«Una task force gnu contro i sequestri in Iraq»

«Una task force gnu contro i sequestri in Iraq» IL RESPONSABILE DELL'UFFICIO CHE SI OCCUPA DI DROGA E CRIMINE ORGANIZZATO «Una task force gnu contro i sequestri in Iraq» Il vicesegretario Costa: «Si occuperà della formazione delle forze di polizia» intervista Guido Ruòtolo ROMA #A/ GGLIAMO creare una task "W force in Iraq in grado di contrastare l'industria dei sequestri». Antonio Maria Costa, vicesegretario delle Nazioni Unite, dirige l'ufficio di Vienna (Unodc) che si occupa di droga e di crimine organizzato, A Roma per denunciare i rapporti tra terrorismo e narcotraffico. Costa annuncia, in questa intervista, che il suo ufficio ha pronto un «piano molto impegnativo» per affrontare l'emergenza irachena. «Droga, sequestri cfi persona, traffici di clandestini - aggiunge il direttore esecutivo del- l'Unodc - rappresentano oggi una fonte inesauribile di finanziamento delle organizzazioni terroristiche e insurrezionaliste. Le ultime informazioni sulle cellule alqaediste del Marocco ci fanno ipotizzare una futura minaccia terroristica per l'Europa, ancora più grave delle precedenti, finanziata proprio dal traffico di droga», Dottor Costa, l'Anonima sequestri irachena continua a mettere a segno altri colpi. Cosa può fare l'Onu? «Abbiamo elaborato un piano molto impegnativo, che non è stato finora lanciato pubblicamente perché le Nazioni Unite ritengono comunque prioritario lavorare perché si possano svolgere nelle condizioni di sicurezza le elezioni politiche del gennaio prossimo. In Iraq i sequestri di persona sono all'ordine del giorno. Come ufficio di Vienna abbiamo chiesto ai colleghi di New York e della coalizione presenti in Iraq di verificare se si possano determinare le condizioni per un nostro intervento. Che non vuole essere di investigazione specifica né di negoziazione finalizzata alla liberazione degli ostaggi. Così come facciamo in America latina, vorremmo aiutare l'Iraq a dotarsi di strutture professionalizzate che si occupino di sequestri, e ad elaborare strumenti che supportino un quadro normativo efficace, precondizione per ridurre l'intensità del fenomeno». 1 In concreto, il piano cosa prevede? «Il nostro progetto si misura anche con gli aspetti finanziari del fenomeno, con la formazione tecnica delle forze di polizia, per renderle in grado di negoziare la liberazione degli ostaggi o di intercettare i carcerieri. E, infine, ipotizziamo la creazione di una struttura in grado di garantire assistenza psicologica agli ostaggi liberati e alle famiglie dei sequestrati». Quale la lettura dà dì questo fenomeno? «E' evidente che ci troviamo di fronte a una realtà complessa perchè il sequestro di persona è diventato, in Iraq, soprattutto uno strumento di reperimento di risorse finanziarie e di iniziativa politico-modiatica-terrorista. Ai tempi del regime di Saddam esisteva un'area grigia parastatale e criminale che sopravviveva grazie ai traffici di contrabbando di petrolio e di altre merci poste sotto embargo Gnu. Quest'area grigia si è in parte riciclata neh'industria dei sequestri». I sequestri hanno una finalità criminale e politica? Accanto a questa realtà ci sono poi i sequestri, con esiti drammatici, eseguiti dai gruppi alqaedisti. «A questo mi riferivo quando accennavo alla complessità del fenomeno iracheno. Per esempio, è evidente che si sovrappongono diversi interessi e finalità dietro la cattura di un ostaggio. Sul terreno agiscono diversi gruppi e non si può escludere, anzi tenderei a dirlo con certezza, che accanto alla industria dei sequestri sia florido il mercato degli ostaggi. E cioè che gli stessi prigionieri passino di mano in mano, di banda in banda, venduti e comprati per migliaia di dollari». La gestione pubblica e mediatica del sequestro è solo una anomalia irachena ? «La regola fondamentale della gestione di un sequestro è l'anonimato, il silenzio, la segretezza della trattativa. Una regola capovolta in Iraq. In Colombia, dove tra le organizzazioni criminali e insurrezionaliste è molto diffusa l'industria dei sequestri - nel 2001 ve ne furono più di 3.000, nel 2003 poco meno di 2.000 -, tutto si svolge nella segretezza totale». Come nell'Afghanistan in Iraq, attorno ed traffico della droga si potrà cementare una cogestione del potere? «Oggi non è ipotizzabile questo scenario perchè il passaggio dell'oppio, prodotto in Afghanistan, è circoscritto all'Iraq curdo. Il collante che potrebbe unificare i vari interessi criminali è il petrolio, che è facilmente monopolizzabile. Nel caso iracheno, però almeno una delle etnie regionali, i sunniti, sono esclusi dalla possibilità di sfruttrare questa ricchezza».

Persone citate: Antonio Maria Costa, Dottor Costa