Morto in cella il capo di Al Qaeda in Libano
Morto in cella il capo di Al Qaeda in Libano ARRESTATO PER IL PIANO CONTRO L'AMBASCIATA ITALIANA Morto in cella il capo di Al Qaeda in Libano BEIRUT Improvvisa e inaspettata morte, ieri in Libano, dì uno dei 12 uomini arrestati lo scorso 21 settembre con l'accusa di aver tentato di organizzare un attentato contro l'ambasciata d'Italia a Beirut e di appartenere - secondo le autorità - alla «principale rete di al Qaeda» in Libano. Secondo un comunicato delle forze di sicurezza interne di Beirut, il libanese Ismail Mohammad Al Khatib è morto nell'ospedale dove era stato trasportato d'urgenza dopo essere stato colpito da infarto nel carcere in cui era rinchiuso da una settimana. Subito dopo l'annuncio del decesso, centinaia di persone si sono radunate davanti alla sua casa a Majdal Anjar, sua città natale nella regione occidentale della valle della Bekaa, al confine con la Siria. E la tensione è salita molto, anche perché i familiari di Al Khatib avevano avvisato le autorità, attraverso interviste ai media locali, del fatto che il loro congiunto, di 31 anni, aveva problemi di salute. Molti sono arrivati in auto da diverse zone di questa località sunnita, dove vivono circa 15.000 persone e dove hanno sede numerosi movimenti integralisti. Centinaia di manifestanti hanno anche invaso le strade della città, scandendo slogan come «non c'è alcun dio se non Allah e lo stato libanese è nemico di Allah». In molti hanno affermato che Beirut ha accusato Al Khatib «di essere legato ad al Qaeda. Ma era solo un uomo analfabeta che non aveva mai lasciato la sua città e non aveva neanche un fax né un computer». Il comunicato delle forze di sicurezza libanesi sì limita a poche righe: Ismail Mohammad Al Khatib, si legge, «è stato colpito da un malore lunedì mattina ed è stato immediatamente trasportato all'ospedale Dahr al Basheq per essere curato, ma è morto in seguito a un attacco cardiaco molto esteso». Nel comunicato delle forze di sicurezza si dice anche che Al Khatib era già stato colpito «da una crisi respiratoria il 21 settembre (il giorno dell'arresto) ed aveva ricevuto cure adeguate». Il carcere in cui è stato tenuto in questi sette giorni non è mai stato reso noto, ma l'ospedale dove è stato portato si trova nella zona Nord-Est di Beirut. Le cause del decesso - continua il comunicato - sono state specificate in un rapporto stilato dai «medici legali designati degli inquirenti». Secondo l'intelligence italiana. Al Khatib era un elemento di primo piano della cellula salafita che stava preparando un attentato all'ambasciata italiana a Beirut, sventato grazie alla collaborazione tra Sismi e servizi libanesi. Ma forse era anche coinvolto nella strage di Nassiriya del 12 novembre scorso, in cui morirono 19 italiani. Dietro la sua figura, l'ombra di al Qaeda e del giordano Abu Musab Al Zarqawi - capo del gruppo «Tawhid wal Jihad» (Unificazione e guerra santa) e considerato il capo della rete di Osama bin Laden in Iraq - ormai indicato come il pericolo pubblico numero uno del terrorismo islamico, che rivendicò, tra l'altro, proprio la strage di Nassiriya, in cui persero la vita 17 militari e due civili italiani, oltre a 8 iracheni. [Ansa]
Persone citate: Al Khatib, Ismail Mohammad Al Khatib, Osama Bin Laden, Zarqawi
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