In fiera il mestiere più vecchio del mondo di Alessandro Ballesio
In fiera il mestiere più vecchio del mondo LA PROVOCAZIONE A IVREA, LO STAND PIÙ' VISITATO E' LA RICOSTRUZIONE DEL POSTRIBOLO In fiera il mestiere più vecchio del mondo Alessandro Ballesio IVREA Luci soffuse, melodie da Moulin Rouge che si diffondono nell'ambiente, donne in abito da sera avvolte da lunghi foulard fatti con piume di struzzo e circondate da clienti con la vestaglia di seta. Tutto come in una vera casa di piacere, segnalata con tanto di insegne per chi passa in strada. Amsterdam? No, un elegante alloggio settecentesco nel cuore efi Ivrea, la città piemontese dove è nata l'Olivetti. Qui, la storia insegna che sono abituati a sperimentare: nuovi progetti di macchine da scrivere, perfino un modello di società preso a prestito dagli studiosi più autorevoh. Oggi, però, non si sta sperimentando postriboh, finalmente le prostitute se ne andrebbero dalle strade. E poi questo lavoro fa parte come gh altri della tradizione, chi può negarlo?»,: Uno scandalo? Tutt'altro. «In questi casi si usa il buon gusto, non si è visto niente idi scabroso. No, non abbiamo ricevuto critiche, e nemmeno qualcuno si è sognato di insultare i figuranti in costume: tutti, compreso il padrone di casa fanno parte di un gruppo storico, in città sono molto conosciuti». Attorno ai palazzi d'epoca della via che taglia in due il cuore della città, da sabato sono arrivati migliaia di visitatori. Ci sono gli stand di ciabattini, arrotini, fabbri e sellai, nella piazza principale, quella del municipio, hanno ricostruito l'officina della macchina da scri¬ l'abrogazione della legge Merlin, che nel 1958 fece chiudere i postriboh. Questo è soltanto un angolo della rievocazione storica dei-«M9stieri deUa-memoria», coijae hanno battezzato l'iniziativa gli organizzatori, gli «tessi che, ogni anno ^occupano del celebre carnevale delle arance. «E'f oppure no, il mestiere più antico del mondo? Ditemi voi, allora, che male c'è ^ricordarlo. Lo facciamo con-sciasse, senza essere volgari», sorride una signora di mezza età, che vuole somigliare più a Marlene Dietrich che a una protagonista dei film di Tinto Brass. Un omaggio, o qualcosa di più? «Certo, vuole essere una provocazione - dice Elvio Gambone, presidente dell'associazione Eporedia 2004 - se riaprissero i vere più conosciuta dell'Olivetti. Ma la curiosità è tutta per villa Gina, ded nome dell'unica casa di piacere della città che venne chiusa sei-anni prima deU'entratain.yigore dellaMerlih. L'hanno potuta osservare, però, soltanto dalla,sUi'adaM6h|i ha cercato di salire spinto dàlia curiosità ha trovato una porta chiusa e si è dovuto accontentare di sbirciare da lontano. Un'altra insegna richiamava il «ìfitty Saloon», uno dei più famosi «saloni» di Parigi: la maitresse nel secondo dopoguerra aveva ricevuto la legione d'onora per aver salvato decine di partigiani ospitandoli nelle sue stanze. E qualcuno ci scherza anche su: «E' stato l'unico mestiere della rassegna per cui non c'era neppure una dimostrazione pratica».
Persone citate: Elvio Gambone, Marlene Dietrich, Merlin, Moulin Rouge, Tinto Brass
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