Via al grande processo Parmalat

Via al grande processo Parmalat POSSIBILI PARTI CIVILI IL NUOVO GRUPPO DI BONDI, LA CONSOB E LE ASSOCIAZIONI DEI RISPARMIATORI Via al grande processo Parmalat Domani a Milano udienza preliminare con 32 accusati MILANO Neppure l'aula magna - capiente quanto basta a ospitare l'inaugurazione dell'anno giudiziario - è sufficiente a contenere tutti quelli che hanno diritto a partecipare al dibattimento: per domani mattina quando partirà l'udienza preliminare Parmalat è stato attrezzato, con tanto di maxischermi e sedie, pure l'enorme atrio che fronteggia l'aula. Un processo dai grandi numeri: non tanto per gli accusati (29 più tre «persone giuridiche»), né per pubblico e mass media che all'udienza preliminare non possono partecipare. Sono le parti civih a fare la differenza: quelle centinaia di risparmiatori che con le azioni e le obbligazioni Parmalat solida azienda garantita da ancor più solide banche - erano convinti di dormire tra due guanciali; e invece si sonò ritrovati con in tasca carta straccia. Altro che solida, la Parmalat: erano anni che i suoi conti facevano acqua e accumulava debiti su debiti. E le banche solide lo erano e lo sono, ma avevano emesso bond garantiti solo da carte false: con che livello di complicità lo cerca di stabilire la seconda parte dell'inchiesta, incentrata appunto sugli istituti di credito ita iani e stranieri. A quest'udienza preliminare in realtà la procura di Milano aveva sperato di non arrivarci, di bypassare un procedimento che durerà, secondo un calcolo approssimativo, almeno un anno. Ci aveva provato in marzo quando i contomi dei fatti erano già chiaramente delineati: Parmalat aveva prodotto un fallimento quantificato in 14,5 miUardi di euro utilizzando ima catena di consociate estere e società off-shore che, a seconda delle necessità, si accollavano i debiti o fornivano garanzie. Totalmente fasulle come quella lettera che asseriva l'esistenza di quattro miliardi di euro su un conto di Bank of America (ma il logo era riprodotto con uno scanner); è da quel falso che è scoppiato lo scandalo, nel dicembre dell'anno scorso. E poi, a valanga: l'arresto di CaUsto Tanzi, dei suoi figli, dei collaboratori più stretti, dei revisori dei conti; il commissariamento di Parmalat guidato da Enrico Bondi; la quantificazione degli ammanchi. E la scoperta del meccanismo che aveva ingannato (e in alcuni casi spolpato) i risparmiatori: da qui l'accusa formulata dalla procura di Milano per aggiotaggio, falso dei revisori e ostacolo alla Consob. A marzo era tutto chiaro e la procura aveva chiesto il rito immediato: l'intenzione era di fare un dibattimento «alla Cusani» (in cui, partendo da un singolo imputato si era nei fatti svolto il primo grande processo pubblico di «Mani Pulite»). Ma «l'evidenza della prova» - necessaria per evitare l'udienza preliminare - secondo il gip Guido Piffer - era limitata a un numero esiguo di indagati: Calisto Tanzi, suo figlio Stefano; gli ex direttori finanziari Luciano del Soldato e Fausto Tonna (che continua a descriversi come un mero esecutore degli ordini di Tanzi); i contabili Gianfranco Bocchi e Luciano Pessina. Mancava per tutti gh altri: Giampaolo Zini (che pure era l'ideatore di società off-shore); gli altri quindici tra membri del cda e manager; i revisori dei conti Mamoli e Rovelli per Deloitte STouche, Penca e Bianchi per Grant Thomton (questi due chiederanno di andare direttamente a processo); i funzionari di Bank of America in Italia Luca Sala, Luis Moncada e Antonio Luzi. E mancava per le persone giuridiche: le due società di revisione e BoA. Si è arrivati così a quest'udienza preliminare che nelle prime giornate sarà tutta dedicata alle costituzioni di parte civile: scontata l'accettazione per la nuova Parmalat di Bondi e per la Consob (se manterrà il proposito di voler partecipare al processo), il gup Cesare Tacconi dovrà analizzare le richieste delle associazioni dei consumatori e di tutti i singoli (creditori, risparmiatori) che dal fallimento di Parmalat sono stati danneggiati. Mesi solo per questo; mentre si aspetta che a Parma la procura chiuda, almeno per i personaggi principali, l'inchiesta sulla bancarotta. [s.mar.]

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