Kabul, sulle elezioni l'ombra degli attentati

Kabul, sulle elezioni l'ombra degli attentati IN AFGHANISTAN SABATO LE PRIME PRESIDENZIALI Kabul, sulle elezioni l'ombra degli attentati Un ordigno dei taleban esplode a poca distanza dal vice di Karzai, Massud KABUL Il conto alla rovescia per le elezioni di sabato, le prime democratiche nella tormentata storia afghana, si apre con il tentativo, fallito, di assassinare il candidato che affianca il presidente a interim Ahmid Karzai. Ahmad Zia Massud, fratello del comandante Ahmad Shah Massud, il celebre ((Leone del Panshir», vittima a sua volta di un attentato andato a segno alla vigilia dell'11 settembre 2001, è uscito illeso dall'attacco avvenuto a Faisabad, capitale della provincia settentrionale delBadaldishan. L'ordigno, comandato a distanza, era stato piazzato sulla strada tra l'aeroporto e il luogo in cui Massud era atteso per il comizio di chiusura della campagna elettorale. Almeno due uomini della scorta sarebbero morti nell'esplosione. Tra i feriti l'ex governatore della regione, che era a bordo del convoglio. Sono stati i taleban, «nemici di famiglia» dei Massud, a rivendicare ufficialmente il gesto, sostenendo che sarebbe fallito solo per un leggero ritardo nel passaggio del corteo. Insolita è la collocazione geografica, perché le roccaforti talebane si trovano piuttosto nel SudEst, mentre il Nord-Est è abitato in maggioranza dall'etnia tagika, la stessa di Massud. Ma in vista delle consultazioni il movimento degli «studenti coranici» sta intensificando i tentativi di sabotaggio; l'altro ieri sette poliziotti sono stati uccisi dall'esplosione di una mina a Kandahar e nelle scorse settimane molti cittadini hanno pagato con la vita la decisione di registrarsi per il voto: sui corpi, a dimostrazione che non si tratta di omicidio per rapina, molto frequente, i taleban usano lasciare manciate di banconote. L'allarme è rilanciato dall'ambasciata Usa, che ha avvisato dell'alto rischio di «dimostrazioni, scontri, esplosione di ordigni e altre azioni violente contro i cittadini e gli interessi americani a Kabul e nel resto del Paese». Anche le ong stan¬ no ritirando momentaneamente i propri cooperanti nel timore di un innalzamento della soglia di violenza. In questo clima, poco dopo l'attacco al suo vice, a Kabul il premier Karzai ha chiuso la campagna rivolgendosi agli oltre seimila afghani riuniti nello stadio: «H vostro voto eleggerà un presidente per i prossimi cinque anni ma farà molto di più di questo. Andando a votare voi porrete i primi mattoni del muro della democrazia che durerà per decenni e secoli nel nostro Paese». Non ha tralasciato un appello, inutile quanto dovuto, ai taleban: «sono figli di questo suolo, cittadini come ogni altro afghano». Anche l'ex re Mohammed Zahir Shah, nel suo ruolo di «Padre della nazione» ha esortato i connazionali a recarsi alle urne e, attraverso la dichiarazione di voto di un membro della famiglia reale a lui molto vicino, Sardar Abdul Wali, si è espresso nettamente per Karzai malgrado trai concorrenti ci sia un suo cugino, Homayon ShahAssefy. Sono sedici ora gli aspiranti in lizza, dopo che Sayed Ishaq Gilani, pasthun come Karzai e il tagiko Abdul HasidAryan hanno annunciato il ritiro e il sostegno al presidente a interim, che punta ad ottenere il SP/o dei voti necessari già al primo turno. Tra i suoi oppositori il signore della guerra uzbeko, Abdul Rashid Dostum, che ieri ha chiuso la campagna elettorale presentandosi a Kabul a cavallo di uno stallone e criticando il ((forestiero» Karzai, rimpatriato solo dopo la caduta del regime talebano: (do ho combattuto per l'Afghanistan per tutta la mia vita. Non sono come coloro che sono stati in Germania o in Europa)). Alle liste elettorali si sono iscritti 10,5 milioni di afghani su una popolazione di circa 28 milioni. Molto bassa, appena il 380zó delle aventi diritto, quella della donne, rappresentate da un'unica candidata, la pediatra Massuda Jalal. [ere.] Un manifesto della candidata Massuda Jalal (Photo by Paula Bronstein/Getty Images) Copyright: 2004 Getty Images