Trionfa un metodo La vittoria di Letta di Gianni Letta

Trionfa un metodo La vittoria di Letta L MEDIATORE Il primo incontro con i leader del centrosinistra il 7 settembre a Palazzo Chigi Ieri mattina un giro di contatti con gli «avversari»: siamo vicini alla conclusione Trionfa un metodo La vittoria di Letta Tre settimane all'insegna della discrezione e in contatto con l'opposizione Un lavoro con pochissimi collaboratori, tra cui il direttore del Sismi, Pollari personaggio Umberto La Rocca ROMA CI E' una ottima probabilità che entro oggi le ragazze siano libere. E se accadrà, sarà un successo di tutti non soltanto del governo». Ieri mattina, alle otto e mezza, Gianni Letta ha percorso i pochi metri che separano Palazzo Chigi da Palazzo Marini e si è infilato prima nello studio privato di Piero Fassino, poi in quello di Francesco Rutel- li e infine nella stanza di Fausto Bertinotti. Ha informato i leader dell'opposizione che l'incubo stava per finire e li ha ringraziati per il comportamento responsabile, la collaborazione e la riservatezza osservati in queste tre settimane. «A quel punto», racconta chi conosce bene il sottosegretario alla presidenza del Consigho, «aveva già in tasca la certezza che Simona Pari e Simona Torretta sarebbero state lasciate andare. Figuriamo¬ ci se un pohtico della cautela di Letta si sarebbe sbilanciato in questo modo senza avere tutte le carte in mano...». Nessuna richiesta di appoggio sulla strada da seguire perciò, nessun tentativo di coprirsi le spalle di fronte a un'operazione che poteva finire male. Cose che c'erano state, ma nei giorni scorsi. Ieri si trattava semplicemente di finire come aveva cominciato: seguendo coerentemente un metodo inaugurato il giorno stesso del rapimento delle due volontarie italiane. Era il 7 settembre. Letta aveva chiamato il segretario dei Ds e il leader della Margherita: «Berlusconi vi vuole incontrare a Palazzo Chigi, una soluzione positiva di questa drammatica vicenda richiede prima di tutto la concordia di maggioranza e opposizione». La risposta non era scontata. Anche perchè il braccio destro del presidente del Consiglio non sapeva che, poche ore prima, quando durante una segreteria della Quercia era arrivata la notizia del rapimento, Fassino era stato chiaris¬ simo: «Badate che su questo non sento ragioni, se il governo chiede il nostro aiuto come è accaduto in Francia, io ci sto. E chi non è d'accordo faccia quel che crede...». Nella telefonata, il sì di Fassino e Rutelli era stato accompagnato da un consigho: «E' meglio che siano coinvolti tutti i leader dell'opposizione, Bertinotti compreso». Lo si chiami consociativo, lo si chiami democristiano, il «metodo Letta» aveva così sortito un effetto che non ha precedenti nell'era berlusconiana: l'intero centrosinistra intomo a un tavolo con il Cavaliere, tutti lì ad offrire il loro via libera ad adoperare ogni strumento utile per liberare le due ragazze. E proprio qui sta la differenza tra il rapimento dei bodyguards italiani della scorsa primavera e quello che si è concluso felicemente ieri: la liberazione di Stefio, Agliana e Cupertino era stata la vittoria di un uomo che Berlusconi aveva ringraziato in termini roboanti, definendolo «un dono di Dio all'Italia», della sua duttilità. della sua capacità di lavoro, della sua discrezione; il ritomo a casa della Pari e della Torretta è il trionfo anche di un metodo che per Gianni Letta è quasi una seconda pelle e che il sottosegretario ha seguito lungo tutte queste tre settimane di calvario. Un calvario vissuto con un certo pessimismo per le anomalie del sequestro, l'inafferabilità del profilo dei rapitori, le conseguenze politiche che un esito infausto avrebbe avuto. E condiviso con pochissime persone, il direttore del Sismi Niccolo Pollari soprattutto, «un uomo di grande valore, un uomo con il quale grazie a Dio si può lavorare davvero...». Fino all'ultima mossa. Quando ieri sera, telefonandogli personalmente. Letta ha invitato Fassino e Rutelli a Ciampino, per l'arrivo delle ragazze e per condividere la gioia del successo dopo le responsabilità e la preoccupazione. Le congratulazioni e gli attestati di stima sono piovuti perciò, tanto dalla maggioranza che dall'opposizione. Perfino un Verde come Paolo Cento, pacifista arrabbiato e opDositore acerrimo del govemo, la dato atto al sottosegretario di aver operato con saggezza per il buon esito della trattativa. E naturalmente, è arrivato anche l'ennesimo grazie di Berlusconi: «A Gianni Letta, che ha avuto la regia di tutta l'operazione e al quale queste due ragazze devono la vita». Un'incoronazione l'ha definita qualcuno. «Una conferma», spiega invece un ministro di Forza Italia assai ascoltato dal premier, «che Silvio, quando immagina il futuro del centrodestra senza di lui pensa a una sola persona. Con buona pace di Fini, Casini e Pisanu». Gianni Letta, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, in una foto d'archivio con il premier

Luoghi citati: Ciampino, Francia, Italia, Roma