Kerry sfrutta l'lraq e vince ai punti il primo round di Maurizio Molinari

Kerry sfrutta l'lraq e vince ai punti il primo round I DIBATTITI CHE DECIDERANNO LA CORSA ALLA CASA BIANCA Kerry sfrutta l'lraq e vince ai punti il primo round .o sfidante apparso aggressivo e determinato ha messo in difficoltà Bush Maurizio Molinari inviato a GORAL GABLES (Florida) Il senatore John F. Kerry sapeva che il dibattito nel Convocation Center dell'Università di Miami - seguito da 55 milioni dì telespettatori - era l'ultima occasione per porre rimedio ai sondaggi negativi ed ha sfruttato al meglio i novanta minuti del confronto per colpire duro George W. Bush e smentire chi gli imputa di essere un politico incerto ed inaffidabile. Kerry è andato all'attacco, ha elencato uno ad uno gli errori commessi sull'Iraq, ha rimproverato Bush di «aver disperso risorse che sarebbero state più utili nella guerra contro Osama bin Laden» e di «portare il Paese nella direzione sbagliata». Nei primi 48 minuti Kerry è sembrato padrone del campo, prendeva appunti, guardava l'avversario e restava all'attacco mentre Bush, obbbgato a difendersi, tradiva un certo nervosismo bevendo numerosi bicchieri d'acqua. Il presidente è uscito fuori solo nella seconda parte del confronto, martellando Kerry con l'accusa di «cambiare troppo spesso opinione per poter essere un comandante in capo in tempo di guerra» e ricordando, data per data, tutte le dichiarazioni rilasciaìte «entrando in contraddizione con se stesso». Alla fine dql.jprimo..jnatch Kerry può esSète^-comùnque soddisfatto perché è riuscito nell'intento che si proponeva, restare in gara e mantere aperta la corsa per la Casa Bianca ed i primi a festeggiare sono stati i giovani democratici che hanno seguito lo scontro dai parti del campus salutando con ovazioni ogni attacco contro Bush. Il duello è iniziato puntualmente alle 9 di sera - le tre del mattino di ieri in Italia - quando il conduttore Jim Lehrer della Pbs ha chiesto di spegnere i cellulari e l'assoluto silenzio ai trecento ospiti selezionati -150 per parte - per il pubbhco. Lehrer ba accettato la conduzione sono all'ultima ora, quando la commissione dei dibattiti ha ceduto alle richieste dei network di poter riprendere i candidati anche se non intenti a rispondere alle domande. La sfida è incominciata senza dichiarazioni iniziali. In piedi dietro le rispettive postazioni di legno - reabzzate in modo da non far risaltare troppo la differenza di altezza fra Kerry e Bush - i contendenti sono entrati subito nel vivo delle domande di Lehrer e si è visto che lo sfidante democratico era più aggressivo e determinato. Anche le cravatte annunciavano ciò che sarebbe avvenuto di lì a poco: Kerry ha scelto il rosso, colore da combattimento, mentre Bush il più rassicurante celeste. Il senatore ha iniziato mostrando sicurezza, affermando di avere un «piano migliore per rendere più sicura l'America» e di essere determinato ad «uccidere i terroristi» ma precisando che - come ayeva detto Bill Clinton alla Convention di Boston - si può essere «sia tosti che abib». Da qui è partito l'assalto a Bush. «Il presidente non ha catturato Osama bin Laden, se lo è fatto sfuggire a Torà Bora affidando l'assalto finale ai signori della guerra afghani, ha allontanato il focus da Al Qaeda, ha detto che la guerra in Iraq sarebbe stato T'ultima risorsa" mentre ha scelto di farla comunque, si è alienato il sostegno dégb alleati ed il risultato è che oggi l'America sostiene il 90 per cento dei costi e delle perdite di una guerra che non doveva essere neanche iniziata». Il presidente si è difeso affermando che «l'America è più sicura senza Saddam al potere» ed ammettendo che «in Iraq il compito è difficile» ma quando ha ricostruito la genesi della guerra è apparso prevedibile e Kerry ha sfruttato l'attimo per mantenere l'iniziativa: «L'Iraq è un stato un errore colossale» ed è adesso un «big mess» (gran casino), «la soluzione in Iraq non è per nulla vicina, l'Iraq con la guerra al terrore non c'entra nulla, Bush è corso verso la guerra senza avere un piano per fare la pace». Nella foga Kerry ha scambiato Osama per Saddam - come più tardi è toccato anche a Bush - ma è stato il presidente a tradire nervosismo. Le regole del dibattito gli imponevano di sentire fino alla fine la requisitoria dell'avversario e lui è apparso a disagio, bevendo numerosi bicchieri d'acqua mentre l'avversario sulla sua postazione invece mostrava sicurezza prendendo appunti. Quando Kerry ha detto di voler «far tornare a casa i soldati» Bush gli è andato dietro, assicurando di volerlo fare anche lui «ma solo quando l'Iraq saràun Paese stabile». A 48 minuti dall'inizio il presidente era sotto i colpi dell'oratoria senatoriale dello sfidante, che spesso ha citato Colin Powell a proprio favore, ma è riuscito a riprendere le redini del match rilanciandoci contro l'accusa di «inaffidabilità». «Il mio sfidante ha detto che la guerra in Iraq è il conflitto sbagliato, al momento sbagliato nel posto sbagliato, questo è il messaggio sbagliato alle truppe, agli alleati ed ai nostri nemici, un uomo così non può diventare comandante in capo». E ancora «Kerry cede sotto pressione, la debolezza è una tragedia, non garantisce la sicurezza né nostra né degli altri, con me invece l'America resterà all'offensiva contro il terrorismo, combattere i terroristi in Iraq significa non doverli affrontare in casa». Andare all'attacco ha rinvigorito il presidente che ha snocciolato tutti gli episodi già raccontati dagh spot tv per descrivere il «messaggio confuso» del rivale, come le frasi in cui Kerry appoggiava Bush sull'Iraq e quelle in cui si contraddiva, come quando disse dì «aver votato a favore prima di aver votato contro» gli 87 miliardi di dollari per la ricostruzione in Iraq ed Afghanistan. «E' vero,in quell'occasione ho fatto un errore - ha ribattuto Kerry - ma Bush ne ha commesso uno più grande invadendo l'Iraq». Il passo falso del senatore è arrivato poco dopo, allorché nella foga di imputare a Bush l'assenza di alleati intemazionali ha dimenticato di elencare la Polonia fra i Paesi che - assieme a Gran Bretagna e Australia - furono a fianco degli Stati Uniti all'inizio del conflitto. Una gaffe che potrebbe costare cara a Kerry perché gli americani di origine polacca sono milioni in Stati decisivi come quelli del MidWest. Il ritomo di Bush ha riequilibrato il match, che nella parte finale ha visto i due contendenti duellare come pugili sul ring. Kerry ha enumerato le «bugie» del presidente su «nucleare iracheno, esistenza di una coalizione, passaggio all' Onu e possesso di un piano di pace» e Bush ha risposto accusandolo di inseguire il sostegno intemazionale a scapito della sicurezza nazionale, facendo in proposito riferimento al sostegno di Kerry per il Tribunale penale intemazionale «che vorrebbe poter processare i nostri soldati e cittadini senza doverne rispondere a nessuno». Sulla Corea del Nord il duello è stato a ruob rovesciati: Kerry ha accusato Bush di sbagliare a voler negoziare con Pyongyang in una cornice multilaterale mentre il presidente ha difeso la scelta di abbandonare l'approccio bilaterale che fu dell'amministrazione Clinton. In un segno di rottura con quanto avvenuto finora nella campagna, Kerry ha fatto pochi riferimenti al servizio prestato in Vietnam - «ho difeso il mio Paese e sono pronto a farlo ancora» - e Bush gU ba reso omaggio per aver vestito la divisa ed essere stato tanto a lungo senatore, salvo poi precisare di «non apprezzare ciò che ha fatto in questi venti anni». Gli unici terreni su cui si sono trovati d'accordo sono stati la definizione della proliferazione delle armi di distruzione di massa come «maggior pericolo per la sicurezza nazionale» e lo scambio di complimenti sul fatto di essere un «buon padre». Usciti dal Gonvocation Center entrambi si sono lanciati da subito nella campagna, comizi notturni e quindi partenza verso nuove tappe. In attesa dei sondaggi del dopo-dibattito già incombe il prossimo match, fissato l'S ottobre a St Louis.