il pm: le accuse contro Cuffaro
il pm: le accuse contro Cuffaro UNA MEMORIA SULLE «TALPE» IN PROCURA il pm: le accuse contro Cuffaro dal corrispondente da PALERMO I collegamenti con personaggi sospetti e le «spiate» per favorire indagati di mafia sono state racchiuse dalla procura di Palermo in una memoria consegnata al giudice per l'udienza preliminare. E' il gup che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla procura nei confronti degh inquisiti tra i quali figura anche il governatore deUa Sicilia Salvatore Cuffaro. L'udienza si svolgerà il 14 ottobre, ma Cuffaro potrebbe arrivare a questa data già con una richiesta di giudizio immediato. Vorrebbe saltare questa fase e presentarsi direttamente ai giudici del tribunale. L'atto d'accusa riepiloga fatti e circostanze dell'inchiesta denominata «talpe alla Dda» che vede coinvolti oltre a Cuffaro, anche l'imprenditore della sanità privata Michele Aiello, i marescialli Giorgio Piolo dei carabinieri e Giuseppe Giuro della Guardia di Finanza, politici, medici e professionisti. In oltre cento pagine i magistrati ripercorrono le indagini, le fu^he di notizie, i contatti fra uommi pohtici, imprenditori e affiliati a Cosa nostra. E' una sorta di «sentenza ordinanza» che veniva fatta in passato dal giudice. La memoria mette in luce, in particolare, gli intrecci politicomafiosi che il processo affronterà, ma soprattutto cerca di spiegare il motivo per il quale il presidente Cuffaro non viene processato per il reato di concorso in associazione mafiosa, per il quale aveva ricevuto un anno fa l'avviso di garanzia, ma solo per aver favorito Cosa nostra. Mentre a Giuro e Riolo l'accusa resta quella di concorso in associazione mafiosa. I magistrati spiegano che la posizione del governatore è diversa dagli altri coimputati, anche se quasi tutti vengono indicati come del¬ le «spie» al servizio di Aiello, il miliardario arrestato a novembre dello scorso anno per associazione mafiosa. Tutti, ad eccezione di Aiello, avrebbero commesso le stesse «spiate», chi più e chi meno. Cuffaro, rispetto agli altri, non avrebbe avuto mai contatti diretti con esponenti mafiosi come il boss Giuseppe Guttadauro, condannato già definitivamente per mafia, la cui figura entra prepotentemente nell'inchiesta perché amico di pohtici. Nel suo salotto di casa le microspie dei carabinieri hanno registrato molte ore di conversazioni che hanno in seguito portato all'arresto di decine persone fra cui anche assessori comunali, medici e affiliati a Cosa nostra. E, in seguito alle «spiate», il boss ha poi scoperto la cimice a casa sua. L'indagine sulle talpe, come spiega la procura in questa memoria, «ha evidenziato la gravità del problema della rivelazione di notizie segrete sulle indagini alla mafia». I magistrati sottolineano «la capacità di Cosa nostra di instaurare e mantenere rapporti con i più svariati settori della società civile e delle istituzioni». Il riferimento, anche se velato, è a chi ricopre cariche istituzionali e avrebbe avuto contatti (conversazioni registrate) con pregiudicati mafiosi. «In questo procedimento scrivono i pm - sono stati dimostrati i rapporti di una persona imputata eh far parte dell'associazione mafiosa Cosa nostra (Michele Aiello) e di una condannata con sentenza definitiva per questo reato (Giuseppe Guttadauro) con esponenti, anche al più alto livello, della politica regionale, con imprenditori, professionisti e giornalisti, con impiegati, funzionari e dirigenti della pubblica amministrazione, con persone che lavorano negli uffici giudiziari e con appartenenti alle Forze di pohzia». [La.]
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