I sondaggi premiano ancora il Presidente Al senatore serve il ko

I sondaggi premiano ancora il Presidente Al senatore serve il ko DOPO LA SFIDA TELEVISIVA I sondaggi premiano ancora il Presidente Al senatore serve il ko Bush è sempre al cinquantuno per cento, lo sfidante al quarantasette Edwards: «Gli americani hanno visto chi è il nuovo comandante in capo» Cheney: «Ora sappiamo perché la sicurezza impone di rieleggere Bush» Paolo Mastrolilli NEW YORK Chi ha vinto la sfida televisiva di giovedì tra il presidente Bush e il senatore Kerry? I primi sondaggi sono unanimi: il candidato democratico. Ora, però si tratta dì vedere che impatto avrà questo risultato sulla corsa alla Casa Bianca, dove il repubblicano è in vantaggio. Secondo la Gallup, il 530Zo degli spettatori ha assegnato la vittoria a Kerry e il 370Zo a Bush. Per la Cbs le percentuali sono 4307o contro 2807o, per la Abc 4507o contro 3607o, ma la sostanza non cambia. La Gallup ha aggiunto che il 4607o degli spettatori si è alzato con un'opinione più favorevole del senatore rispetto al passato, mentre il 2107o ora vede megho il presidente. La Abc però ha fatto anche un rapido sondaggio sulle posizioni nella corsa alla Casa Bianca e non ha scoperto grandi novità: prima del dibattito il 5007o degb ascoltatori favoriva Bush e il 4607o Kerry; dopo il dibattito le percentuali sono salite entrambe, ma hanno conservato le distanze, col presidente al 5107o e il senatore al 4707o. E'troppo presto per giudicare, ma questo è il dato che conta. Kerry era arrivato al dibattito in svantaggio: la media tra i vari rilevamenti lo dava indietro di sette o otto punti sul piano nazionale, in difficoltà anche negb stati chiave come la Florida e l'Ohio. Quindi aveva assolutamente bisogno dì evitare il k.o. e segnare qualche punto a favore per riaprire una gara che molti analisti giudicavano già chiusa. Secondo il politologo della Cnn, Bill Schneider, «quest'operazione è riuscita» e anche il direttore del settimanale conservatore Weekly Standard, WiUiam Kristol, ha ammesso che «Kerry è sembrato più presidenziale ed è riuscito a mettere Bush sulla difensiva». John Edwards, il candidato democratico alla vice presidenza, ha commentato: «Io penso che gli americani abbiano visto il nuovo comandante in capo del Paese. Kerry ha illustrato una visione per il futuro, mentre Bush ha negato la crisi del presente in Iraq. Non puoi risolvere un problema se non ammetti che esiste». Il vice presidente Cheney, che affronterà Edwards nel dibattito di martedì, ha visto il contrario: «Le incertezze e i cambiamenti nelle posizioni di Kerry dimostrano perché bisogna rieleggere Bush per garantire la sicurezza dell'America». Gh editoriab dei giomab sono stati più prudenti. Il New York Times ha scritto che «se qualcuno si aspettava l'errore fatale, il dibattito è stato un pareggio. Ma se la domanda era la capacità di Kerry di apparire presidenziale, presentare le sue idee in maniera chiara e succinta e tenere Bush sulla difensiva riguardo l'Iraq, allora ha centrato l'obiettivo». Il Washington Post ha rimandato il giudizio al prossimo dibattito, mentre sul New York Post l'ex consighere di Clinton Dick Morris ha scritto che il capo della Casa Bianca ha vinto sulla sostanza e il senatore sullo stile. Morris, però, ha criticato duramente Bush, apparso distratto, annoiato e infastidito: «Se uno non avesse saputo chi era il presidente e chi lo sfidante, avrebbe scambiato i niob. Le posizioni di Bush sui temi erano così sohde, e quelle dì Kerry così contraddittorie, che il repubbb-. cano doveva vincere per forza. Eppure Kerry ha mostrato agli americani che si presenta e si comporta come un comandante in capo, qualcuno a cui 'puoi affidare il potere». Ma l'editoriale che farà più discutere è quello del Los Angeles Times. «Kerry ha vinto il dibattito con un margine confortevole, ma gh americani potrebbero decidere che Bush è più capace di ripulire il pasticcio che ha creato in Iraq». Il giornale della Cabfomia ha esaltato la prestazione del senatore, scrivendo che ha messo alle corde il presidente con la sua accusa di aver commesso un «errore colossale» in Iraq. «Quello, però, è il passato. Ora l'imbarazzo inevitabile per la campagna di Kerry è che non può offrire ima chiara alternativa per il futuro. La sua pretesa di avere un piano radicalmente diverso cade quando si passa ai particolari: più vertici, più addestramento ài truppe locab, e più Onu». Se vuole" trasformare il successo di giovedì sera in una vittoria il 2 novembre, Kerry dovrà rispondere a questa domanda.

Luoghi citati: Florida, Iraq, Los Angeles, New York, Ohio