Creatività, parola ambigua tra genio e organizzazione

Creatività, parola ambigua tra genio e organizzazione Creatività, parola ambigua tra genio e organizzazione r\,'. v ■■., ,«t -... . t- TULLI0 DE MAURO Elogio dell'imitazione LA creatività è mia e la gestisco io. Nessuno studioso o pensatore lo dice così chiaramente. Ma è implicito nell'atteggiamento con cui molti, grandi e meno grandi, usano la parola creatività o le sue sorelle in altre lingue europee: ignorando gli altri e i loro differenti usi. A qualcuno può apparire cosa banale e, per l'appunto, poco creativa il costruire e offrire una prima mappa a grande scala dei luoghi teorici e culturali in cui si sono determinate diverse rilevanti accezioni della parola. Provare a reahzzarla è il primo motivo per cui un linguista può sperare di fare qualcosa di non del tutto superfluo parlando di creatività o, tanto per cominciare, della parola creatività e del suo antonimo imitatività o imitazione (che designa cose diverse, ma tutte ritenute spregevoli da gran parte della cultura intellettuale degh ultimi due, tre secoli). C'è anche un secondo motivo. Certamente ci sono forme di creatività pre-linguistiche e non-linguistiche, tra animali diversi dagh umani e tra gh umani. Ma non c'è dominio dell'esperienza umana altrettanto intriso di forme diverse di creatività come il linguaggio verbale umano (cioè fatto di verba, di parole proprie di una delle 7000 lingue del mondo). Il linguista (se non è un fazioso, chiuso nell'orizzonte d'una sola scuola, o un onesto ignorante) può raccontare parecchie cose in proposito. E sotto aspetti diversi si ritrova, alla fine, a fare un elogio del Gian Babbeo della favola e (se trova il coraggio per sfidare la lapidazione) anche della vituperata imitazione. BENEDEnO VERTECCHI Ripensare l'educazione Ci E' una contraddizione nel modo in cui sono educati i bambini e i ragazzi nelle società contempo¬ ranee, almeno in quelle dei paesi che hanno avuto un elevato sviluppo economico. Da un lato si afferma, infatti, la necessità di consentire loro di far emergere tutte le potenzialità di cui dispongono, dall'altro si lascia che parti sempre più consistenti dell'esperienza dei bambini e dei ragazzi sia soggetta a processi di condizionamento, i cui intenti nulla hanno a che fare col rivelarsi delle potenzialità di ciascuno. Certo non contribuisce a far crescere quella costruttività interiore che sembra così apprezzata e che spesso si designa come creativa il contesto esasperatamente consumista nel quale avviene l'educazione. D'altra parte la stessa educazione, nelle sue manifestazioni formah, appare assai più preoccupata di soddisfare le esigenze dei sistemi economici che di favorire l'acquisizione di repertori di capacità dei quali non si intraveda, in tempi relativamente brevi, un'utilità concreta, legata cioè ai profili professionali richiesti dal mondo del lavoro. a o a a si e, 9 a . , a e o , ' 1'. i n r à i ù ei na oo e e e e ale a lh, a ei idi ate ali o. Quel che ne deriva è che si confonda la creatività con forme di spontaneità povere di simboli, e che l'educazione formale si riduca ad un trasferimento di procedure cui corrisponde un livello molto modestodi comprensione. È oggi diffusa la preoccupazione per il regredire nelle popolazioni dei paesi industriaUzzati del livello delle competenze alfabetiche. Si può ipotizzare che sia questo il sintomo di una trasformazione dei profili culturah che vede progressivamente ridursi lo spazio per l'espressione di un pensiero libero. Occorre ripensare le scelte educative analizzando criticamente i processi che investono non solo l'infanzia e l'adolescenza, ma anche gli adulti. Si potrebbe giungere alla conclusione che non è utile ciò che appare tale al momento, ma ciò che potrà esserlo, perché capace di sostenere ed accrescere la capacità di capire il nuovo che si presenta DOMENICO DE MASI Una dote collettiva LA creatività è ima dote strettamente individuale o può essere attribuita anche a un'organizzazione? Oltre ad ascoltare, ad apprendere, a operare, le organizzazioni sono anche capaci di creare? Nel corso della storia vi sono infiniti casi di grandi opere letterarie (l'Iliade e l'Odissea, ad esempio), architettoniche (la muraglia cinese, molte cattedrah gotiche), pittoriche (i disegni rupestri di Lascaux e di Altamira), artistiche (concerti, danza, teatro, cinema) risultate dall' opera congiunta di diecine, a volte mighaia di creativi. Stessa cosa vale per il settore scientifico: il Progetto Manhattan, le scoperte dell'Istituto Pasteur, della Microsoft, del Cem non hanno nulla a che fare, per quanto riguarda il numero degh scopritori e il loro metodo, con le scoperte solitarie dì Galileo o dì Newton. Lo studio attento di alcune centinaia di gruppi creativi dagh atelier degh stilisti e dei design alle troupe cinematografiche, dalle redazioni dei giornali ai laboratori scientifici - ha consentito di individuare nella fantasia e nella concretezza gh ingredienti essenziali della creatività collettiva; nell'atmosfera creativogenica, nella mission condivisa e nella leadership carismatica gh elementi catalizzatori dell'ideazio-ne. L'analisi comparativa tra sistemi mirati alla ripetitività (prevalenti nella società industriale) e sistemi mirati alla creatività (prevalenti nella società postindustriale) ha messo in luce le profonde differenze strutturali e funzionali che separano i due tipi di organizzazioni. Inoltre, è stato possibile individuare le maggiori barriere con cui l'entropia organizzativa tende ad ostacolare il comportamento creativo in favore del comportamento burocratico. Possiamo dunque affermare che, nonostante lo stadio ancora immaturo delle ricerche sulla creatività organizzata, siamo tuttavia in grado di riconoscere le attitudini creative di un'organizzazione, di inibirle o di esaltarle. UGO VOLLI Il bricolage della moda NOI siamo abituati a restringere oggi la moda al campo dell' abbigliamento e ad associarla a figure carismatiche di creatori, gli stilisti. In realtà vi sono fenomeni di moda in moltissimi campi fuori dall'arte di vestirsi: l'arredamento e la pittura, le letteratura e il design, il cibo e perfino le idee pohtiche e filosofiche. Ma soprattutto la moda .esiste prima e senza gh stilisti: per la maggior parte, dei pasi è un esempio estremamente importante di creatività anonima, collettiva, perfino involontaria. Le mode sono cambiamenti collettivi del gustò, a volte molto drastici e inventivi, che nascono sulla base di una spinta alla differenziazione e si affermano però per via di imitazione. Anche se esse sono il più importante veicolo sociale di affermazione del nuovo, il loro meccanismo deriva dalla permutazione, dalla scomposizione/ricomposizione e dalla variazione di elementi già presenti nel corpo sociale - in maniera perfettamente analoga a quanto avviene all'evoluzione naturale. La moda è un paradosso: bricolage collettivo che produce il nuovo per riciclaggio del vecchio e realizza l'omogeneità cercando la differenza. Per l'evidenza di questi meccanismi, i fenomeni di moda hanno qualcosa di importante da insegnarci sulla creatività, che non va pensata come pura invenzione, ma come il frutto di variazioni e di selezioni, di sohto a livello delle dinamiche sociali più che a quello della mente del singolo "genio". A Firenze, il 28 e 29 settembre, un convegno su idee e pratiche dell'innovazione: scienziati e filosofi, linguisti e sociologi si confrontano per . definire come e perché sviluppare la ricerca di un «nuovo» che sia-anche «utile» -.-■....■- Il convegno sulla creatività «Nuovo e utile», diretto da Annamaria Testa, si svolgerà al palazzo dei Congressi di Firenze: anticipiamo qui la sintesi degli interventi di De Mauro. Vertecchi, De Masi e Volli

Persone citate: Altamira, Annamaria Testa, De Masi, De Mauro, Newton, Vertecchi

Luoghi citati: Firenze, Manhattan