Iraq, adesso è allarme per altri italiani di Guido Ruotolo

Iraq, adesso è allarme per altri italiani LA SÒRVEGLIÀtozX NELl/OSPEDALÉDI BAGHDAD5! «TA RAFFORZATA Iraq, adesso è allarme per altri italiani Gli 007: nel mirino ci sono 25 medici e paramedici della Croce Rossa Guido Ruotolo ROMA E adesso a proteggere l'ospedale ((italiano» di Baghdad, il "Medicai City", ci sono anche gh uomini della milizia di Al Sadr. E' al sesto piano dell'ex ospedale Saddam che vivono, lavorano; mangiano e dormono i 25 medici e paramedici italiani della Croce Rossa. Dall'altra notte anche loro sono diventati obiettivi a.rischio. L'allarme è stato lanciato da una informativa dell'intelligencé, /che ha rivelato che fonti non meglio precisate avevano indicato in, «medici o paramedici italiani» i possibili obiettivi dell'Anonima sequestri irachena che vende ai vari gruppi terroristici, della resistenza, gli ostaggi catturati, siano essi occidentali che semplici autisti mediorientali, turchi, iracheni, dipendenti di società intemazionali. L'informativa dell'intelligence è stata immediatamente girata all'ambasciatore italiano a Baghdad, Ludovico De Martino, che, a sua volta, ha allertato la Croce Rossa: «Noi abbiamo attivatole noato:contromisuire r hatdettorTiambasciatore -, procedete ancbe voi...»'. BagMad vdvtì ore draimnatìi. che, per le sorti degli ostaggi angloamericani, per le decapitazioni di altri ostaggi, per quelle dei due giornalisti francesi, per la cattura di 15 soldati della Guardia nazionale irachena, per Simona Pari e Simona Tòrréttf. Semplre di più «anomalo» il sequestro delle italiane: al dodicesimo giorno ancora nessuna notizia, nessun video di rivendicazione: arrivano solo indiscrezioni che le vorrebbero a Falhya, altre che dalla capitale della resistenza sunnita sarebbero già stafp tràsferite^alt^e ancora che le vorrebbero «controllate» da debipe- di» carcerieri. Tutto questo, méntre la nuova offensiva Idi.seqiies^ri continua indisturbata la sua campagna di'terrore. E ora il nuovo allarme per ulteriori sequestri di italiani mette in fibrillazione i nostri apparati di intelhgence, la-nostra diplomazia, la stessa tìròce Rossa italiana: ' Maurizio Scelli, commissario straordinario della Cri; nei giorni scorsi aveva ribadito 'importanza della missione dei volontari italiani: «Noi siamo apprezzati da tutti per l'attività che svolgiamo, per le vite che salviamo, per i feriti che curiamo». E la consegna dei resti di Fabrizio Quattrocchi alla Cri, in qualche modo, è una ulteriore conferma di questo «apprezzamento». Fino a ieri, nessun dubbio, nessuna incertezza: «La missione della Cri a Baghdad - rispondeva Scelli a chi poneva dei dubbi continua». Proprio per non tenere i riflettori accesi su di sé, accogliendo l'indicazione del governo, del ministro degli Esteri, Franco Frattini, la Cri si era fatta da parte, aveva annunciato che non si sarebbe occupata delle trattative per il rilascio delle due volontarie italiane e dei due collaboratori iracheni di «Un ponte per...» e di «Intersos». In queste ore, riconoscendo e apprezzando nei fatti il lavoro dei volontari della Cri, diffusa la notizia di un possibile sequestro di medici o paramedici italiani, l'ospedale degli «italiani» è stato «protetto» anche da uomini della milizia di al Sadr, oltre che dalla polizia privata del "Medicai City". E' dal giorno in cui lasciarono, nell'ottobre del 2003, l'ospedale da campo che, infatti, i medici, i paramedici, il personale tecnico della Zio- ce rossa italiana non hanno più la protezione dei nostri militari, dei carabinieri. Nelle ultime settimane, una direttiva arrivata da Roma ha ulteriormente rafforzato le misure di sicurezza, imponendo ai volontari italiani di non lasciare mai l'ospedale proprio per ridurre i fattori di rischio (fattori che esistono soltanto nella fase di trasferimento dall'ospedale all'aeroporto e viceversa). Solo il personale iracheno della Cri ha avuto l'autorizzazione a uscire dall'ospedale, per andare a fare la spesa anche per i nostri connazionali. Anche all'interno del «Medicai City», le misure di sicurezza sonò state rafforzate.' Il sesto piano, dove operano i nostri volontari, è raggiungibile solo con l'ascensore, che può essere isolato. In questi mesi, l'attività della Croce rossa italiana in Iraq è stata caratterizzata anche dalle missioni umanitarie a Falluja (7, tra aprile e maggio) e a Najaf (2 a giugno e a luglio). L'ultima, la più drammatica, del 19 e 20 agosto a Najaf e a Kufa è quella del sequestro (e dell'omicidio) del giornalista free-lance Enzo Baldoni, al seguito della missione (non autorizzata da Roma) della Croce rossa. Sia all'andata che al ritorno, la colonna della Cri fu attaccata. All'andata, una mina deflagrò: l'onda d'urto provocò feriti leggeri tra il personale e danni a due mezzi. Al ritomo, un ordigno bloccò l'auto di Baldoni e dell'interprete Ghareeb. Un segnale di per sé: la Croce rossa era diventata un obiettivo dei terroristi, dei sequestratori. Prima ancora del 19 agosto, un missile aveva colpito il settimo piano dell'ospedale "Medicai City". Forse, tutto questo con l'allarme di queste ore non c'entra. Forse l'allarme rientra solo nella strategia terroristica della comunicazione. Di certo c'è che oggi a Baghdad, escluso i giornalisti e il personale dell'ambasciata, sono loro, 25 medici e paramedici, gh unici volontari italiani che continuano a prestare soccorso alla popolazione irachena. L'informativa dei Servizi è stata girata all'ambasciatore De Martino a Baghdad, che ha attivato ogni contromisura «Ma intervenite subito anche voi» Ora a proteggere la struttura sanitaria «italiana» della capitale irachena, il «Medicai City», ci sono anche gli uomini della milizia sciita di Al Sadr i -.r «mangi |PS| ■.,i-\ a Un convoglio della Croce Rossa in Iraq