Powell: «in Iraq la situazione sta peggiorando» di Paolo Mastrolilli

Powell: «in Iraq la situazione sta peggiorando» LA CASA BIANCA DECIDE IL CONTRATTACCO: NON BISOGNA SCAPPARE, MA AUMENTARE GLI SFORZI Powell: «in Iraq la situazione sta peggiorando» I segretario di Stato: la ribellione cresce, vogliono impedire le elezioni Paolo Mastrolilli NEW YORK L'insurrezione in Iraq sta peggiorando, ma gli Stati Uniti non andranno via e lanceranno una nuova offensiva militare, per garantire l'apertura dei seggi a gennaio. Sono l'ammissione e la promessa fatte ieri dal segretario di Stato Powell e dal comandante delle truppe nella regione, John Abizaid, proprio mentre il presidente Bush dichiarava in un'intervista che se tornasse indietro, si rimetterebbe ancora la tuta da pilota per andare sulla portare! Lincoln a dichiarare «missione compiuta». «Noi - ha detto Powell alla televisione Abc - abbiamo visto un aumento dell'antiamericanismo nel mondo musulmano, non lo nego. Ma credo che lo supereremo nel prossimo futuro, perchè il 9 ottobre gli islamici e il resto del pianeta vedranno andare alle urne 10 milioni di afghani già registrati per il voto, allo scopo di scegliere un presidente liberamente eletto. Poi penso che vedremo la stessa cosa in Iraq, se manterremo diritta la rotta e sconfiggeremo questa insurrezione». Il problema centrale, però, è proprio qui: «Stiamo combattendo - ha ammésso Powell - un'insurrezione intensa.' Sì, sta peggiorando, e la ragione per cui ciò avviene è che il nemico è determinato a far saltare le elezioni. Siccome la guerriglia sta peggiorando, noi dobbiamo incrementare gli sfòrzi per sconfiggerla, non scappare, pregare e sperare che succeda qualcos'altro». Il Washington Post ieri ha scritto che il Pentagono ha preparato i piani per un'offensiva militare, finalizzata ad aumentare la stabilità in vista delle elezioni. Gli obiettivi iniziali sono tre città. Samarra, Ramadi e Baquba, Una volta riconquistati questi centri si passerà a Fallujah, considerata la situazione più difficile. Le operazioni saranno veloci, e poi i soldati americani lasceranno il compito di garantire la sicurezza alle forze irachene, per evitare di trasformarsi in Dersaglio degli oppositori. Powell, anche senza citare il piano del Post, di fatto lo ha confermato alla Cnn: «C'è un' offensiva militare in corso, potete vederlo dalle azioni aggressive intraprese a Fallujah. C'è un'offensiva politica e militare per riprendere Samarra. Quello che faremo nei prossimi mesi è andare in queste aree e riportarle sotto il controllo del governo. Resta da vedere se avremo successo, ma in questo -momento ci stiamo muovendo per tenere le elezioni alla fine del gennaio jgrossimo». Quindi haf ag; giùnto: «La situazione a -I^al-" lujah non ci piace. Quella a Rardadi e Samarra è più gestibile, e penso che le riprendere- mo. Poi affronteremo Fal- lujabwr— Nei giorni scorsi il capo del Pentagono Rumsfeld ha detto cheje^lezioni rischiana.j|Ì-, essere ^parziali, e ff ntiro"aei •' soldati americani potrebbe cominciare anche prima della completa stabilizzazione dell' Iraq. Ma Powell non è parso snihrstessa linea: «Ci saranno attacchi ai seggi. Ci saranno ribelli che cercheranno ancora.di.flflnfar votiy:jgJgLgente. -Ma-idislnso ch^-cfiò- à: cui dobbiamo continuare a puntare, e ciò che è realizzabile, è dare a tutti l'opportunità di partecipare alle elezioni, allo s cpppr dijrenderleirpte q^mEpteT credibjli e capaci di superare l'esame della comunità internazionale». Il generale John Abizaid, forse rispecchiando un poco il pensiero di Rumsfeld, è sembrato più prudente: «Noi non ci facciamo illu- sioni sul fatto che l'intero paese sia stabile e non pericoloso. E' un ambiente molto complesso. Io non credo che otterremo mai la perfezione: quando cerchi la perfezione in un campo di battaglia finisci sempre per essere tristemente deluso. Non credo che in Iraq avremo elezioni perfette, ma se ricordo bene, non furono perfette neanche le nostre elezioni americane quattro anni fa. L'obiettivo è avere successo con il voto nella vasta maggioranza dell'Iraq. Dovremo combattere fino alle elezioni, e ci sarà molta violenza da oggi a quando si terranno». Quindi Abizaid ha confermato l'offensiva, e ha concluso così: «Le forze americane e irachene faranno tutto il necessario per riportare le regioni dell' Iraq sotto il controllo iracheno». Anche il presidente Bush, parlando con Bill O'Reilly della televisione Fox, ha difeso la linea adottata finora in Iraq. Il capo della Casa Bianca ha detto che non aveva ordinato l'offensiva iifinale contro Falliyah in primavera, «perchè molta gerite sul terreno pensava che non avrebbe consentito di insediare il governo prom;oHo)^Boi,rf3ruà5ab il giornalisita^gli ha chiesta se rime«erébbe la tuta da pilota per proclamare «missione compiuta» a bordo della portaerei Lincoln, lui ha risposto con ima sola parola: «Assolutamente». II segretario di Stato americano Colin Powell è preoccupato per l'escalation della violenza in Iraq