«Una fotografia allucinante di quello che non va in Italia»

«Una fotografia allucinante di quello che non va in Italia» PAROLE Di CONDANNA DALL'ECONOMiSTA, EX COMMISSARIO CONSOB: NEL DDL SUL RISPARMIO CI SONO COSE BUONE, BISOGNEREBBE ANDARE AVANTI «Una fotografia allucinante di quello che non va in Italia» Onado: rimane scarsa la sensibilità sui temi della correttezza Il sistema dei regolamenti è debole, servono sanzioni più dure intervista Francesco Manacorda UNA «fotografia allucinante» quello del caso Parmalat e «un fatto scandaloso» che l'Italia non abbia ancora dato una risposta ai problemi esposti in tutta la loro crudezza da quel bubbone che si è andato formando per ben tredici anni prima di esplodere. Marco Onado, professore di economia dei mercati e degh intermediari finanziari all'Università Bocconi e autore tra l'altro di un saggio sul caso Cirio impietosamente titolato «Pelati alla meta», vede la vicenda che ieri è approdata nelle aule giudiziarie aula come un paradigma di tutto quello che non funziona nel nostro paese. «Un'autentica truffa all'italiana», l'aveva del resto definita in un altro articolo pubblicato su Reset nel quale elencava ben dodici livelli di controllo - dal consiglio d'amministrazione alla Consob - travolti dalle vicende di Collecchio. Ora, avvisa, il bubbone è scoppiato ma la cura non è ancora stata messa a punto. Anche in Italia serve una legge che, sul modello di quanto fatto negli Usa con il Sarbanes-Oxley Act «stabilisca poche cose, ma incisive, specie su quel punto fondamentale che sono i controlli interni alle società, e mandi un segnale chiaro agli operatori che quel che è accaduto non si può ripetere». Perché il caso Parmalat è cosi emblematico dell'Italia? «In particolare per la sua durata, dal 1990 al dicembre 2003. Il Commissario Enrico Bondi ha calcolato che dei 14,2 miliardi raccolti dal gruppo -13,2 di debiti e solo uno di autofinanziamento - oltre la metà andava a ripagare il debito, mentre qualcuno si è messo in tasca 2,3 miliardi. E' una fotografia allucinante e la vicenda è durata tredici anni senza che nessuno abbia dato l'allarme». Lei sostiene l'esistenza di «una larga area grigia della coscienza» che travalica anche le responsabilità giuridiche. Che cosa significa? «Nel caso Parmalat ci sono quelli che hanno concepito questo disegno, anche snella sua involuzione criminosa finale, compresi probabilmente alcuni intermediari stranieri. Ci sono persone che erano complici e poi ci sono persone vicine che in qualche caso potevano eccepire, fare una domanda impertinente. Invece niente, ha prevalso l'area grigia». Ma questa generale connivenza dipende dal fatto che le norme non erano abbastanza efficaci? «Solo in misura limitata. Prima di tutto in Italia c'è ancora una scarsa sensibilità ai temi della correttezza e del rispetto della norma per cui è facile che questi comportamenti trovino una sorta di brodo di cultura. Però sicuramente delle debolezze del sistema regolamentare ci sono, e per questo è scandaloso che non si (ha una risposta normativa a quello che è accaduto». Che tipo di risposta? «Quello che bisogna fare, come gh Usa, è dare un forte segnale agli operatori e al mercato. Ma il testo unico della finanza oggi in vigore è una buona legge, non ci sono errori da cancellare». Anche nelle sanzioni per chi trasgredisce? ((La parte sanzionatoria deve essere resa più incisiva. Negli Stati Uniti la Sec ha comminato multe miliardarie in dollari, mentre le sanzioni che potranno essere definite dal Tesoro sui casi italiani sono definite in milioni di vecchie lire. C'è una differenza di sei zeri! La deterrenza non è una questione da poco». E che altro occorre modificare? «Ci vogliono segnah che facciano cambiare davvero i comportamenti degli operatori. La famosa Sarbanes Oxley ha fatto solo quattro cose, ma le ha fatte in modo molto duro, pur senza essere troppo prescrittiva. Forse inasprire le pene per i reati societari fino a 25 anni, sarà troppo. Ma se di fi-onte a questo c'è la nostra legge sul falso in bilancio che ha non solo ridotto la pena ma anche introdotto il concetto della "modica quantità" con l'introduzione delle soghe...». E per quel che riguarda i controUi intemi delle società? «La Sarbanes-Oxley ha scritto norme molto chiare sulle responsabihtà dei consiglieri e in particolare il comitato di controllo intemo. Sembra poco, ma è una cosa che sta preoccupando giustamente tutti gli amministratori. In Italia invece questa cultura fatica molto ad affermarsi, specie nelle società con struttura proprietaria fortemente accentrata: i Tanzi o i Cragnotti della situazione fanno il bello e il cattivo tempo e i consigli d'amministrazione sono meno attivi di quello che dovrebbero essere. Tra l'altro da noi si sta aprendo una voragine tra le società privatizzate, che devono fare i conti con il mercato e quindi si danno delle regole che seguono le mighori pratiche intemazionah, e il resto del sistema». In Parlamento però il disegno di legge sul risparmio è impantanato... «Io vorrei essere ottimista. Spero che i partiti fossero così ossessionati dall'idea della durata del mandato del Governatore della Banca d'Italia che hanno posto un'attenzione limitata al resto. Questo perché nel ddl ci sono cose - anche su temi fondamentali come la responsabilità degli intermediari - che oscillano tra l'eccesso di prescrizione e quello di leggerezza. Per esempio l'indipendenza degli amministratori è definita in un modo così blando che più blando non si può. Questo punto, il cardine della riforma americana, viene trattato in modo che lascia perplessi». Che cosa pensa che verrà fuori dal processo che si è aperto ieri a Milano? «Non lo so, non son un giurista. L'importante per me è che questa parte della storia sia già iniziata anche perché ci porterà a conoscere su Parmalat più elementi di quelli che abbiamo finora». «La Sec ha saputo comminare sanzioni miliardarie in dollari Nei nostri casi si arriva a pochi milioni di vecchie lire. Non è certo un deterrente» «I Tanzi o i Cragnotti della situazione hanno fatto il bello e il cattivo tempo I cda non sono stati sufficientemente attivi» A Collecchio il lavoro continua. L'interno di uno degli stabilimenti della Parmalat Marco Onado