Il Listone preme sull'Ulivo: e adesso vìa dall'Iraq di Giacomo Galeazzi

Il Listone preme sull'Ulivo: e adesso vìa dall'Iraq PRONTA LA MOZIONE, SCONTRO TRA I DS. «DOPO L'ASSASSINIO DI ANWAR WALI PIÙ' URGENTE UN'INIZIATIVA POLITICA» Il Listone preme sull'Ulivo: e adesso vìa dall'Iraq «Ormai anche gli Usa vogliono andarsene, noi cosa stiamo aspettando?» Giacomo Galeazzi ROMA Iraq: acque agitate nell'opposizione. È stato fissato per giovedì un incontro tra il forum dei deputati pacifisti e i capigruppo del Listone sulla mozione che propone il ritiro dei militari italiani dall'Iraq. «H testo è pronto - afferma il Verde Paolo Cento, che ha preparato la mozione con Franco Giordano di Rifondazione - il nostro obiettivo non è quello di dividere ma di unire. I pacifisti sono avanti e non indietro nel sollecitare il dibattito politico nel Paese e anche nel campo dell'opposizione». A replicare immediatamente è Vannino Chiti, coordinatore della segreteria Ds. «Se in Parlamento viene presentata una mozione con lo stesso dispositivo sul ritiro dall'Iraq che abbiamo già votato, è chiaro che noi non possiamo non votarla, per una questione di coerenza politica - evidenzia - ma domando al centrosinistra: oggi è prioritario ribadire quella posizione, o invece condizionare il govemo affinché lavori con gli altri Paesi Uè per giungere ad una conferenza di pace? A fine anno il Parlamento dovrà pronunciarsi sul rinnovo della missione in Iraq, quindi perché votare a ottobre e poi di nuovo a dicembre». Per Rifondazione comunista, Verdi e Pdci, però, sia le dichiarazioni del sottosegretario alla Difesa Usa, Donald Rumsfeld, sia la discussione accesa nel govemo daUVapertura» del vicepre¬ mier Fini confermano che il ritiro è la condizione essenziale per qualsiasi piano di pace credibile in Iraq. Esprimendo «la più ferma condanna» dell'esecuzione di nuovi ostaggi, tra cui l'italoiracheno Ayad Anwar Wali, la sinistra radicale si dice convinta che occorre al più presto una decisa iniziativa politica. Secondo la proposta di mozione al Senato che le forze della sinistra alternativa propongono a tutti i partiti di opposizione, de truppe di occupazione» devono lasciare l'Iraq e va convocata una conferenza di pace. «A dibattito parlamentare, congelato nel periodo del sequestro delle volontarie di "Un ponte per..." - spiegano i promotori della mozione - non può più essere rinviato». Dopo i contatti preliminari con l'ala riformista, Prc, Verdi e Pdci chiedono un incontro con tutti i capigruppo dell'opposizione per cercare di ottenere un'unità di intenti «senza separare il Listone dal resto del mondo pacifista». Per il segretario dei Comunisti Italiani Oliviero Diliberto, la situazione irachena è ormai del tutto fuori controllo: «Solo una forte iniziativa che parta con il ritiro delle truppe occupanti può avviare la pacificazione del Paese». Il leader di Rifondazione Fausto Bertinotti indica un percorso in tre punti: «Si comincia con l'indebolire il partito della guerra, con il rientro delle truppe. Poi una conferenza internazionale di pace, con al tavolo tutti i contendenti, tutte le forze politiche e militari presenti, tranne i terroristi, comprese le forze di resistenza irachene. Quindi, elezioni e un nuovo governo realmente rappresentativo». Nell'eventualità che fosse necessario ga¬ rantire questi passaggi con una presenza militare, la condizione è che le truppe vengano individuate tra quelle non occupanti. Dunque, secondo Bertinotti, i tedeschi, ma non gli inglesi; i russi, ma non gli americani; i giappponesi, ma non gU italiani. A discutere in maniera accesa l'ipotesi di una nuova mozione sono soprattutto i Ds. A giudizio di Pietro Polena (Correntone) il barbaro assassinio di Wali e di Dabja rende ancora più urgente richiamare i nostri militari per non fare dell'Italia il bersaglio di tragi- ' che rappresaglie. «Anche se resto convinto che la missione italiana sia stata e resti uno sbaglio, la questione non è quella della nostra presenza o meno in Iraq ma di come impegnarsi perché in quel Paese si arrivi ad una vera ricostruzione», ribatte il capogruppo Ds alla Camera Luciano Violante. «Non si può accettare il ragionamento che la guerra era sbagliata però si continua ad andare avanti cosi - sottolinea il presidente diessino Massimo D'Alema - la via d'uscita è costruire le condizioni perché gli americani se ne vadano al più presto». Intanto lo Sdi esorta il premier Berlusconi a ridurre al minimo la presenza di civili in Iraq, garantire la sicurezza a quanti si trovano già li e proseguire il dialogo tra govemo e opposizione come durante il rapimento delle due Simone. Pierluigi Castagnetti, capogruppo della Margherita alla Camera, ribatte all'iniziativa dei parlamentari pacifisti ricordando che il problema non è la presentazione di una nuova mozione del centrosinistra, bensì la richiesta di una sua calendarizzazione. LA MISSIONE ITALIANA IN IRAQ ESERCITO rnisce la gran iarte delia orza italiana impegnata nella missione, con 1700 militari. Tra loro Bersaglieri, uomini del Genio, guastatori, una ìcòmpagnia del 7" Reggimento iJMBC (nucleare, - {biologico e chimico) e paracadutisti assaltatori' ■ MARINA Offre 500 uomini. Dislocati sulla nave San Giusto, su cui è imbarcata una componente medica e gli elicotteri. E poi su due cacdamine ("Chiòggla" e "Viareggio'5) e un pattugliatore d'altura ("dgala Fulgosi"). Sulla San Giusto c'è una compagnia del Reggimento San Marco, " i Marines ftalianl ■AERONÀUTÌCA Mette a disposizione 200 avieri. Fornisce elicotteri HH-3Fper operazioni di ricerca e soccorso e di recupero di equipaggi dispersi in territori pericolosi; e poi velivoli C-130J per i trasporti, personale specializzato per là logistica 9 CARABINIERI Dall'Arma provengono circa 400 uomini, professionisti in larga parte del reggimento Tuscàriia. Alcuni elementi assicurano la polizia militare, poi c'è una unità Muitinational Specialized Unit (Msu) m CROCE ROSSA Trentanove carabinieri assicurano la protezione dell'ospedale da campo della CroceRossa Esercitazione di militari italiani nei pressi di Nassiriya