Veltroni: perché Roma non ha dormito

Veltroni: perché Roma non ha dormito DUE jMIÙONI DI PERSONE IN STRADA PER LA «NOTTE BIANCA» NELLA CAPITALE, NESSUN INCIDENTE Veltroni: perché Roma non ha dormito «La gente chiede cultura, noi diamo le risposte che la tv ignora» intervista ROMA TUTTO in una notte, e che notte. Walter Veltroni è stato sindaco, ascoltatore di jazz, visitatore di mostre, consolatore della mamma di Simona Torretta, cicerone per Kerry Kennedy, la figlia di Bob, assaggiatore di prosciutto a piazza Esedra, stregone esorcista contro i black out nella sede del Gestore nazionale della rete elettrica. E' stato persino vigile urbano, a piazza Venezia, quando ha inseguito due ragazzi su una motocicletta che si erano infilati nell'isola pedonale. Al mattino, esausto, dopo l'ultimo saluto all'ambasciata di Francia, s'è finalmente messo a letto. Non prima di una telefonata con il questore, Nicola Cavaliere: «Mi ha detto soltanto: tutto a posto, incredibile, ima città di cui andare fieri, con due milioni di persone in strada e nemmeno il più piccolo incidente». Sindaco Veltroni, la prima valutazione su questa seconda Notte Bianca che ha tenuto i romani in piedi fino all'alba. «Non solo i romani, direi. Comunque i numeri sono eccezionali. Sono orgoglioso di questa città: un milione e seicentomila quelli che hanno utilizzato i mezzi pubblici; 2600 i visitatori del museo napoleonico, più di quanti ne vanno in un anno; diecimila ai Capitolini, c'erano ragazzi in fila ancora alle cinque del mattino; cinquemila al museo del folklore a vedere i vecchi Carosello. A memoria d'uomo, la Notte Bianca è un evento cultu- rale mai svolto prima nel nostro paese. E poi per la diversificazione: si andava dal barocco alla disco, all'Eneide, al cinema». Un tempo si sarebbe detto che inseguite il nazional-popolare. «Embé, sì, che male c'è? Partecipano tutti. E' il nostro contributo alla qualità della vita. Non soltanto per la Notte Bianca, noi intercettiamo una gran domanda di cultura. La televisione ha deciso di non rispondere. Io lo sento come un dovere del Comune. E comunque non sottovalutiamo la ricaduta economica: ieri gh alberghi erano tutti pieni e così ristoranti, bar, negozi, librerie». Vi si accuserà di buttare dalla finestra troppi soldi in poche ore. «Il Comune ha speso 1,5 milioni di euro. Altrettanto la Camera di commercio. Ma sono soldi ben spesi. Intanto l'immagine di Roma nel mondo. Il giorno dopo, poi, la città è più sicura, più coesa, più solida e». Sembrerebbe, sindaco, che lei abbia inventato un nuovo rito comunitario. «E' un'idea di città, quella che esprimiamo. Tutti si devono sen¬ tire inclusi, ecco perché è importante che spettacoli e mostre siano gratis. Costruiamo reti: da quella dei volontari che aiutano gh anziani, ai supermercati che salvano gli scarti per le mense della Caritas. Mostriamo energia: ora sui giornali di tutto il mondo si racconta quello che succede a Roma». Scusi, ma lei parla di politica. O no? Alza gh occhi al cielo, come per dire: lo sapevo che finivamo qua. «E' pohtica nella forma più alta del termine: è governo della comunità». Va bene, ma è politica. E il Campidoglio sta diventando un modello di governo alternativo a quello di palazzo Chigi. «Alt, abbiamo forse l'ambizione di diventare un modello per altre città. E in qualche modo ci stiamo riuscendo. Per le politiche sociali, ad esempio, che molti ci studiano. Per il calmiere dei prezzi, che qui ci ha portato a ridurre l'inflazione e adesso altre città stanno applicando. Per il ruolo di città della pace: qui si marcia per l'Ossezia e si fanno appelli per la liberazione degli ostaggi in Iraq. Ed ora anche per le politiche culturali. C'erano diversi assessori di città europee, l'altra notte, che volevano capire». E lei tutto ciò non lo chiama politica? «Sì, ma è un modello a livello di governo di una città e lì deve restare. Una città non è un Paese. Certo, ho la soddisfazione di vedere che la mia città è seguita all'estero con grande attenzione». Allora è svelata la sua ambizione. Altro che Italia, lei pensa al resto del mondo... «Beh, in effetti la Notte Bianca l'avevamo pubblicizzata sul "Pais", su "Liberation" e sulla "Frankfurter Allgemeine Zeitung". Comunque questa è la nostra strategia. Se poi lungo la strada diventi un modello, lo decidono gh altri». Già, il modello veltroniano: il suo disco è andato bene, il libro vende che è un piacere, la Notte Bianca un successo. «Ha dimenticato l'Africa. Sto per andare in Mozambico con cento studenti di liceo. Voglio che vedano l'Africa. Inauguriamo una scuola con i soldi che hanno raccolto». iskék ^ accusano "^ di essere nazional-popolari? E allora? L'intera città ha partecipato Questo è il nostro contributo alla qualità della vita e non ci limitiamo a questo evento Ora sui giornali di tutto il mondo si parla di noi Vogliamo diventare un modello per tutti gii altri A A Un momento della «Notte Bianca» di Roma: folla in via del Corso

Persone citate: Kerry Kennedy, Nicola Cavaliere, Notte Bianca, Pais, Simona Torretta, Veltroni, Walter Veltroni

Luoghi citati: Africa, Francia, Iraq, Italia, Roma