti gli effetti) entrassero con i loro mezzi pesanti in territorio egiziano, per rimuovere i detriti dell'Hotel Hilton. A Taba sono giunti successivamente anche i rabbini di Zaka (l'ente di volontari preposto alla identificazione dei cadaveri in aree di attentati) e - pare anche alcuni esperti dei servizi di intelligence israeliani. Del resto il capo dello Shin Bet, Avi Dichter, era stato al Cairo ancora pochi giorni fa per discutere fra l'altro con il capo dei servizi segreti egiziani Omar Suleiman di informazioni di intelhgence relative all'imminenza di attentati terroristici contro turisti israeliani nel Sinai. II mese scorso le autorità israeliane avevano severamente sconsigliato agli israeliani di recarsi nel Sinai: appelli inascoltati. Ieri migliaia di turisti israeliani sono rientrate a precipizio in patria, a bordo di camion, di autobus, di taxi e di ogni altro mezzo di trasporti disponibile. Molte altre migliaia risultano essere ancora nel Sinai: forse non tutti sono al corrente dei drammatici eventi avvenuti a beve distanza da loro. Intanto a Taba si continua a scavare fra le macerie, malgrado il riposo sabbatico. «Scaveremo senza sosta, fino a quanto avremo raggiunto il pavimento - ha detto Naveh perché non si può mai escludere che fra i detriti ci sia ancora qualcuno miracolosamente im&ta»-.- Soccorritori israeliani a Taba scavano tra le macerie dell'ala dell'Hilton dove sono crollati tutti i dieci piani