Il pittore che inseguiva le ombre

Il pittore che inseguiva le ombre L'ADDIO A LORENZO TORNABUONI, ARTISTA E SCRITTORE. AVEVA 70 ANNI Il pittore che inseguiva le ombre Marco Vallerà E così non riusciremo nemmeno più ad organizzare una degna mostra delgrande solitario Lorenzo Tomabuoni, scon^arso ieri a a Roma 70 anni, senzala sua diffidente complicità. Ricordo l'emozione qualche anno fa di potergli telefonare, quasi costretto dal suo gallerista di Piazza di Spajpa, per dircli la gioia della sua ritrovata pittura, dopo un lungo silenzio espressivo: quei fiori leggeri come ameggi, filigrane di natura menta e risentita verità dal concime del dolore (da vero erede di Degas, gli sportivi al posto delle ballerine, non amava l'en plein air, ma raccontava una natura abbreviata, artificiale, da palestra). L'avvertii timidamente del progetto-speranza di concepirgli una mostra, insieme a Marco Goldin, non ancora fenomeno-Tre¬ viso. Ma la sua voce ferma e gentile, lontanamente patibolare, era quella d'un aristocratico dell'aite ferito, che non voleva esser ulteriormente ferito dalle luci della ribalta: chiedeva pace e rispetto. «L'umiltà è l'habitat naturale del vero aristocratico* eoa scrìveva di luì, in un catalogo, la scrittrice Gaia de Beaumont (e come sempre sono gli scrìttoli ad accorgersi di artisti eleganti e riservati come questi: Moravia, Siciliano, Pasolini, e poi un sensibile come Tassi). «Lorenzo sembra quei fiorì soffioni che tendono a sbriciolarsi in mille pezzi quando spira un filo d'arìa». Pur corazzato come un cavaliere immaginario, alla Calvino, ma leggerissimo nella sua violenta disperazione dimostrata dal racconto Carceri d'Invenzione, Tomabuoni effettivamente se n'è volato via come un flatus vocis, un fantasma che ha consegnato alla pittura italiana delle opere elegantissime e dense, di cui la stupida Storia ufficiale ha finto di non accorgersi, ^ di smemorarsi, E figurarsi: uno aie negli anni della battaglia tra astrattisti e figurativi, Guttuso contro Vedova, osava rifarsi ai modelli di S a vini 0 e ai sonni soporosi di Balthus, ed intitolare intempestivamente i suoi doli con parole-scandalo, come Wìnckeìmann, Piranesiano, Bagno Turco. Certo, Ingres contro l'irruzione dell'espressionismo e «la lenta agonia dell'informale», per dirla con Tassi, che osservava di lui: «la sua pittura è tra le più originali che conosca». Neoclassica? Non certo nel senso dell'accademia, suggeriva Siciliano: ma della violenza decantata, dell'urgenza espressiva liofilizzata in una scheletricità, che fa pensare insieme a Cézanne e a Egon Schiele, Del resto ai d'après da Schiele, e da Géricr.ult, lungamente amato (il pitto¬ re dei decapitati e dei muscoli in tragico esercizio) aveva dedicato una memorabile mostra alla Gallerìa'Davico di Torino, nell'86, curata da un giovane di belle speranze chiamato Sgarbi e che firmava orgogliosamente da Ro Ferrarese. Annotando: come Pontonno, incapace di far nuovo, ripensava Michelangelo, anche Tomabuoni essenzializz av a i suoi model' li, come spremendone le essenze segrete. E a riguardare i suoi splendidi rato del colore e del foglio quadrettato e carcerato di sbarre, si ha davvero l'impressione che abbia metabolizzato l'eroismo americano dei pugili e dei nuotatori di Eakins, spremendone la retorica omoerotica e libertaria di Whitman e dipingendo soltanto l'umore e l'odore di palestra che ne rimane. Tomabuoni e di quel mondo della pop italiana, Giosetta Koroni, Titina Maselli, della stessa pasta dei Sillabari di Parise, lividamente sventati. Raccontala De Beaumont che, in visita ai suoi quadri, si accorse che il littore sì distraeva dalla sua opera caso pressoché unico) per inseguire un'ombra sul muro. Ma certo, è il mito della caverna di Platone: solo che per lui, che ha ungarettianamente consumato la morte vivendo, quel mondo iperuranio è già sfatto di ombre, di filabile terribile nulla. Lorenzo Tomabuoni: «la sua pittura», ha scritto Tassi, «è tra le più originali che conosca»

Luoghi citati: Roma, Torino